TOP Post dal mondo expat #24.3.14

Creato il 02 aprile 2014 da Mamma In Oriente

Nuovo appuntamento con i post più belli della scorsa settimana dei blog degli italiani all’estero. E’ stata una settimana ricca da questo punto di vista ed oggi vi presento ben 6 articoli. Eccoli, come al solito, in ordine di pubblicazione:

“Oggi è un giorno fortunato” del blog “The Greatest Gift” dalla Polonia

Anche questa settimana un altro bell’articolo di Valentina. Ci parla di una paura improvvisa quanto irrazionale. Una paura nata dal soggiorno del marito in uno stato africano colpito da un’epidemia di Ebola. Una paura che è in realtà, come scrive Valentina, solo ”un esercizio del lusso” perché questo è un periodo per lei di felicità. Con questi pensieri passeggia per una Varsavia dove sono ancora presenti i segni del suo passato di guerra, ma dove si manifesta anche una maestosa rinascita grazie a persone che ci hanno creduto. E’ un bel messaggio quello che credo ci voglia dare Valentina: l’ottimismo non viene da ciò che ci circonda, ma sta nell’animo di noi che guardiamo. Scrive:

“Eppure anche se il mondo qui è davvero crollato, portandosi dietro tante anime quanti mattoni, un nuovo mondo è rinato grazie alle anime sopravvissute e a quelle nate dopo…….Varsavia può essere un monumento alla tragedia umana, può essere un monumento all’ottimismo umano: dipende solo da come la si guarda.”

“Parent teacher conferences” del blog “Alice e la bestia” da New York

L’autrice, che insegna in un asilo, sottolinea per quella che è la sua esperienza, quanto troppo spesso al giorno d’oggi i problemi dei bambini nascano proprio dalle enormi ed insensate aspettative che i genitori nutrono nei confronti dei loro figli. Un atteggiamento che rischia di privare i bambini di alcune delle caratteristiche più preziose dell’infanzia: la spensieratezza, la fantasia e la primarietà del gioco. Ci racconta che un genitore è arrivato addirittura a colpevolizzare le fiabe. Da qui un’accorata e bellissima difesa dell’autrice sul fantastico mondo dei racconti per i bambini. Ne riporto un pezzetto, ma andate a leggervelo tutto:

“Sono fiabe, danno forma e nome a paure che abbiamo dentro e che da piccoli non sappiamo definire,  ci sono dentro le mamme cattive e i fratelli buoni, il dolore, il lutto, la solitudine, i boschi di notte… ma sono fiabe, e quindi promettono anche che si può affrontare tutto, e che si vivrà felici e contenti, per sempre. Cosa c’è di più bello, di più importante, di più rassicurante?!”

“Getting ready (or not?) to leave” da “Il blog di Claudia” da Gerusalemme

E’ un post in inglese, ma l’autrice è italiana. In questo articolo ci parla del misto di emozioni che si provano quando si sa che presto si lascerà la città nella quale si sono trascorsi gli ultimi anni. Si è eccitati e si prova curiosità per la nuova destinazione, ma soprattutto si pensa a tutto ciò che si voleva fare ed alla fine non si è fatto nel luogo che si sta per abbandonare. Se è stata una città amata è inevitabile provare malinconia. L’autrice ci racconta dell’incontro mensile degli espatriati di Gerusalemme dove vengono anche presentati i nuovi arrivati e non può non ripensare a quando si è alzata in piedi lei, 4 anni prima, per dire chi era e quanto si sarebbe fermata. E non può fare a meno di provare anche un po’ di invidia un po’ perché loro proveranno eccitazione e stupore nel conoscere cose che per lei sono ormai scontate, un po’ perché loro hanno ancora tempo per viversi la città, tempo che lei non ha più. Vi ho tradotto un passo del post:

“Tutte queste “ultime volte” sono eventi emozionali molto concreti che mi aiutano a rendere reale il fatto che, pur essendo stata la mia vita così a lungo legata a questo luogo, tutto questo presto sarà finito e farà parte del passato. Certo sto andando verso nuove avventure, fasi di vita ed affascinanti scoperte. Ma niente può impedire quel sentimento di invidia che provo ogni volta che incontro un nuovo arrivato. In questo preciso momento loro hanno quello che io non ho: tempo. Tempo per scoprire, tempo per assaporare, tempo per creare, unire ed iniziare nuove cose. Io lo terrò sicuramente ben in mente la prossima volta che qualcuno mi chiederà di alzarmi e spiegare perché sono venuta in quel luogo e per quanto tempo resterò.”

