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Venere in pelliccia – La recensione

Creato il 23 novembre 2013 da Drkino

Venere in pelliccia è metateatro cinematografico, specchio del reale e simbolismo mitologico, carico di una forza rara e misteriosa…

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Le luci si spengono, il film inizia. Nei panni di qualcuno ancora a noi sconosciuto giungiamo alle porte di un teatro, sulle quali sono affisse locandine per le audizioni della piece Venere in pelliccia. All'interno un uomo, con sigaretta in bocca e parlata frenetica, accoglie la bionda dagli occhi della quale stavamo osservando la situazione. Inizialmente riluttante, Thomas (l'uomo della sigaretta) accondiscende a provinare Vanda (la bella bionda), in un'audizione che, prolungandosi in tempistiche curiosamente prolisse, diverrà qualcosa di molto più.

Preceduto dalle recensioni estremamente positive, dai commenti di lancio più che invitanti e dal nome che vi pone la firma, Venere in pelliccia non poteva certo partire svantaggiato. Eppure, nella sua unica, affascinante location, esso riesce anche ad eccedere e a sorprendere per l'originalità con cui il soggetto si distende nell'ora e mezza di durata. Ambientato unicamente in un teatro vuoto, in una notte tempestosa, l'opera imbastita da Polanski si presenta come una sorta di metateatro cinematografico, ma rivela alla fine una morfologia in continuo mutamento. Dalla rappresentazione di uno spettacolo (che sarebbe di per sé un'audizione), si passa ad una sorta di allegoria della realtà dei protagonisti, alla quale segue un gioco di scambio di ruoli che approda in ultimo ad un epilogo di stampo surrealista quasi punitivo. Se per la parte prettamente materialista e immediata della messa in scena si possono principalmente evidenziare le profondità dei personaggi (lei ignorante e sfrontata, ma dal profilo mistico ed erotico, lui un represso sottomesso alla morale sociale), per il sottostrato narrativo attinente alla realtà diviene interessante notare come la ridondanza dei nomi e delle personalità dei soggetti portino ad un'inestricabile dualità tra finzione e vita vera, più volte fuorviante per lo spettatore.

Anche l'erotismo gioca in quest'opera la sua carta migliore: sempre velato e quasi impalpabile, mai carnale o tattile, fondato su inquadrature che non evidenziano l'eros ma lo trasmettono in secondo piano, quasi come una sorta di messaggio subliminale.

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 Eppure esso è sempre presente, lo si percepisce come una cappa aurea sullo sguardo di Vanda, come anche nelle righe della sceneggiatura teatrale, fondata su di una storia d'amore masochistico tra una donna e un uomo che si fa suo schiavo. E se ciò non bastasse non si può che rivolgersi all'atmosfera di immobilità temporale alla quale è soggetto il tetro luogo delle vicende, laddove la punizione e la rievocazione di miti tragici diventano allo stesso tempo dolce piacere e dolore straziante.

 

FARMACO LIBERA-PULSIONI

Elia Andreotti

Regia: Roman Polanski – Cast: Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric – Nazione: Francia – Anno: 2013 – Durata: 96'

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