Doppia recensione carpiata per gli album nuovi nuovi di due arzilli sessantenni britannici che non si arrendono alla panchina e ai giardinetti confermando la vecchia sensazione che tutto quello che è stato prodotto negli anni Settanta non è biodegradabile e dunque molto arduo da smaltire…
…parleremo dunque delle ultime fatiche di Peter Gabriel, già voce originale dei Genesis (quando Phil Collins pestava solo sulla batteria) e di Robert Plant . nientepopodimeno che Mr suppostone in persona, il cantante dei Led Zeppelin.
Prima considerazione, che potrebbe valermi qualche attentato da parte di qualche sfegatato fan attempato: i due signori, pur al termine di un lungo e complesso processo di maturazione e affinazione in botti di rovere che ha portato il loro livello professionale a livelli siderali, con qualche alto e basso nelle varie incarnazioni, sostanzialmente non hanno cambiato molto registro negli ultimi 40 anni.
In altre parole: se impazzivate per i Genesis di The Lamb lies Down in Broadway (1974) - io no – probabilmente adorerete questo Scratch My Back di Gabriel. Un album di cover da (cito a sprazzi) David Bowie, Paul Simon, Lou Reed, Neil Young, Talking Heads, Radiohead ma anche, in omaggio alla musica di questo millennio, di Regina Spektor e degli Arcade Fire. Senza le chitarre di Steve Howe, Mike Rutheford, le tastiere di Toni Banks ma con un pianoforte e un’orchestra. Stile? Progressive intimista, if any.
Dimenticate tutte le atmosfere World, i trent’anni di WOMAD, le rotolate sul palco dentro una palla, l’influenza di Eno. Un bel tuffo all’indietro, crepuscolare. Mancano giusto i costumi da fiore spampanato. Ma del resto il buon Peter troppo muscolare non lo è stato mai. Piacevole? No, sì, così così. Di certo già molto sentito, appunto alla Lamb Lies… Insomma, quel che difetta a quest’album non è la nostalgia o l’oroginalità in toni sommessi ma strampalati, piuttosto l’energia. Ma questo è esattamente quello che pensavo già dei Genesis di 36 anni fa…A proposito, il titolo non indica disturbi dermatologici, ma è la citazione di un vecchio brano di Wilson Pickett… Che abbia influenzato l’eterno follower Phil Collins che subito dopo ha fatto un album di cover di vechi brani R&B? Misteri dell’industria discografica…
Di ben altro tono la proposta di Robert Plant. Anche qui, se non siete stati dei fan sfegatati di Led Zeppelin IV (1971) – io sì – meglio astenersi. Il che non vuol dire che vi dovete aspettare che qui ci sia un’altra Stairway to Heaven. Troppa grazia… però dalle parti di The Battle of Evermore in effetti quasi ci siamo, anche se naturalmente senza la voce della nel frattempo defunta Sandy Denny. Insomma, un album di folk rock nel senso più ampio del termine, anche qui con qualche cover (una dell’ottimo ex Fairport Convention Richard Thompson, un’altra di Townes Van Zandt), un pizzico di blues, qualche reminescenza R&B, mandolini assassini, un pizzico di country (come nell’ottimo precedente album con Alison Krauss, qui sostituita al controcanto da Patti Griffin) e tanta, tanta energia alla Zeppelin. Molto piacevole, come tutte le cose di questo vecchio gaglioffo da Dreamland (2002) in poi.
" />Miami - July 2010
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Insomma, se vi piace il genere correte. Maestria + energia, mica minetsrine riscaldate… Anche se la permanente a riccioloni alla sua età in effetti fa un po’ridere.
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