Sei giorni sono bastati a Berlusconi per battezzare una nuova Authority. Spuntata all’improvviso tra i commi di un decreto legislativo pubblicato in Gazzetta ufficiale il 29 aprile, l’hanno chiamata “Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale”.
Qual è il suo funzionamento?
Stabilire le tariffe , controllare standard si qualità , vigilare sulla concorrenza e applicare le eventuali sanzioni , dopo che si è dovuta recepire anche in Italia la direttiva europea sulla liberalizzazione dei servizi postali. Si tratta di lavori tipici all’Antitrust e l’Agcom.
Duplicazioni considerate inevitabili , se ci si trova per ora ad un’altra struttura indipendente di 60 persone , incaricata di raccogliere l’eredità della Direzione Generale della regolamentazione postale del Ministero dello Sviluppo , e guidata da un collegio di tre componenti . Durate del mandato tre anni , rinnovabile una sola volta. Non possono fare consulenze , né ricoprire incarichi pubblici o privati , e neppure avere cariche politiche elettive.
La loro nomina è di competenza del Presidente della Repubblica su designazione del Consiglio dei ministri.
Il 5 maggio , sei giorni appena dopo la pubblicazione del decreto , i tre erano già stati designati. Non senza qualche sorpresa. La più strana: l’esclusione del direttore generale della regolamentazione postale Mario Fiorentino , il quale era stato proposto come membro del collegio per ragioni di competenza. Ma in posti pubblici prevalgono considerazioni politiche , non di merito.
Alla presidenza dell’agenzia di regolazione è stato collocato un esponente della magistratura competente a giudicare sulle controversie che la riguardano , come il consigliere di Stato Carlo Deodato. Va detto che non è una novità : i vertici delle autorità indipendente pullulano di esponenti della magistratura amministrativa , a cominciare dai presidenti dell’Antitrust e Agcom. Bisogna dire però che Deodato non è un semplice consigliere di Stato bensì un magistrato con responsabilità nel governo che l’ha nominato , essendo il capo del gabinetto del ministro Brunetta.
L’altro membro è l’avvocato Francesco Soro ,e non si può evitare di ricordare come l’attuale presidente del Corecom Lazio, la piccola Authority regionale delle comunicazioni, sia considerato vicino a Francesco Rutelli. Fa pensare che questa scelta è dovuta alle esigenze politiche più delle qualità. Una specie di apertura al terzo polo, a possibili future strategie.
Il terzo nome è Giovanni Bruno , collocato alla direzione generale per la radiodiffusione del ministero delle Comunicazioni nel 2005 al tempo del ministro Landolfi , poi scaricato da Gentiloni. Ritornato con il governo di centrodestra.
Resta aperta anche la faccenda retribuzioni. Sulla Gazzetta Ufficiale del 29 aprile è stata infatti pubblicata anche una errata corrige a proposito degli emolumenti. Il decreto li aveva fissati a 150 mila per il presidente e a 120 mila per i membri. Ora invece sembra che le retribuzioni vengano stabilite successivamente con un provvedimento del ministero dell’Economia.