Abbiamo centinaia di segnalazioni di genitori che protestano contro questo spot, per le sue immagini scioccanti. Possiamo documentare come molti genitori denunciano come siano rimasti sconvolti i propri figli da questa pubblicità passata in fascia protetta. Troviamo di pessimo gusto che venga messo in discussione il ruolo del padre in un momento in cui media e pubblicità stanno evidenziando questa figura in maniera negativa.
Fonte: http://www.river-blog.com/2011/07/19/lo-spot-vivident-turba-i-bambini-il-moige-chiede-di-ritirarlo/
Non credo che il problema vero sia come sostiene il Moige “che terrorizza i bambini” semmai al contrario, attrae troppo la loro attenzione e, utilizza il metodo della favola al contrario per colpire il loro immaginario. Sono andata in internet a cercare la famosa interpretazione dello spot e mi sembra di una banalità assurda. Io in verità l'ho da subito interpretata come la favola di Pinocchio, infatti tutti i bambini e gli adulti la conoscono solo che nello spot la favola viene capovolta per darle un senso di “modernità” che colpisce in modo inconscio il mondo fantastico del bambino e, con esso la visione che egli ha del mondo. Lo spot rappresenta con Geppetto/padre una sorta di transessualità rovesciata:donna dentro e uomo fuori. (Uso questo termine senza voler offendere nessuno, poiché nella statistica è più frequente il contrario e per non dover usare i termini trans, e transgender con tutte le eccezioni del termine. E' solo, insomma per comodità, mia evidentemente!)Come nella favola Geppetto è padre in quanto maschio e madre in quanto “creatore di Pinocchio”. Questo esser madre poi si svela in una sorta di transessualità in stile Mrs. Doubtfire ; inoltre come nella favola originale il padre si rivolge al figlio con le parole “Caro figliolo”. Così come viene presentato Geppetto al contrario anche il figlio/burattino (qua traslato in “marionetta” evidentemente per problemi di rima) viene presentato con lo stesso schema della favola al rovescio, egli si spoglia del suo essere figlio per presentarsi come una marionetta. Ecco il gioco è fatto. In un sol colpo si è utilizzato l'immaginario collettivo e lo si è posto al servizio del consumismo. Questo è semmai il vero “danno”, la favola ha il potere di colpire l'immaginario infantile ma anche quello dell'adulto che in un passato più remoto ha avuto con essa una qualche relazione, così anche se inizialmente nessuno si ricorda immediatamente quale sia il prodotto sponsorizzato, tutti si ricordano il tormentone. La musichetta di sottofondo è infatti accattivante e collegata con il movimento ritmico della marionetta, l'associazione è semplice e con essa la memorizzazione. In pochi passi abbiamo trasformato una favola e il mondo dell'immaginazione in un prodotto da mercificare e, abbiamo trasformato delle piccole persone in futuri consumatori.Molti hanno visto in questo spot un offesa della famiglia tradizionale, il che potrebbe anche essere e hanno visto nella balena il simbolo di Moby Dick che vince sul male: quasi come a schiacciare il presente per un nuovo futuro. Ma anche qui io ci vedo il terzo simbolo della favola, di nuovo al rovescio, poiché la balena invece di essere negli abissi marini cade dal cielo e non è rifugio per Pinocchio e luogo in cui egli incontra il padre in vista dell'epilogo finale ma diviene colei che cadendo dall'alto schiaccia lo speaker: ossia colui che in virtù del diritto di informazione si era dato il diritto di dare informazioni “shock”. In conclusione, secondo la mia personale interpretazione, questa non è altro che una favola al contrario. Scioccante, si! Di pessimo gusto, anche! Ma in realtà non ha il potere di terrorizzare i bambini semmai il contrario, gli attira e li rende schiavi di quello spot e di quel prodotto, il vero problema è la strumentalizzazione dell'immaginario infantile e del loro mondo percettivo per trasformarli in consumatori poco attenti alla sostanza; inoltre non riescono neppure a vedere tutti quei messaggi nascosti e questo è l'altro vero danno poiché agiscono sul loro inconscio.Questa è certo una buona occasione per parlare di TV e minori ma vorrei polemicamente ricordare, anche al Moige che nessuno si indigna quando sia nelle reti Rai che Mediaset vanno in onda in prima serata dei programmi dove c'è un evidentemente “sfruttamento dell'immagine del minore” costretto a “scimmiottare gli adulti” in finti programmi per piccoli talent/geni e, neppure quando negli spot pubblicitari i bambini maschi e femmine vengono erotizzati e resi ammiccanti pur di vendere qualsiasi cosa.Il problema vero è che nonostante l'accordo tra le reti pubbliche e private riguardante i programmi TV e la tutela del minore e della sua immagine sia il Moige che i genitori singoli hanno solo il potere di fare le segnalazioni “dopo” la visione dei programmi o degli spot, ossia dopo che il danno è stato fatto mentre servirebbe una regolamentazione per decidere “prima” cosa e come debba essere mandato in onda. Il problema in sé non è la televisione ma l'uso che se ne fa e, soprattuto la mancanza di sensibilità e conoscenza rispetto alla sfera infantile. Così come poco rispetto per questa fascia d'età hanno avuto i curatori dello spot in questione. A questo punto riproporrei con Popper la questione della patente per coloro che si occupano di televisione e di programmi per minori in particolare:
“ La televisione produce violenza e la porta in case dove altrimenti violenza non ci sarebbe........Io propongo.....per tutti coloro che sono coinvolti nella produzione di televisione.....chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una patente, una licenza, un brevetto, che gli possa essere ritirato a vita qualora agisca in contrasto con certi principi. "(Cattiva maestra televisione, pag 40-41).
Simonetta Frongia