di David Incamicia
Mentre Silvio è intento a scucire bustarelle alle sue giovani intrattenitrici affinché tengano ben cucite le loro boccucce di rosa, e nel contempo ancora s'affanna nella campagna acquisti di "responsabili" tribuni del popolo per tenere buono l'amico Umberto e garantirgli che l'agognato federalismo arriverà in porto senza sorprese, ricevendo ovviamente in cambio l'appoggio padano alle boiate ad personam che scongiurino le prevedibili e giuste condanne nei tribunali, pare che nella società qualcosa stia tornando a muoversi. In effetti il clima che si respira è assai pesante, difficile da digerire per chi ha ancora la forza di indignarsi e perfino i più distratti, stando ai sondaggi tanto cari al gagliardo premier, danno segni di nervosismo.
Qualche settimana fa ci avevano pensato gli intellettuali azionisti del Palasharp di Milano, guidati da Eco e Zagrebelsky, a rianimare la borghesia perbene troppo a lungo assopita. E a far drizzare le antenne al libertario elefantino Ferrara, che ha scatenato la controffensiva a colpi di mutanda. Poi è stata la "rivoluzione rosa" a riempire le piazze, e a suonare la carica contro il ciarpame politico-circense che fa strame della dignità delle donne e affossa i capisaldi della morale comune. Ma adesso ritornano loro, cavalcando l'onda. Quelli che in molti avevamo dato per dispersi nell'ovatta protettiva e severa delle rispettive famiglie. O depressi e alle prese con interminabili esami di coscienza in sperdute e polverose aule universitarie. O peggio ancora stanchi e svogliati, dimentichi dei cortei oceanici di metà dicembre quando avevano invaso le nostre città, occupato i monumenti, guadagnato la solidarietà della gente di strada che di solito non si lascia trasportare nemmeno con le cannonate.
Sì, ritornano gli studenti. E stavolta, per fortuna, non soltanto per manifestare contro una riforma che pure li riguarda ma per schierarsi in difesa della Costituzione e della scuola pubblica in quanto valore e risorsa. Quindi, si può starne certi, per urlare ancora più forte che in passato la propria rabbia e la propria voglia di futuro. La manifestazione del 12 marzo sarà un trionfo di colori, suoni e freschezza, anche se le parole d’ordine saranno quelle forti di sempre. Perchè i continui e calcolati strappi del premier al tessuto istituzionale del Paese meritano una risposta compatta e decisa. E chissenefrega degli schieramenti antisommossa e delle zone rosse. In ballo ci sono la libertà e la democrazia della nostra Nazione e chi ha fegato e anima non può restarsene con le mani in mano, non può lasciare che il compleanno dell'Italia unita passi nella triste e vile accettazione del degrado civile e morale che ci circonda.
La reazione e la mobilitazione sono un dovere individuale e collettivo al tempo stesso. Ogni strumento di resistenza e sensibilizzazione deve essere messo in campo, dal Web alla Piazza, nello straordinario sforzo salvifico che attende il Paese. A partire proprio dalla manifestazione del 12 alla quale ha aderito pure la Rete degli Studenti, che ha annunciato che per tutti gli studenti e cittadini "è arrivato il momento di essere di nuovo in piazza per difendere la dignità e diritti dell’Italia".
Toni simili a quelli usati dalla Federazione degli Studenti: "Scenderemo nelle piazze di tutta Italia per difendere i nostri diritti, per far sentire la nostra voce di giovani che credono in un'Italia migliore di quella berlusconiana". Straordinaria e suggestiva la dichiarazione d'intenti: "Ci definiamo Partigiani della Conoscenza e del sapere pubblico, libereremo di nuovo l'Italia". L'insofferenza è palpabile. Dure sono anche le affermazioni dell’Unione degli Studenti, secondo cui il dibattito sul destino della scuola pubblica e sulla difesa delle prerogative costituzionali deve fondarsi su "nuove idee e pratiche di partecipazione".
Anche i collettivi universitari annunciano che si mobiliteranno. E le parole degli studenti del network Atenei in Rivolta non lasciano spazio a dubbi: "Vogliamo schierarci in difesa della scuola e dell'università pubblica e in difesa della Costituzione. E siamo pronti a lanciare una grande manifestazione che risponda al grido di rivolta che attraversa il Mediterraneo e mostri come anche nel nostro Paese è possibile riprendere in mano il proprio presente in nome di un futuro diverso". Non solo è possibile, ora è necessario.
Magazine Scuola
Torna l'onda degli studenti. Anzi, lo tsunami
Creato il 03 marzo 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlogPossono interessarti anche questi articoli :
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