Più la situazione peggiora, più io cerco di allontanarmi da tutto e tutti.
La situazione scende giù come un sassolino da una montagna che lentamente diventa una valanga sempre più travolgente.
Più la situazione peggiora più si fanno interessanti e appassionanti i tentativi che tutti facciamo per scovare la forza in aspetti positivi. Quei pochi che restano.
E più è così, più ogni gesto sembra perdere consistenza e si avvicina all'essenza di un'illusione.
Delle parole nemmeno si dicono. Si sta rimandando il momento di giorno in giorno. Si dice che si deve chiudere la cartella, che bisogna fare una consulenza con un altro medico, che bisogna fare una seconda fase ("seconda fase" è la mia preferita) e c'è bisogno di trattamenti.
Parlando in termini generici, sembra tutto più digeribile, tutto sembra più possibile. Le conseguenze meno pericolose.
Ma basta accennare l'argomento con chi da tutto questo ci è passato appena un anno fa e ascoltare il suo zittirsi per capire quello che aspetta.
Devo imparare a non fidarmi dei capodanni passati bene. Ogni capodanno che porta con sè l'illusione di un anno migliore del precedente si rivela un autentico disastro. Questi mesi si stanno srotolando uno dietro l'altro e io divido le mie energie tra la costante tentazione di andare in pezzi, il lavoro, la gestione degli altrui stati umorali e familiari. Per non parlare delle speranze. Gli atei si aggrappano a quelle, i cristiani alla fede.
Nell'impotenza della valanga che viene giù, ho come iniziato l'allenamento a freddare i sentimenti, a mantenere la compostezza, a evitare la paura, a tollerare l'umore isterico.
E per raffreddare davvero, c'è un solo posto da cui partire.
La guardo come si saluta un bel posto da un treno. Si fissano i particolari, si cerca di rallentare il tempo con la mente.
Stento, naturalmente. Pretendere di comandare con la mente quello che dalla mente non è mai nato, è impensabile. La voce che mi dice di piantarla è costante.
La paura della perdita vera, quella definitiva, di tutto,anche quella è costante.
Come pure lo sconclusionato bisogno di sentirmi rimproverare per questa mia ennesima scelleratezza, che sa di una qualunque altra mutilazione.
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