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Tyson Chandler: l’anima difensiva dei Mavs

Creato il 06 marzo 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

tyson chandlerSebbene al momento sia ai box per una caviglia slogata, l’impatto di Tyson Chandler sui Dallas Mavericks è sicuramente rilevabile. Molti di quelli che ad inizio stagione rimpiangevano il mancato arrivo di Al Jefferson in estate si sono dovuti ricredere vedendo le statistiche e osservando l’importanza di Chandler soprattutto a livello difensivo, che è sempre stato il punto debole della squadra texana. Martedì contro Philadelphia si è infortunato ricadendo male sulla caviglia destra durante il secondo quarto della partita e dopo le verifiche, lo staff medico ha detto che salterà probabilmente un paio di partite (una ieri notte contro i Pacers e una domenica contro i Grizzlies).

I timori sono però al minimo perché, dopo anni in cui aveva avuto problemi alla schiena e al piede, che lo avevano obbligato a saltare parecchie partite, quest’anno non aveva ancora perso una partita, riuscendo a trovare l’intesa con i nuovi compagni e a diventare il leader difensivo della squadra, quasi quanto Nowitzki lo è per la parte offensiva.

La cosa positiva è che le prime due partite senza Tyson sono state vittorie; potrebbe essere prematuro dirlo, però si potrebbe dedurre che la squadra abbia finalmente assunto una mentalità difensiva, galvanizzata dalla presenza di Chandler, ma comunque in grado di sopperire alla sua mancanza e di resistere nello sforzo in difesa che è sempre mancato nelle ultime stagioni. C’è addirittura chi ha paragonato l’impatto difensivo di Chandler nei Mavs a quello di Garnett nei Celtics: due leader vocali, differenti nello stile - uno più sorridente, l’altro decisamente minaccioso - che non ‘sporcano il foglio in attacco’ e sanno quanto possono dare alla loro squadra in termini di recuperi difensivi, rimbalzi in attacco e in difesa e in generale di lavoro sporco sotto canestro.

chandler-stoppata
Fatte le dovute proporzioni, sembra un paragone accettabile, soprattutto perché Chandler sa ritagliarsi gli spazi in attacco che, grazie a Jason Kidd, sono spesso nelle vicinanze del ferro e fa della stoppata il suo marchio di fabbrica. I suoi numeri, pur non dicendo tutto, sono rispettabili: 10.4 punti a partita, 9.4 rimbalzi, 16 doppie-doppie in stagione e una percentuale dal campo del 64%.

Dopo le sconfitte in gennaio, avvenute soprattutto in contumacia Nowitzki, i Mavs dal 20 del mese hanno ripreso un ritmo vincente (sono in striscia vincente di 8, hanno vinto 18 delle ultime 19 partite, perdendo soltanto a Denver di un punto), hanno addirittura superato i ‘Lakers in cerca d’autore’, e si sono collocati stabilmente secondi a Ovest (45-16), non troppo distanti dagli Spurs (51-11). Anche se l’obiettivo non è la prima testa di serie: l’incidente ‘playoff 2007’ penso abbia lasciato Dallas scottata a sufficienza per ricordarsi cosa vuol dire giocare una stagione regolare perfetta e poi uscire al primo turno dei playoff.

Ora che Chandler sembra quello dei giorni migliori di New Orleans, bisognerà vagliarne la solidità nelle fasi calde dei playoff, dove pure fece un lavoro egregio contro Tim Duncan fino alla gara 7 della finale di Conference; i Mavericks sembrano un avversario più solido (difensivamente e non) per il primato ad Ovest.


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