“Alla fine ho scelto il Canada” del blog “Diario da Vancouver”

L’autrice, di rientro dalle vacanze in Italia con il suo compagno di vita e avventura, ci racconta di come sia facile in poco tempo riabituarsi a stare nella nostra bella Italia. A godere del buon cibo in casa e nei negozi. Riabituarsi alle coccole e alle attenzioni della mamma, agli abbracci degli amici. Tutte cose che rendono molto difficile ripartire. Ma, avendo vissuto all’estero già qualche anno, non puoi fare a meno di fare raffronti con quello che fuori funziona ed in Italia no. Anche il nuovo paese non è un paese perfetto e, per molti anni, specifica l’autrice, tu continuerai ad essere un immigrato. Ma messi tutti i pro ed i contro su una bilancia, alla fine riparti di nuovo. Scrive:

“Non è facile essere degli immigrati, fare gli immigrati, adattarsi ad un sistema completamente nuovo, diverso, alle volte strano e difficile da capire, è un continuo mettersi in gioco, imparare e superare i propri limiti, scendere a patti con la nostalgia di casa e accettare una cultura, molte culture, diverse. Diciamocela, non è facile, alle volte è davvero difficile! Ma nonostante tutto questo, alla fine però ho scelto, abbiamo scelto il Canada, il nostro futuro!”

“Alla riscoperta di Chinatown” del blog “Living in San Francisco”

L’autrice ci racconta come sia diverso scoprire un luogo con gli occhi del turista e poi tornarci un giorno con occhi diversi perché, nel frattempo, quella è diventata la città in cui si è scelto di vivere. Scrive:

“Tornare a Chinatown, nuovamente nei panni del turista ma senza esserlo più, mi ha fatto un certo effetto: tutto cambia quando vivi in una città che non riesci più a guardare con gli occhi innamorati di chi divora curioso ogni angolo appena visto per la prima volta! Ora mi sembra che i miei occhi apprezzino ciò che sentono più loro.”

E’ vero, quante volte si torna in un luogo dove si è stati anni prima, e lo troviamo così diverso da come ce lo ricordavamo. Inevitabilmente ogni sguardo sarà spogliato di quella curiosità e meraviglia che sono presenti quando si vede una cosa per la prima volta. A volte è una riconferma, a volte può essere anche una delusione. A volte, è semplicemente diverso, perché, come nel caso dell’autrice, quel luogo è entrato a far parte della propria vita.

“Cosa lasciare andare” del blog “Non si sa mai” da Dallas

E’ questo un post intimo che ci racconta quando a volte capiti di aprire il proprio cuore proprio con chi si riteneva, fino a quel momento, una persona marginale ed insignificante per noi. Quanto sia più facile talvolta raccontare ciò che ci fa soffrire ad una persona che non è coinvolta nella nostra vita piuttosto che ad una a noi cara. E l’autrice se ne prova a dare una spiegazione:

“ Sto pensando che, chissà, può darsi che in tutti questi anni questa persona mi sia apparsa così estranea semplicemente perché era più avanti di me, anzi era già arrivata più o meno nella direzione in cui pian piano forse sto andando anche io.”

Ci fa poi capire che, per andare avanti e raggiungere la tranquillità interiore, a volte è necessario liberarsi del passato. Nel senso di metabolizzare ed elaborare il dolore ed andare avanti. Che non significa dimenticare, ma solo non permettere al passato di ostacolare la propria felicità.

Con questo ho finito. Vi auguro buona lettura con i post che vi ho segnalato e magari fatemi sapere se sono piaciuti anche a voi. Alla prossima settimana!


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