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Una strana opposizione

Creato il 02 agosto 2013 da Gadilu

Biblioteca

Qualche settimana fa, ho visitato la nuova biblioteca di Brunico. L’hanno chiamata “LibriKa”, omaggiando lo sfortunato poeta Norbert C. Kaser, i cui amari versi e scritti sul Sudtirolo gli hanno valso solo un riconoscimento postumo. Kaser non ha fatto in tempo, morendo nel 1978 poco più che trentenne, a vedere la provincia trasformarsi in quel “reame durnwalderiano” che negli ultimi tre decenni è nel frattempo diventata: un luogo di diffuso benessere – anche se sempre meno immune dagli effetti della crisi – con infrastrutture ed edifici pubblici altrove, o almeno nel resto d’Italia, impensabili. Anche la costruzione di “LibriKa” rientra in questo contesto: a Brunico, in fondo un piccolo centro di 15.000 abitanti, si trova così adesso un’isituzione di primissimo piano, una piazza del sapere più che una semplice “teca per libri”, già sfruttata con piena soddisfazione da cittadini di ogni età e gruppo linguistico.

All’immagine appena descritta non manca ovviamente un risvolto criticabile. Le infrastrutture, gli edifici e i progetti che danno lustro alla provincia possono cioè anche essere visti come frutto di uno spirito esibizionistico, un inutile esercizio di gigantismo sproporzionato alle nostre dimensioni. Perché – tanto per restare all’esempio di “LibriKa” – costruire in una cittadina della Val Pusteria qualcosa che non c’è neppure a Milano? Quegli undici milioni serviti per farla, aggiungono gli scontenti, non potevano essere usati in altro modo? Sempre più famiglie stentano ad arrivare alla fine del mese e noi pensiamo ai libri che tanto nessuno ha tempo e modo di leggere; anche perché, dicono sempre quelli, ormai i libri sono un’anticaglia polverosa e presto li leggeremo tutti sui nostri tablet.

Sono gli stessi argomenti – sommati all’inflessione nostalgica di chi vede in ogni demolizione di vecchi edifici, anche parziale, un attentato alla propria identità – usati a Bolzano dagli oppositori che non vogliono il Polo bibliotecario di via Longon. Certo, qui di milioni ne sono in ballo ben novanta, non undici. Rendere conto di un simile divario sarebbe senz’altro opportuno. Ma l’ostilità dichiarata al grande progetto è particolarmente curiosa in quanto smentirebbe altresì la percezione vittimistica, a lungo coltivata nel capoluogo altoatesino, di recepire soltanto le briciole degli investimenti profusi invece a piene mani in periferia. Senza contare che qui stiamo parlando di un’infrastruttura culturale pensata esplicitamente per superare la lunga stagione delle divisioni tra i gruppi linguistici, vale a dire una stagione contro la quale – almeno a parole – anche gran parte di quei critici si è sempre scagliata con indignata veemenza, lamentando con ciò la mancanza di spazi e occasioni d’incontro. Ci dispiacerebbe pensare che si trattasse solo di una posa.

Corriere dell’Alto Adige, 2 agosto 2013


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