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“Tutti a casa”

Creato il 07 marzo 2013 da Casarrubea
Dario Fo

Dario Fo

Sembra che Grillo, nella sua lucida pazzia, abbia deciso di mandare tutti gli italiani in vacanza, o a riposo forzato a casa loro, per un non meglio definibile suo bisogno di tranquillità e di sicurezza. Ha deciso che è finita un’epoca, che solo i suoi uomini possono ballare il rock di questo inizio di rivoluzione, che tutti i balli precedenti sono stati annullati. Qualcosa di simile a quello che succede in aeroporto, quando devi partire, e un improvviso messaggio della tua agenzia ti avverte che il volo non c’è più, rinviato a data da destinarsi. O a quelli che si trovano in un’aula di tribunale, quando, il colpevole di un grave delitto è condannato a un “fine pena mai”. Senza che il malcapitato possa avere il tempo neanche di prendersi un sonnifero per dormire.

Mi riferisco a un malanno che può capitare a molti italiani, visto che non ci sono elementi per dedurre che il messaggio di Grillo e della sua brava compagnia che lo consiglia e gli sta accanto, notte e giorno, non è rivolto a persone che hanno un nome e un cognome, ma a tutti gli italiani, senza distinzione di razza, sesso, età, partito, convinzioni religiose e fedine penali. Tutti. Un bisogno, questo, che per me ha il sapore amaro di una condanna al domicilio coatto giustificato da qualcosa che è solo nella mente di Grillo e dei suoi seguaci.

Ora, che abbiamo avuto in Italia una classe dirigente che ci ha portato alla rovina è fuori discussione e che molti rappresentanti dello Stato e, specialmente capi di governo, ministri e alti funzionari, debbano essere mandati sotto processo è pure vero, ma non è pensabile che per i reati commessi da una classe dirigente di corrotti debbano pagare tutti gli iscritti ai partiti nei quali questa classe ha militato, più indirettamente che direttamente.

I grillini ci dicono che questo non è fascismo, ma consapevolezza della realtà in cui siamo. Cioè siamo nella necessità (e peggio per noi se non ce ne eravamo accorti prima) di dire no a tutto il sistema dei partiti, perché ormai si sono corrotti ab imis fundamentis. Non lo hanno deciso gli italiani, o la magistratura o il governo, ma lui, Beppe Grillo. Il quale ha fatto della Costituzione carta da macero. Perché, quando, ad esempio, dice che tutti devono andare a casa, cos’altro sostiene se non che egli vuole privare “per motivi politici”, quanti non appartengono al suo movimento, del diritto di cittadinanza e della capacità giuridica, tutelati dall’art. 22 della Costituzione?  E siccome per il nostro ordinamento la responsabilità penale è personale, e comunque non sta a nessun privato cittadino esercitarla, ma alla magistratura, perché Grillo, piuttosto che ignorare l’art. 27 della Costituzione che di ciò si occupa, piuttosto che mandare tutti a casa, non ci prepara un elenco di corrotti da cui starsene alla larga? Perché preferisce buttare via il bambino con l’acqua sporca?

L’articolo 49  stabilisce che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Perché lui, con quel genio di democrazia qual è Casaleggio, ce ne vorrebbe privare? Sappiamo già la risposta semiseria dei grillini: –  “…ma no, è un modo di dire… Con l’espressione ‘tutti a casa’ Grillo vuole affermare che la politica è corrotta e che ormai non ci sono più rimedi per andare avanti. Il movimento deve fare la sua strada da solo.”

Dario Fo, premio Nobel per la letteratura, teorizza che siamo nell’anticamera della rivoluzione. Ormai il sipario della prima o seconda Repubblica che sia, si è per lui chiuso. E’ bravo, comunicativo, e l’ho sempre apprezzato. Ma anch’egli può prendere abbagli. O no? Da qualche tempo a questa parte, nel vederlo, con quel colbacco nero sulla testa, mi pare uno della vecchia guardia dell’ex partito comunista sovietico, quando, negli anniversari della rivoluzione d’ottobre, dal tempo di Stalin in poi, si affacciavano nel palco della piazza Rossa tutti i capi del Pcus a godersi la parata militare. Vive l’atmosfera dei giorni che precedono la rivoluzione e non riesce a nascondere la sua teatrale allegria, dietro la sua tentazione burlesca di rispondere in modo comico a quanti lo avvicinano per saperne di più. Sono giornalisti? Sì. Allora sono lupi. Hanno il compito fisiologico di addentare il pensiero grillino, deformarlo e sputarlo a terra, dopo averlo ridotto a poltiglia inservibile. Perciò Grillo avverte i suoi. – Non rilasciate interviste a nessuno. State muti – . Autorizzati a parlare sono soltanto i presidenti del M5S dei gruppi di Camera e Senato. Gli altri è meglio che non aprano bocca. Potrebbero dire minchiate. O, peggio, cose che non sono in linea con quanto stabilito dai capi. Cioè quella santa alleanza tra cultura, teatro, e web, destinata, come dopo il congresso di Vienna, a restaurare la storia del mondo, dopo la rivoluzione francese. Solo che qui, in Italia, non c’è mai stata una rivoluzione neanche lontanamente simile a quella che ha avuto la Francia della fine del ’700. Abbiamo avuto solo macerie. Storie di macerie, classi dirigenti che ci hanno portato a sbattere la testa, e masse enormi di popolo sempre pronte ad applaudire. E tra queste macerie, qualcuno che, scambiando un cimitero per una roccaforte nemica, va gridando mentre si aggira incosciente tra le rovine: – “Arrendetevi, siete circondati”. Come in un film horror.

Io non so come farà Beppe Grillo a garantire un reddito di cittadinanza di mille euro a chi ha perduto il posto di lavoro. Come riuscirà a fare in modo che mille aziende al giorno non chiudano i battenti, licenziando operai e impiegati. Quali argomenti allettanti potrà suggerire alle seicentocinquantamila imprese, per rientrare nel loro Paese, dopo che negli ultimi anni hanno abbandonato l’Italia. Come garantirà una corretta informazione, visto che tratta i giornalisti come sciacalli. Io non so se egli sia un rivoluzionario come dice Fo, o un demagogo, se interpreta l’Italia di oggi o se aspira a essere un peronista sudamericano. Sono certo, però, che egli non è Guglielmo Giannini il fondatore del partito dell’Uomo qualunque, non è neanche un anarchico, di quelli che c’erano in Italia prima della nascita del socialismo. So che non è un Pasquino o un Cola di Rienzo e neanche un Masaniello e che assistiamo – come dice Fo – alla “danza dei tarlocchi storditi”, cioè quei politici che con la loro tronfietà pensano di risolvere i problemi con strizzatine d’occhio e paccate sulle spalle. Ma so anche che, se è vero che questa volta “si fracassa tutto il papocchio”, corriamo il rischio di fare veramente male all’Italia,  di farle fare un balzo indietro di parecchi decenni. E a rimetterci saremo sempre noi, quelli che sanno solo applaudire, gli italiani. Questa volta, mi sa tanto, che tarlocchi o non tarlocchi, è bene guardarsi tutti in faccia e rimboccarsi le maniche, mettendosi a lavorare.

Giuseppe Casarrubea


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