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"Ubik" di P. K. Dick

Creato il 08 dicembre 2011 da Bens
Forse l'avrete notato, ma mi piace leggere. Mi piace prendere un libro in mano, farci la civetta un paio di giorni, corteggiarlo, aprirlo, leggerlo, divorarloMi piace comprare più libri di quanti ne potrò mai leggere: mi fa annusare l'eternità. E poi, forse avrete notato anche questo, mi piace scrivere di libri: mi piace meno parlarne. 
Io sono come un vecchio che gira con quel marchingegno con rotelle per l'ossigeno ed un sottile tubicino impiantato nel naso: i libri, anzi, alcuni libri, sono il mio personale marchingegno vitale.
Ma è onesto da parte mia dirvi che la maggioranza dei libri che leggo, di cui scrivo, non sono esattamente orgasmici; un buon 70% sono opere belle ma che hanno mancato il bersaglio. Se  tutti i libri che ho letto, leggo e leggerò dovessero piacermi un quarto di quanto mi è piaciuto Ubik, a quest'ora sarei sotto Tavor per placare entusiasmi isterici che metterebbero a dura prova anche il mio perfetto sistema cardiaco. 
Tutto questo per dirvi che leggere è una ricerca infaticabile e meravigliosa, che a volte porta a sturbi emotivi del calibro di Ubik. Toglietevi dalla testa la fantascienza,anche perché chi vi scrive è una che non distingue Star Trek da Star Wars, e pensate alle questioni più primitive, quelle ancestrali ed intestine, che hanno mosso popoli, ucciso innocenti, per cui sono stati scritti immortali poemi epici, a cui sono state sacrificate vite e storie. Esiste qualcosa di meno fantascientifico di Dio e della guerra tra bene e male (anche se utilizzando il termine guerra si sottintende una pericolosa tendenza verso uno dei due poli, ma ci siamo capiti no?!)? E' roba vecchia e tutto ciò che possiamo fare è contestualizzarla, correndo il rischio di banali secolarizzazioni. E il costrutto secondo cui la realtà non esiste ed è una perfetta illusione della nostra mente? Possiamo dire che dalla Scolastica all'Idealismo tedesco i riferimenti si sprechino. 
Parlare di Ubik in termini di fantascienza è limitativo, fuorviante e sbagliato, perché proprio mettendo da parte le navicelle spaziali,i telepati e gli inerziali, che comincia a delinearsi la figura di un romanzo vero, che usa la fantasia per chiedersi il come, non per spiegare il perché. E non è un caso se la primordialità delle questioni umane che muove l'intera storia, comincia ad avere un connotato ed un contesto consono, quando la realtà all'interno della quale agiscono i personaggi, regeredisce nel passato. Sono pagine che urlano di guardare al passato per capire il presente e pensare al futuro, lasciando ai soggettoni mascherati da Darth Vader le masturbazioni galattiche ed interstellari. E come sarebbe potuto sfuggire ad un genio come Dick il millenario mistero del Caso? Un Caso quasi divino che, nel rispetto della propria ontologia, gioca come un bambino capriccioso con le sorti dei suoi soldatini di piombo. 
Ubik è il romanzo perfetto.

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