Ta teoria malsana del Daniele leggendario l'ha ben riassunta un mio caro amico di web. In particolare ha cercato di conciliare la leggenda con un passo matteano, quello che riporta un discorso diretto di Gesù che cita Daniele come vero profeta (Mt. 24,15) e non leggenda. Ecco il pensiero del mio amico in risposta alla mia affermazione che se distruggiamo Daniele come profeta poi ci ritroviamo a gettare discerdito pure sui Vangeli che lo conoscono come tale:
E' molto più semplice pensare che il linguaggio dei chassidîm, dei "poveri di Dio", viene integrato all'interno di una serie di testi sapienziali che hanno come comune denominatore la
crescita di questo personaggio, Daniele, che parla un linguaggio formativo ed educativo. Il testo è di sicuro di composizione tarda, e il trait d'union tra i vari testi è labile (6,29). Dal
capitolo 8 in poi il riferimento al tempo presente, alla storia di Israele dall'esilio al 165 è netto.
Gesù non nomina semplicemente la storia dell'uomo Daniele, ma prende ad esempio la dottrina sapienziale del chassidîm, a cui era vicino per nascita ed ambiente di vita, e ne utilizza lo
stesso messaggio sapienziale. Quindi, più che riferirsi alla persona "Daniele", si riferisce allo stile di profetare di Daniele.
Io gli avevo fatto notare che se di una leggenda parliamo è giocoforza poi immaginare che il Vangelo di Matteo si sia ingarbugliato, che la tradizione orale abbia scambiato una leggenda per una persona in carne ed ossa e tutto ciò sia stato poi messo anche per iscritto. Non c'è altra via per conciliare le cose. Come potete leggere nella risposta lui ha creduto alla sintesi degli esegeti che vorrebbero conciliare il personaggio leggendario con il profeta, dando luogo al una "leggenda profetica" o a "un profeta leggendario" Ovvio che si crei una contraddizione nei termini e nella sostanza.
Ma noi vogliamo darla per buona quella spiegazione così forbita, dotta, acculturata. Vogliamo darla per buona ma non possiamo esimerci dal chiedere:" E i conti? I conti chi li fa tornare?" Sì perchè se accettiamo il 165a.C. come perno della profezia poi dobbiamo farla tornare, conti alla mano. Non si possono ignorare i calcoli quando si parla di Daniele. Daniele è calcolo! Ci dimostrino come sia possibile farli tornare, provino con la profezia della Settanta settimane, la più importante, quella messianica per eccellenza, poi ne riparliamo, ma fino ad allora non possiamo che dire:"Bellina la spiegazione, ma i conti?"
A me tornano tutti, anche quelli della profezia delle 2300 sere e mattine, oltre quella delle settanta settimane. Date un occhio a questi link (per coloro che non conoscono i miei studi consiglio prima la lettura di La cronologia di Dio. Quando la Bibbia gioca con i numeri. ):
Daniele 8,13-14: alcune ipotesi sulla profezia delle 2300 sere e mattine
La profezia delle Settanta settimane e Marco 13,30. Ipotesi per un nuovo approccio cronologico al compiersi delle prime 69 settimane di anni.