ANDREA FORNASIERO
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2) Scott Pilgrim # 1– 6 di Bryan Lee O’Malley (Rizzoli Lizard) 3) Planetary – Archeologia Spaziotemporale di Warren Ellis e John Cassaday (Magic Press) 4) Gaza 1956 di Joe Sacco (Mondadori) 5) Chew 1 e 2 di John Layman, Rob Guillory (Bao) 7) Cinquemila chilometri al secondo di Manuele Fior (Coconino Press-Fandango) 8) Yeti di Alessandro Tota (Coconino Press-Fandango) 9) The Unwritten di Mike Carey, Peter Gross (Planeta De Agostini) 10) Ignition city vol 1 di Warren Ellis e Gianluca Pagliarani (BD edizioni) MENZIONE STORICA 2) Marvel Omnibus Capitan America: La morte del sogno di Ed Brubaker, Steve Empting (Panini comics) 3) Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti (Canicola)
“Ahi” (2011) Catalogo fotografico di Rita Vitali Rosati commento a cura di Lorenzo Spurio Il volume fotografico “Ahi” (2011) di Rita Vitali Rosati Un corposo...
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Noam Chomsky - Ilan PappéPalestina e Israele: che fare? Trad. di Michele Zurlo/ collana Le Terre/ pp. 224 / euro 16Ha ancora senso oggi parlare di Palestina e...
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Ha ancora senso oggi parlare di Palestina e Israele usando espressioni come “processo di pace”, “soluzione a due Stati”, “partizione”?
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Il festival letterario più particolare del mondo è tornato in Palestina. È il #palfest, è cominciato il 23 maggio e si concluderà il 28 maggio.
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” Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre e l’eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua...
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In relazione alla situazione in Palestina o, più specificamente, ai rapporti tra palestinesi ed israeliani non è azzardato parlare di Apartheid.
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Per la prima volta Clowes realizza un vero graphic novel, ossia non raccoglie in volume un fumetto già serializzato. E quasi per provocazione realizza un testo che pare proprio una raccolta di strisce, episodi della vita di un protagonista mitomane e represso isolati tra le ellissi, tanto più amari e patetici quanto caricaturali. Un satira dolorosa e impareggiabile.
La saga di Scott Pilgrim è un imponente corpus dove, senza cadute, dialogano il fumetto americano e il manga con la cultura a 8 bit e la musica indie. Un’operazione di sincretismo capace di non perdere per strada il romanzo formazione della generazione nintendo/x-men/smashing pumpkins e dotata di invidiabili tempi comici e di un’inarrestabile catena di folli trovate.
Giunge al capolinea quello che è forse il capolavoro di Warren Ellis, un fumetto sull’archeologia dell’immaginario (a fumetti per lo più) e un inno insolitamente ottimista nei confronti delle infinite possibilità della scienza. Cassaday ci mette un sense of wonder pressoché impareggiabile e se una manciata di volte pecca, facendo uso di sfondi fotografici, lo splendore è tale che lo si perdona.
Il comics journalism si fa indagine storica e Sacco applica la sua consueta attenzione al rispetto delle fonti per ricostruire i tragici e lontani fatti del 1956, in gran parte dimenticati dagli stessi palestinesi. Un’operazione impossibile e proprio per questo preziosa, perché il monito a non dimenticare non può valere solo per gli ebrei e anche il sonno della memoria genera mostri.
Una continua a sorpresa, a partire dalla fantasticamente assurda premessa di un mondo dove il pollo è più illegale della droga, forse per via di una cospirazione aliena, fino ai personaggi messi in campo e alle loro iperboliche e ipercinetiche avventure. Irresistibilmente disgustoso.
Il fumetto musicale è possibile e Sfar lo elabora in un cozzare di colori antirealistici e figure variamente schizzate o tratteggiate, un ritmo visivo degno di Len Lye che si articola in una storia dove i personaggi sanno esprimere in pochi scambi di battute la loro weltanschaaung. Genio e intelligenza impiegati a ritrovare una più genuina identità ebraica.
Una storia (o meglio tre) d’amore ricostruita per episodi di incontri, abbandoni, distanze e ritrovamenti, in un’elaborazione grafica che identifica immediatamente il calore emotivo di luoghi e tempi diversi. Malinconico ma meno nostalgico di quanto appare, il volume di Fior si articola secondo un gusto da cinema d’autore europeo, però con pari dignità e senza sembrarne un figlio minore.
L’indecisione di una ragazza che non sa cosa fare di sé a Parigi (come nell’ottimo Gatti neri, cani bianchi di Vanna Vinci) è qui filtrata dall’enigmatico e tenero Yeti, grosso, glabro, molto molto rosa e capace di dire solo Gnù. La prospettiva naïf cela in realtà uno sguardo acuto e disincantato sulla confusione dei giovani borghesi e sulla vita in un grande città.
Gli autori di Lucifer si ritrovano per un fumetto metaletterario incentrato su come le storie e i miti innervino anche il nostro mondo moderno. L’avventura di un ragazzo, che forse è un personaggio, è avvincente come i migliori horror fantasy e incornicia, legandole tra loro, colte riflessioni sulla letteratura, il tutto con uno storytelling invidiabile.
Ellis scrive un mistery tra la sci-fi e Deadwood ed evita nei personaggi i manierismi che qua e là si avvertono nelle altre sue produzioni per la Avatar. A fare la differenza è però Pagliarani: semplicemente una rivelazione per il dettaglio darrowiano dell’ambientazione, capace di dare vita a una sorta di rugginoso Far West protofuturistico, popolato dei decaduti eroi pulp del fumetto anni 30.
Un’edizione italiana di quest’opera seminale si attendeva così tanto da farne una leggenda. Meritatamente.
Brubaker prende in mano la serie di Capitan America e fa di uno tra i più sgargianti eroi marvel una sorta di spia in lotta contro corporazioni intoccabili e intrighi tessuti nell’ombra, il tutto accompagnato dal disegno realistico e spesso cupo di Epting. Di fronte all’era di Bush Jr. i più puri ideali americani possono solo morire.
Volume prezioso che salva dall’oblio della nicchia degli antologici un’opera molto originale, tra il minimalismo – anche grafico – e l’allegoria della paranoia che pervade la nostra società. Simbolico, crudele e quotidiano, il lavoro di Monti, con questa seconda uscita, si è guadagnato anche la possibilità di arrivare sul grande schermo.
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