



Era già successo (vedi qui), davanti a certi volti velati non resisto. E non perché ho ricordi di religiose tremende che mi hanno traumatizzato in un remoto passato, no. Io di suore ne ho incrociate giusto un paio, per sbaglio, da bambinetta. Una assai canterina, quellochelascituloconosci, come Elio. Un'altra molto anni settanta, progressista femminista eccetera, che mi ha parlato di quel film in cui Jodie Foster veniva violentata e di come non ci fosse nessuna giustificazione in un atto del genere, e non importa se la donna è svestita e ammiccante o ubriaca o un po' mignotta. Insomma, la suora che mi ricordo io era una dura e certamente aveva scelto la vita e non l'aveva subita. Questo per dirvi che mi piacciono le suore non in quanto tali - non ne so nulla - ma proprio per le facce che hanno, facce che emergono senza fronzoli dai veli e dai vestiti essenziali. Facce da ritratto seicentesco, spesso, quintessenze di mobilità espressiva. Questa volta ero seduta in treno alla giusta distanza e le ho osservate per due ore: ciacolavano, leggevano, gesticolavano. Ne ho scelta una, in particolare. Chissà per cosa sorrideva.






