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Un Capodanno da turista – Parte prima

Creato il 07 gennaio 2014 da Aletonti

Un Capodanno da turista – Parte prima

Premessa necessaria: tra tutte le festività, l’ Ultimo dell’Anno è quella a cui sono più allergico. Voglio essere buono (soprattutto con me stesso), quindi non aggiungerò altro ma ci tengo a raccontare l’ultima esperienza in questo campo, anche per rispettare la tradizione di questo blog in cui non è mai mancato un post dedicato al Capodanno in riviera.
La scelta di come trascorrere la serata è stata fatta all’ultimo momento e riguardava l’opzione da me meno gradita: cena e dopocena in discoteca. Il locale designato era uno dei più noti di Rimini, in zona mare, proprio alle spalle della piazza in cui si sarebbe svolto il concerto trasmesso in diretta televisiva. In un certo senso, quello che mi apprestavo a trascorrere, era un Capodanno turistico, lo stesso che avrebbe attirato migliaia di italiani e anche qualche straniero nella capitale del divertimento.
Per un albergatore della riviera non è una cattiva idea mettersi nei panni del turista, almeno una volta ogni tanto e se questo accade in concomitanza con un grande evento, meglio ancora.

Prima di uscire di casa ho pensato di dare un’occhiata alle indicazioni sulla viabilità dato che la zona del concerto sarebbe stata interdetta alle auto e mi serviva capire quale tragitto fosse meglio fare e dove poter parcheggiare.
L’appuntamento con gli amici era per le 21 davanti all’ingresso del locale. Sono partito con un buon anticipo ma l’ho bruciato tutto per trovare un posteggio ad un chilometro di distanza, al di là del canale.
Ero stato poche volte in quel locale ma è successo molti anni fa (sempre nella bella stagione) e quando sono giunto sul posto trovando tutto chiuso e sigillato, mi sono maledetto per non aver chiesto informazioni più precise. Dopo aver vagato a piedi su è giù per il viale ho aggirato l’isolato scoprendo che la sede invernale era dalla parte opposta e vi si accedeva solo dalla strada retrostante. Non ero nemmeno entrato ma ero già sudato e con i piedi doloranti e la notte era ancora lunga!
Sono stato comunque il primo ad arrivare, gli amici mi hanno raggiunto qualche minuto più tardi. All’ingresso c’era un triplice sbarramento di ragazze dello staff e bodyguards. Abbiamo pagato 70 euro a testa e abbiamo dovuto passare al controllo di ben tre liste prima di entrare. Ci hanno legato al polso un braccialetto di carta con la scritta “Summer 2013″ (?) che si è impigliato nei peli del polso trasmettendomi una specie di scossa elettrica. Altri 5 euro per il guardaroba e poi una bionda su trampoli ci ha accompagnato al nostro tavolo che era situato nella posizione peggiore: sul bordo interno della pista da ballo.
Alla nostra destra e alle nostre spalle, due tavolate di russi piuttosto assortite: giovani e meno giovani, bambini compresi. Avevano già fatto otto giri di aperitivo e attaccato le bottiglie di vino e stavano aspettando l’inizio della cena che, ho capito in quel momento, sarebbe stata a buffet: sulla parete di fondo, al di là della tavolata russa e di un’altra fila di tavoli, c’erano grandi pannelli con scritte come “Salumeria”, “Prodotti da forno”, “Macelleria”, “Pescheria” e ” Pasticceria” che incorniciavano un’area ancora in corso di allestimento.
Al bar dove servivano gli aperitivi c’era una fila che sembrava ferma ed infatti lo era: chi prendeva da bere si fermava (molto opportunamente!) al bancone impedendo di fatto agli altri di accedervi. Siamo riusciti a farci largo e a prendere i nostri aperitivi, due tipi di succo d’arancia (rosso-giallo) con e senza alcol. Io sono riuscito a buttarmi in bocca una delle grosse olive verdi contenute in piccole ciotole sul bancone ma poi ho dovuto mettermi il nocciolo in tasca perché non c’era nulla in cui lasciarlo.
Siamo tornati al tavolo per sorseggiare in pace l’aperitivo. Uno degli amici mi stava spiegando che, quando fosse arrivato il momento, avrebbero annunciato l’apertura del buffet con una sorta di countdown al microfono. Mi sono permesso di ribattere che, forse, anziché dirlo a voce l’avevano solo mimato perché gruppi sparsi di commensali avevano già assaltato il buffet mentre la maggioranza se ne stava tranquilla ancora ad aspettare ai tavoli (noi compresi). Ci siamo quindi affrettati a prendere posizione prima dell’inevitabile ingorgo, immettendoci nel flusso di persone con il piatto tra le mani. Ci siamo subito persi di vista. Io sono stato circondato da una comitiva di ragazzi veneti che, in preda ai fumi dell’alcol e dei morsi della fame, si esprimevano quasi esclusivamente a bestemmie.
Siccome odio le cene a buffet e ci tengo a mantenere una parvenza di civiltà, ho rinunciato a riempirmi il piatto, sia per non mischiare alimenti e sapori incompatibili tra loro, sia per non fare la figura del morto di fame. Avrei fatto un secondo giro quando la situazione si fosse calmata (accettando di buon grado il rischio di trovare solo gli avanzi).
I russi avevano fatto la scorta per l’inverno. Il cibo tracimava dai loro piatti, o si ergeva in alti e frastagliati cumuli. Sarebbe restato lì fino alla fine della cena, come quello di tanti altri, e questo è uno dei motivi per cui odio i buffet.
Ogni 5 minuti un cameriere sbucava da varie direzioni per chiedere: “posso portar via?” ai pochi che si preoccupavano di finire il cibo nel piatto e dopo mezzora ho visto persone solitamente pacifiche che lo aspettavano con un coltello nelle mani e un ghigno sul viso simile a quello di Jack Nicholson in “Shining”.
Per ogni piatto che i camerieri si portavano via ce n’erano altri da prendere sul buffet. Come mi ero ripromesso, ho fatto un secondo giro veloce (nel senso che era rimasto così poco che risultava facile scegliere). Quando ci siamo accorti che avevano portato i dolci, erano già finiti. Anche in questo caso, i più disgraziati si erano riempiti il piatto in modo da non poter finire tutto quello che avevano scelto lasciando all’asciutto gli altri….io mi sono accontentato di due fette di strudel e tre pezzettini di crostata “chimica” (fatta con marmellata sintetica) e tornando al tavolo ho visto russi sonnecchianti col piatto carico di bicchierini di mousse e budino ancora pieni. (continua)


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