Il panorama musicale attuale si divide in band derivative o distintive. Le derivative ripropongono indefessamente – per non dire che copiano – un trend, un filone o uno stile musicale senza mai svincolarsi da esso. Le distintive invece riescono a superare la propria iniziale condizione derivativa e ad evolvere il proprio sound attraverso peculiarità proprie. I Kasabian appartengono certamente alla seconda categoria: il songwriting di Sergio Pizzorno, vero e proprio deus ex machina del gruppo (produttore e autore di tutte le musiche), è tra i più accattivanti e fulgidi exempla di come l’hard-rock dei seventies possa rivivere in una veste contemporanea tanto credibile quanto essenziale.
A scapito dei toni lusinghieri di siffatta premessa, il quarto disco (in sette anni, ndr) di Serge&Soci segna un prevedibile punto di assestamento nella carriera della band. Velociraptor! presenta clichés sonori e strutturali che già avevamo avuto modo di ascoltare nei loro precedenti lavori e, in questo senso, il legame con il predecessore West Ryder Pauper Lunatic Asylum (voto 8) è quanto mai lampante. Ottoni “morriconiani” (Let's Roll Like We Used To) e melodie (medio)orientaleggianti (Acid Turkish Bath) diversificano la consueta miscela di hard-rock e psichedelia elettronica in stile Kasabian che ha permesso alla band leicesterina di essere apprezzata da pubblico e critica sin dagli esordi. Tra gli altri, Switchblade Smiles si configura come brano più significativo dell’intero album e come capolavoro assoluto di forma-armonia: in apertura, il suo tappeto elettronico funge da perfetto sostegno per le vocalizzazioni di Meighan e le chitarre heavy-metal di Pizzorno che, come “lame di coltello” per l’appunto, trafiggono le costanze percettive dell’ascoltatore per tutta la sua durata.
Per concludere, un peccato mortale e una citazione su tutte che in Velociraptor! chiarificano in maniera emblematica – semmai ce ne fosse il bisogno – le influenze più care alla composizione pizzorniana: la strofa di Days Are Forgotten saccheggia in maniera troppo eclatante l’intoccabile Immigrant Song dei Led Zeppelin mentre a livello testuale il verso di La Fée Verte “I see Lucy in the sky, telling me I’m high” ci rimanda direttamente ai Beatles, padri naturali di qualsiasi band d’oltremanica e non solo.
Simone Pase
Voto Simone: 7,5/10
Voto Nico: 7/10
Tracklist:
- Let’s Roll Just Like We Used To
- Days Are Forgotten
- Goodbye Kiss
- La Fée Verte
- Velociraptor!
- Acid Turkish Bath (Shelter From the Storm)
- I Hear Voices
- Re-wired
- Man of Simple Pleasures
- Switchblade Smiles
-
Neon Noon