Anche quest’anno il Tokyo Game Show è arrivato, si è svolto e se n’è andato al volo tra conferenze, novità mostrate ed una massa di visitatori più che soddisfacente. Eppure qualcosa sembra essersi rotto nel meccanismo che rendeva l’evento di Settembre come una sorta di continua riaffermazione della centralità del Giappone, padre fondatore dell’industria videoludica, nel futuro del nostro intrattenimento preferito.
Tokyo Game Show 2013 – Poche novità, tranne che per il Giappone
Nonostante la presenza inedita di un grande stand di Rockstar Games con il suo GTA 5 ed una più incisiva presenza di Microsoft, è uscito ben poco di veramente interessante da questa fiera che in passato rappresentava lo scrigno delle novità più succulente per i giocatori. Si è assistito ad un curioso sviluppo degli eventi che ha visto contrapporsi le grandi produzioni occidentali contro un mercato giapponese elitario che si racchiude su sè stesso, relegando le migliori uscite in esclusiva per il mercato nipponico.
E’ cosa nota che molti videogiochi in Giappone siano ancora relegati ad schemi degli anni ’80 – ’90 (le vendite più alte si registrano per JRPG, picchiaduro, visual novel, giochi d’appuntamenti e puzzle games) ma è stato emblematico vedere tantissimi titoli interessanti che saranno per sempre a disposizione solo dei nostri soci giocatori nipponici. Molto strano vedere questa evoluzione da parte di un mercato che di fatto ha creato il videogioco in sè e l’ha lanciato nel mondo sbaragliando barriere di bigotti, tecno-scettici e scettici in generale.
In Giappone moltissimi titoli famosi e venduti in occidente non hanno mai sfondato (neppure il già citato GTA) e di contro piazzano milioni di copie titoli da noi poco conosciuti oppure semplicemente “belli”: emblematico è l’esempio della saga di Monster Hunter, che in occidente ha venduto più che bene (ma nulla di più) mentre in Giappone ha contribuito da solo alla crescita delle vendite misere della console portatile PSvita.
Il samurai zoppicante
Fallimenti commerciali recenti come Resident Evil 6 (seppur spinto con forza da Capcom), la pochezza degli ultimi titoli della celeberrima saga di Final Fantasy oppure la notizia che Nintendo ha chiuso (per la prima volta nella sua storia) due trimestri consecutivi con i bilanci in perdita.
Anche lo stile che ha intrapreso ultimamente SEGA lascia parecchio da pensare: concentrazione sulle uscite esclusive per il mercato giapponese e poco supporto per ciò che verrà rilasciato in tutto il mondo. Nonostante le eccellenze non manchino, legate per lo più a nomi storici (Shinji Mikami e Hideo Kojima, rispettivamente con The Evil Within e Metal Gear Solid 5) le grandi industrie videoludiche giapponesi entrano in una strana fase della loro storia, un brusco calo di competitività mondiale che dovranno saper affrontare.
E’ uno strano caso che lo storico presidente Nintendo Hiroshi Yamauchi sia venuto a mancare il giorno stesso dell’apertura di questo TGS 2013…il samurai è stato azzoppato, ora deve continuare a combattere e ritrovare la forza di un tempo.