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Tre desideri

Da Suster
Il genio aveva le fattezze spiccicate di quello di Aladdin, il cartone della Disney (grandissimo torace, carnagione bluastra...). ecco:
Tre desideri
In effetti, non avendo io dimestichezza con i geni, difficile che potessi immaginarne uno diverso.
La lampada invece aveva inspiegabilmente questa forma:
Tre desideriSarà che ho di recente lavato i vetri della cucina.
- Allora, quali sono i tuoi tre desideri?
- Vorrei scrivere un romanzo storico.
Gli ho detto io.
(Non so se è il caso di commentare questa scelta. Avrei potuto chiedergli qualsiasi altra cosa, piuttosto che questa. Il genio avrà pensato che non fossi del tutto sana di mente.)
- Lo scriverai, ma nessuno lo leggerà.
(Capito la fregatura? Il mio primo desiderio me lo sono bruciato così).
- Vorrei che mio padre fosse vivo.
- E' vivo, ma non potrai incontrarlo mai.
(Questo genio doveva avere un gran senso dell'umorismo. Devo essermi persa qualcosa: da quando in qua ci sono delle clausole restrittive ai desideri? Che fregatura di genio era questo?)
- Il mio terzo desiderio è che Zorro diventi un uomo.
(Cosa? Ma che cosa mi ero fumata quel giorno? Il mio subconscio deve essere seriamente compromesso da qualche trauma infantile che devo aver rimosso.)
- Zorro è già umano: infatti se fosse un uomo sarebbe Hasuna.
(Bastardo di un genio: ha trovato il modo per scamparsela tutte e tre le volte. Infatti dubito che quel genio avesse realmente dei poteri geniali. Dopo tutto, era uscito fuori dal vetril. Pure io, però: non potevo chiedergli qualcosa di più normale, tipo vincere al Superenalotto o la casa dei miei sogni, e già che c'ero pure una al mare e una nell'emisfero sud per poterci svernare?)
- Ora devi uscire di qui prima di rimanere intrappolata.
Ed ecco che inizia un'angosciosa fuga alla Indiana Jone's e il tempio maledetto all'interno di una caverna di cui non vedevo al fine, procedevo quasi al buio, ma seguivo il rumore di un lamento lontano, anzi, vicino, e dentro di me pensavo cose assurde che ora faccio fatica a riordinare, dandomi spiegazioni abbastanza prive di senso (come se tutto il resto ce l'avesse, un senso), tipo che quello era il lamento dell'anima del dio-bambino che riposava in quella foresta (sì, era una foresta mi sa, o una grotta? Boh! Ma quante boiate di film d'avventura avrò visto in televisione nella mia problematica vita?).
Insomma, l'avrete già capito, voi: quel dio bambino era la pupa che si svegliava per l'ennesima e non per l'ultima volta, quella notte. Salto in piedi e dò una craniata al palo del soppalco, che troneggia proprio in mezzo alla stanza.
E poi ti credo che la mente di una povera crista partorisce di questi sogni...
Mi chiedo però ancora una cosa: che ciofeca di genio mi doveva capitare, per una volta che mi si offre l'opportunità di dare una svolta alla mia vita? Possibile che neanche nei sogni merito di concedermi qualche sfizio in più? Ma soprattutto: non potevo pensarci un po' su prima di sputtanarmi così i miei tre desideri? Capace che trovavo il modo di formularli in maniera tale che lui non sarebbe stato in grado di trovare scappatoie.
Ma comunque, è andata così.
Fatevi un'idea di com'è messo il mio inconscio.
In questi giorni di scarso e frammentario sonno, faccio sogni frequenti e confusi: a volte mi basta chiudere gli occhi per una manciata di minuti per ricrearmi come fosse niente le più arzigogolate e complesse trame di spionaggio.
E non sto a raccontarvi di quella volta in cui mi sbarazzai della pupa infilandola di straforo nella porta di casa di una mia cugina. Però poi mi sono fatta prendere dal rimorso al pensiero di cosa la piccola avrebbe mangiato l'indomani, e sono andata a riprendermela.
Stanotte invece ero un'agente della CIA e due killer mi cercavano per farmi fuori. Mia madre mi ha fatto chiamare con l'altoparlante durante un concerto (!?) e mi ha fatto sgamare.
Giuro che non mi drogo.

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