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Comincia con un uovo spiaccicato sul fanalino posteriore di una delle automobili delle sua scorta, la vita da presidente del consiglio di Mario Monti, intervenuto insieme al presidente Giorgio Napolitano e ad altri ministri del suo governo alla prima della Scala.
Una prima, quella di quest'anno, sobria ma non tanto, che nessuna delle signore intervenute ha rinunciato a sfoggiare abiti firmati pellicce e gioielli, mentre gli uomini, compreso il rivoluzionario sindaco di Milano Giuliano Pisapia hanno indossato il classico smocking da sera, o dinner jacket, o tuxedo.
Molto sobrie sono invece state le dimostrazioni di protesta davanti al celebre teatro meneghino, sede in altri tempi di ben altre manifestazioni, ma evidentemente il clima politico sobrio,elegante ed educato deve aver indotto molti dimostranti a rimanere a casa, lasciando il campo a pochi e non tanto motivati presenzialisti.
Non c'erano girotondini, ambientalisti e neanche popoli colorati, ma solo rappresentanti dei centri sociali, venuti forse per salutare il loro sindaco.
Eppure, in un clima così tranquillo, è arrivato l'uovo che, fatto ancor più significativo, non pare sia arrivato dal gruppo di contestatori abituali, ma sia stato invece scagliato da qualcuno che si trovava tra la folla dei "curiosi".
Un uovo che fa pensare, più che al gesto solito del rivoluzionario di lungo corso, alla crescente rabbia sorda del cittadino tartassato, che ha ormai avuto tutto il tempo di capire che la manovra che il governo Monti sta per licenziare altro non è che l'ennesima tosata del gregge popolare. Tolte infatti le luccicanti esche della tassa sugli yacht e i tagli alle province (già rinviati a data da destinarsi) tutti hanno ormai capito che quasi l'intero ammontare dei 24 miliardi di euro (ma la Cgia dice che saranno 63) sarà prelevato dalle tasche dei comuni cittadini, lavoratori e pensionati, come in tanti si sono accordi già Lunedì mattina, recandosi alle pompe di benzina.
Un nuovo che potrebbe rivelarsi il punto di partenza di una ribellione ben più ampia nei prossimi giorni e che potrebbe far ripensare il futuro di questo paese su basi molto diverse da quelle poste dal governo "bancario" del professor Monti.
Del resto la stessa rilettura del classico Mozartiano messa in scena ieri dal prestigioso teatro progettato dal Piermarini potrebbe aver profetizzato l'avvenire, con il ritorno sulla scena dell'impenitente donnaiolo Don Giovanni e lo sprofondamento nell'Ade dei suoi avversari.
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