Alla successiva visita del cortigiano affetto' un coportamento dolce e affidabile,e,con il pretesto di creare un'essenza nuova che sarebbe stata soltanto loro,lo prego' di accompagnarla nella sala di miscelazione dei profumi.Il cortigiano,che si vantava di essere un conoscitore dell'arte dei profumieri;segui' volentieri la dama nella sala di marmo,dove i recipienti di miscelazione esalavano vapori odorosi,e le foglie di angelica pendevano in lunghe strisce stese a seccare,e i petali di primula gocciavano i loro oli sotto la pressione di grandi mangani di ferro.
Il cortigiano non aveva mai sentito una tale confluenza di aromi,e le sue narici vibrarono nell'armonia della violetta con il fior di pisello,e del caprifoglio con il giacinto selvatico e il balsamo di limone.Passando accanto alle lastre di pestaggio prese tra le dita un pizzico di polvere di noce moscata e chiodi di garofano,e schiaccio' i bianchi cristalli provenienti dalla corteccia dell'albero della canfora,citando,mentre schiacciava,brani di poesie che riteneva pertinenti-giacche',va detto,di poesia egli non sapeva altro che brani.
Nascosto il disappunto per quel ridicolo sfoggio,la dama abbraccio' appassionatamente l'amante e gli promise sensazioni mai provate prima.Intrigato,il cortigiano non si fece pregare,e si spoglio' lestamente per poi sdraiarsi sul manto che l'amante aveva steso sul pavimento.
La dama comincio' con due tocchi di iris e chiodi di garofano sulle tempie dell'amante,e prosegui' sul soffice incavo alla base della gola,che ricevette una goccia della potente essenza di calendula.Sotto ciascuna ascella fu la volta di genziana e millefoglie,e via di seguito con tenere somministrazioni sinche' ebbe distribuito le essenza sull'intero corpo dell'amante.
Ma cio' che la dama sapeva era che ,esattamente come un eccesso di yin trasforma se stesso nell'opposto principio yang,cosi',con determinati dosaggi,le altrimenti stimolanti e salutari essenze floreali potevano mostrare il proprio esatto negativo.
Ancora una volta inclino' sul corpo del cortigiano le proprie fiale:ed ecco allora che la senape indusse quella malinconia che non ha origine,e il mimulo lo riempi' di paura della malattia e delle sue conseguenze,e il larice lo persuase del suo fallimento,e l'agrifoglio gli trafisse il cuore con malumore invidioso,e il caprifoglio gli spinse negli occhi lacrime di nostalgia domestica.
L'erica,somministrata secondo proporzioni segrete,faceva di mosche elefanti,e il ginestrone lo scoraggiava,e la clematide lo confondeva,e l'olmo lo sbalordiva per le sue incapacita',e la mela cotogna lo convinceva di essere sporco.
Il germoglio di castagna gli provoco' il ritorno ossessivo del ricordo dei suoi tanti errori,e il salice gli fece invidiare le fortuna degli amici piu' cari,e il pioppo lo fece sudare e agitare per vaghe ansie,e il pruno lo convinse di stare impazzendo,e la rosa selvatica lo indusse all'apatia in modo da non curarsi se vivere o morire-e tuttavia,tra i due,scegliendo di morire.
Soddisfatta di averlo cosi' condotto in uno stato di consapevolezza,la dama elargi' due altri tocchi di mela cotogna sulle tempie,per esacerbare l'odio di se'.In un conato di disgustonl'amante la imploro' di somministrargli una dose fatale,cosi' che egli potesse pagare il fio per tutti i torti che le aveva inflitto.La dama,vedendosi tra le braccia il cortigiano ormai impotente,ebbe pieta' del suo tormento,e lascio' cadere una goccia di aconito sulla lingua in attesa.Cosi' mori' l'amante infedele,e mai,sin dalla morte del Principe Radioso,salma cosi' fragrante presenzio' al proprio funerale.
da La storia dell'alcova di Lady Onogoro.
TORTA DI MELE IN CREMA DI LIMONE:
- 300 gr di farina 00
- 150 gr di burro
- 100 gr di zucchero
- mezza bustina di lievito
- un pizzico di sale
- 2 uova
- 200 ml di panna vegetale
- 200 ml di latte (io di riso)
- scorza di limone