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Valutazione delle obbligazioni, il rating

Da Mrinvest

Valutazione delle obbligazioni, il ratingIl rating è un indicatore, un giudizio che stabilisce l’affidabilità di un debitore a far fronte ai propri impegni. E’ praticamente un “voto” dato da agenzie specializzate dopo aver valutato il merito di credito di un emittente – che può essere uno Stato, un’azienda, una banca – attraverso analisi neutrali, indipendenti e credibili (tutto questo in teoria, perchè non sempre è così). La stima presuppone il livello di rischio dell’emittente e di quantificare la probabilità di far fronte, alle scadenze previste, al pagamento degli interessi e alla restituzione del capitale.
Le agenzie di rating più importanti a livello internazionale sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. I loro giudizi sono decrescenti in riferimento all’affidabilità dell’emittente e vanno dalla tripla A alla C o anche D. I rating che vanno

dalla tripla A alla tripla B (o Baa) sono considerati dal mercato categorie di investimento o investment grade, che offrono un buon grado di tutela in fatto di sicurezza, mentre le categorie che vanno dalla Ba (o BB) alla C o D sono considerate speculative o speculative grade e sono considerate a rischio più o meno alto di insolvenza e quindi di scarsa affidabilità.
Va comunque ricordato che un’obbligazione investment grade potrebbe diventare nel tempo un titolo speculative grade, e viceversa, in quanto la sua qualità creditizia potrebbe variare in seguito al mutare delle condizioni economiche e patrimoniali. Infatti le agenzie di rating effettuano un monitoraggio continuo delle società emittenti. La maggior parte delle valutazioni incorpora il cosiddetto outlook, cioè la prospettiva, che indica la tendenza attesa, con il quale le agenzie di rating mettono le società sotto osservazione. L’outlook può essere positivo (una società è sotto osservazione per un’eventuale revisione al rialzo del giudizio di rating – upgrade), stabile o negativo (indica la possibilità di un eventuale revisione al ribasso del giudizio di rating – downgrade), a seconda che la tendenza sia rispettivamente di miglioramento, di mantenimento o di peggioramento rispetto all’ultima valutazione.
Il rating è una dimostrazione pratica di quello stretto rapporto tra rischio e rendimento che non bisogna mai perdere di vista. Generalmente, più alto è il rating, minore è il rischio di insolvenza legato all’investimento e, di riflesso, anche il rendimento. Infatti, a rating elevati (investment grade) corrispondono obbligazioni a basso rischio con rendimenti contenuti o in linea con i tassi di interesse di mercato. Mentre a rating bassi (speculative grade) corrispondono obbligazioni ad alto rendimento, emesse da società o enti a medio-alto rischio di insolvenza. In altre parole, poichè il mercato non regala nulla, più alti sono i rendimenti offerti dalle obbligazioni, maggiore è la probabilità di non incassare il capitale a scadenza e le eventuali cedole.
In definitiva, l’analisi del rischio di una società o ente non deve basarsi unicamente sul rating. Sarebbe utile anche informarsi sul percorso storico dell’emittente e se, sulla situazione attuale, pesino revisioni del rating medesimo. Negli ultimi anni ci sono stati dibattiti e polemiche sui “ritardi” con i quali le agenzie di rating sono intervenute nel corso di crolli finanziari di alcune grandi società. Per citarne alcune, in America, Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch hanno assegnato il rating investment grade a WorldCom sino a 42 giorni prima dell’istanza di fallimento e fino a 4 giorni prima nel caso Enron. In Italia Standard & Poor’s intervenne, declassando il rating di Parmalat di dieci livelli in due giorni. Tale ritardo fu chiaramente dannoso per i risparmiatori.


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