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"Un notturno shakespeariano su tavola", parola di Antonio Paolucci

Creato il 01 luglio 2011 da Giovanni Fonghini @giannifonghini
Su Sette nel numero del 30 giugno alle pagine 58/60 c'è una interessante intervista di Vittorio Zincone ad Antonio Paolucci, ora direttore dei Musei Vaticani. Alla domanda "Il famoso "museo diffuso" di cui parla Salvatore Settis" Paolucci, già ministro dei beni culturali negli anni '90, così risponde: "Chi sta a Viterbo, prima di partire per New York e di mettersi in fila al Moma, dovrebbe affacciarsi nel proprio museo civico. Ci troverebbe la Deposizione di Sebastiano del Piombo. Uno dei quadri più belli del mondo. Un notturno shakespeariano su tavola".
Il "notturno shakespeariano" di cui parla Antonio Paolucci è conosciuto come La Pietà, opera del pittore veneziano del '500 Sebastiano del Piombo. Forse non gli farebbe piacere sapere al direttore Paolucci che la visione di quella splendida tavola cinquecentesca per un pò non sarà possibile ai visitatori. E' recentissima l'ordinanza del comune di Viterbo di chiudere il museo per lavori di stabilità dello storico edificio. Ero ragazzino negli anni '70 e dalle colonne di un quindicinale locale, che non c'è più, Il Bulicame rompevo le scatole ai miei concittadini, parlando del nostro patrimonio artistico-culturale, che non godeva della giusta attenzione e promozione, che avrebbe meritato. Quasi 40 anni sono passati da allora, ma la situazione non è cambiata molto. L'esterofilia, atteggiamento snob di moltissimi italiani, li avrà portati a visitare musei in ogni parte del mondo, senza neppure conoscere le opere, spesso di grande pregio, che si trovano nel loro territorio. D'altronde fa più chic dire di aver visitato il Louvre a Parigi, il British Museum a Londra, il Moma a New York piuttosto che il museo della propria città. L'Italia, questa nostra bellissima Italia, è il paese dei mille campanili e dei mille tesori. Non c'è paese, anche microscopico, che non abbia, magari in una sperduta chiesina di campagna, la sua opera d'arte. Qualcuno dice che ne abbiamo così troppe, che non sappiamo come mantenerle al meglio. Forse è italicamente vero; anche lo stato, da anni, ha avuto ed ha le sue colpe enormi per non aver tutelato, come si dovrebbe e vorrebbe, il nostro patrimonio artistico. Non mi resta, a questo punto, che sperare di vedere riaperto quanto prima il museo civico della mia città. Non si vorrà mica deludere Antonio Paolucci?
Giovanni Fonghini

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