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Tolstoj è aria fresca

Da Marcofre

Un post un po’ folle forse, e me ne scuso.

Ho letto un poco delle opinioni riguardo la potenza dei blog letterari, sulla loro capacità di essere di aiuto nelle vendite di libri. Si tratta sempre di indagini che mi lasciano perplesso. Non discuto sul metodo usato, ci mancherebbe. Però non posso fare a meno di chiedermi: a che cosa serve tutto questo?

Questo scalcagnato blog ha una media di 50 visitatori al giorno. Se voglio abbassare la media, conosco un metodo infallibile: pubblico una recensione. Siccome non le considero davvero tali, le chiamo “Le mie letture”. Che sia questo che tiene alla larga i lettori? Non importa.

Ma forse scrivo come una capra.

Può darsi, benché un’addetta stampa mi abbia fatto i complimenti per una mia recensione, affermando che la sua accuratezza era un vanto che non si trova dappertutto.

Giù la maschera! Davvero vogliamo raccontarci la favola che in questo Paese le persone siano interessate alla lettura, alla letteratura? Basta chiederlo alle piccole case editrici. Alle librerie indipendenti che chiudono (a volte per responsabilità loro, sia chiaro; non per colpa di Amazon o di Internet).

La realtà è più semplice. L’arte (perché la letteratura o è questo, oppure è carta stampata) non interessa alla maggioranza delle persone. E non cambierà mai, nemmeno tra un milione di anni.

Credere che basti educare perché domani saremo tutti lettori, e civili, e bravi, è un’idea balorda che piace ai balordi. Chi fabbricava i forni crematori non sapeva? E le camere a gas? Avevano bisogno di qualcuno che gli dicesse: “Ehi! Lo sai che cosa stai facendo?”. Quindi la spiegazione, e costui avrebbe esclamato: “O, mio Dio! Non lo sapevo! Un impianto del gas collegato alle docce: e chi poteva immaginare che servisse per gasare donne, uomini e bambini! Grazie amico, adesso che lo so sarò fratello di tutti i fratelli!”

L’essere umano è libero. Sceglie. E siccome è in dialogo continuo con il pozzo nero della sua mente, è da lì che trae le sue decisioni. Quello che c’è fuori, che si tratti di Michelangelo, Tolstoj o Picasso, è aria fresca. Non lo tocca. Solo quando decide (lui, e non perché gli hanno spiegato che deve farlo, o perché lo hanno educato), c’è qualche speranza.

Il resto sono fantasie malate di una società che ha il terrore dell’essere umano, e lo esorcizza raccontandosi che la scuola, le buone letture, l’educazione, lo renderanno migliore.

No.

Quando lui, e lui solo, deciderà di essere migliore, lo sarà.
Anche senza un libro, una scuola, un maestro. Da solo, in mezzo al deserto.


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