Ha ancora senso parlare di Haute Couture? In un periodo in cui la moda vola bassa e la creatività lascia spazio alla portabilità, è ancora vendibile il sogno?
Per la prossima primavera, le passerelle Haute Couture forniscono numerosi spunti per rispondere a queste domande. Dal new-new look di Raf Simons per Dior, alla sontuosa messa in scena di Lagerfeld per Chanel, passando per il sempre verde gusto metà kitsch e metà fashion di Donatella per Atelier Versace.
Chi ha saputo ancorare al sogno dell’Alta Moda le sue creazioni, però, è stato di sicuro Giambattista Valli, romano classe 1966, ma parigino d’adozione.
Valli racconta un mondo che oscilla tra una tradizione polverosa e una modernità che aggredisce. Dal nero si vira verso il colore, senza mai scadere nella noiosa rappresentazione del classico abito da red carpet. Velocemente, l’abito di ieri si palesa nelle ruches e nei volumi sontuosi delle gonne, lasciando spazio all’oggi, che si insinua scenograficamente nei pantaloni palazzo e nelle gonne a ruota trasparenti. I classici completi due pezzi sono reinventati nei ricami floreali e nelle ampiezze inedite di gonne e pantaloni, che uno sull’altro delineano un look impeccabile. Anche l’ambientazione della sfilata contribuisce alla narrazione: un set bianco e grigio, un pavimento a contrasto nero, una porta sul fondo. Un’allure astratta che si concretizza uscita dopo uscita nell’incedere delle modelle.
Valli presenta il suo personale gusto per la creatività, maturo e solido, capace di emozionare anche il più scettico dei fashion influencer. A questo punto la risposta alla domanda di cui sopra sorge spontanea: sì, è ancora tempo di Alta Moda. È ancora tempo di sognare.
Andrea Pesaola
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