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TRA EGITTO e BELGIO

Creato il 01 febbraio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

TRA EGITTO e BELGIOA Nord c’è il Belgio sull’orlo della secessione che da sette mesi non riesce a darsi un governo. A Sud la rivolta popolare travolge i presidenti tiranni nostri alleati, dalla Tunisia all’Egitto. E l’Italia nel mezzo? Tra l’inesauribile harem di Berlusconi e il braccio di ferro sul federalismo: il nostro futuro sarà un’avventura?

L’infedele, il programma di approfondimento giornalistico, condotto da Gad Lerner in onda su La7, questa settimana si occupa dei fatti che si svolgono nei dintorni dell’Italia, in studio: tanti egiziani e tunisini, Lunetta Savino, Guy Verhofstadt, Enrico Rossi, Massimo Garavaglia, Maria Cecilia Guerra, Lucio Caracciolo,Gilberto Oneto, Alessandro Mari, Randa Ghazi, Ouejdane Mejri.

In Belgio la spaccatura è profonda, in Tunisia crolla la dittatura, e l’Egitto si sta rivoltando, oggi tutto è messo in discussione, possiamo esultare per la caduta di un dittatore di un Paese di cui siamo alleati? Che ripercussioni avremo nel prossimo futuro? Questi Egiziani  sono degni di avere istituzioni democratiche come quelle occidentali?

TRA EGITTO e BELGIO
La crisi che sta attraversando l’Egitto preoccupa non solo il Medio Oriente, ma anche l’Europa e gli Stati uniti. Una crisi internazionale sarebbe disastrosa per le sorti dell’economia mondiale che stenta a riprendersi. L’occidente ha paura, come del resto, si ebbe paura per la caduta del muro di Berlino, ma di fatto, l’evento non si è potuto fermare e con esso le conseguenze e tra dubbi e incertezze e pur nel dolore delle vittime che inevitabilmente, si lasciano sul terreno dello scontro, continuano le manifestazioni contro il governo di Mubarak. Tutti in piazza alimentati da un grave disagio economico, per protestare contro il tasso di disoccupazione, contro la violazione dei diritti umani, contro la povertà del vivere con 2€ al giorno. Sull’onda del desiderio frustrato gli egiziani hanno trovato il coraggio di ribellarsi per la libertà e la giustizia, mettendo la parola: fine, alla dittatura. Una rivolta nata dal basso e una democrazia nata dal popolo è senz’altro meglio di una imposta (come ha fatto Bush). Il carattere e la direzione dei cambiamenti politici in Tunisia ed Egitto, come anche la possibilità che l’onda della protesta popolare raggiunga altri paesi dipenderanno in misura non irrilevante dalla politica e dai comportamenti degli alleati occidentali. Pur auspicando a parole, riforme politiche e democratizzazione, i paesi occidentali sono stati finora stretti alleati dei regimi al potere in cambio di un appoggio ai loro obiettivi di politica estera e ai loro interessi economici e finanziari.

Per i governi occidentali è arrivato il momento di scegliere.

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E in Belgio? Il Belgio è alle prese con una crisi politica senza precedenti, rischia di spaccarsi in due, la divisione dello Stato tra fiamminghi e valloni. Il Belgio, che per duemila anni è stato soggetto ai vari conquistatori stranieri, si separò dall’ultimo padrone, l’Olanda, nel 1830, diventando una monarchia, oggi, non ha un governo stabile da mesi, la politica non trova un accordo e la crisi, rimbalzata sul web, ha portato la protesta  in piazza.

Possiamo specchiarci guardando a queste situazioni? In Belgio si protesta perché i politici  sono corrotti, litigano, si scende in piazza per chiedere un progetto politico, una riforma, un ammodernamento, mentre l’unica proposta che arriva dal governo è legata ad una scissione, in Tunisia e in Egitto si protesta per una avere una  democrazia.

Non sembrano  situazioni  simili alla nostra? Da anni aleggia nell’aria l’idea del federalismo come panacea ai vari problemi, non capendo che l’unità è la forza del futuro, un futuro multietnico e multilingue, inserito nella convivenza sociale della società italiana. Anche noi, abbiamo una dittatura, più dolce e moderna, ma

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pur sempre dittatura.  Se la dittatura tradizionale è alla fin fine un rapporto di forze, in quanto permane al potere finché gli oppressi prendono coscienza  e si ribellano, questo nostro regime riesce addirittura a far sì che la maggioranza del popolo, vessato, privato di libertà e giustizia, non si senta oppresso. Pertanto, è più difficile sconfiggerla. Poiché molti non ne comprendono l’essenza. Ecco perché l‘obiettivo di ogni cittadino che abbia a cuore questo Paese e la sua coscienza deve essere quello di informare e diffondere la verità. Un obiettivo oramai assolutamente necessario.


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