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Un viaggio sulle note del fiume che canta – Muscle Shoals

Creato il 11 luglio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Poche ore di macchina da Nashville, direzione sud. Ci fermiamo a Muscle Shoals, in Alabama, un luogo ancora oggi abitato da ragazzi selvaggi con la country music che gli ronza nelle orecchie. Facciamo un salto indietro nel tempo, sul calendario scorriamo la pagina degli ‘60. In questo spazio descritto a suo tempo come “una schifosissima selva di stazioni di benzina fantasma, malinconica precarietà e bitume bruciato misto a polvere alzata dal vento”, ancora riecheggia l’inconfondibile stile Rythm & Blues che testimonia fino ai giorni nostri, il segno della presenza di quei luoghi nel grande libro della musica. Lungo il fiume Tennessee si apre un luogo pieno di magia e musica, leggenda e folklore dove le rive sono abitate da uno spirito nativo americano che ha attirato alcune delle più grandi leggende del Rock and Roll e del Soul di tutti i tempi.

Sotto l’influenza spirituale del “fiume che canta”, come lo chiamavano i nativi americani, questa musica ha contribuito alla genesi di alcune tra le canzoni più importanti e vibranti di tutti i tempi. Sono nati in questa terra alcuni dei pezzi più esemplari, provocatori e importanti mai creati. Qui dove la musica dell’Alabama attraversa le colline, contamina l’acqua e raggiunge e lo spirito del popolo. A Muscle Shoals, nello studio di registrazione da cui prende vita il flusso. Accendiamo l’autoradio e ci sintonizziamo sul primo successo inciso, che risale al 1956, con la canzone country interpretata dal futuro senatore dello stato dell’Alabama Bobby Denton, “A fallen star”.

Locandina Muscle Shoals
La melodia attrae molti ragazzi del posto, fra questi Rick Hall. La leggenda narra che fosse proprio Rick a fondare i Fame Studios con i soldi prestati da un suocero venditore di automobili usate, trasformando una fabbrica di tabacco dismessa in uno studio di registrazione a 4 piste. E’ il 1950. Rick Hall superando la povertà e tragedie personali, è riuscito a riunire bianchi e neri nonostante i limiti delle ostilità razziali. E’ lui è il responsabile della creazione degli Swampers, la sezione ritmica più celebre della storia, ricercata da tutte le star del tempo per accompagnare le loro hit e la band di casa della FAME che poi si è staccata per fondare un proprio studio di successo, noto ai posteri come Muscle Shoals Sound.

Indirizzo che diventa il titolo del celebre album di Cher (prima incisione degli studios) e che, anno dopo anno, diventa leggenda per le leggende della musica. Nel documentario, diretto da Greg “Freddy” Camalier, ci imbattiamo nei Rolling Stones, Aretha Franklin, Paul Simon, Wilson Pickett. Vediamo correre davanti al nostro sguardo i volti di alcuni degli artisti che hanno fatto tappa a Muscle Shoals per registrare alcuni dei loro capolavori. E poi ascoltiamo Gregg Allman, Bono, Clarence Carter, Mick Jagger, Etta James, Alicia Keys, Keith Richards, Percy Sledge e altri, che testimoniano nel film il magnetismo e il mistero dei Muscle Shoals, mantenendo vivo il ricordo in tutti i domani che verranno. Il nostro viaggio incede lentamente. E’ necessario sgombrare l’orizzonte per lasciarsi rapire dalle vibrazioni. Dal ritmo, dalla poesia. Non vi basta? Rispolverate i 75 dischi d’oro e di platino collezionati. Oppure fidatevi del Washington Post, che dopo aver assaporato la pellicola dichiara che questo è “un documentario incantevole” .

Un nostro consiglio? Fate come dice il Chicago Sun-Times quando suggerisce di “non alzarsi fino alla fine dei titoli di coda”. Solo allora vi è concesso tornare al tempo di oggi.

di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net


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