Non fare una snervante introduzione sull’argomento, passa subito al chi? cosa? dove? quando? perché?
Mi risulta difficile ora che sono nella biblioteca di antropologia della mia vecchia Facoltà alla Sapienza. Se scrivo, i tocchi dei tasti risuonano sul computer, amplificati dal silenzio, e le statue africane appoggiate sopra alle ante farcite di libri sembrano ballare ai ritmi di questo continuo ticchettare.
“Venerdì di Repubblica” annuncia oggi che il 2 luglio la scrittrice Zadie Smith sarà al Festival delle Letterature di Massenzio. Ci parlerà delle idee che cambiano il mondo.
Dall’articolo che titola È tornata Mrs Smith vengo a sapere che l’autrice del romanzo Denti Bianchi, per me meraviglioso, ha in mente di tornare a vivere a Roma in vecchiaia. E da sognatrice incallita, che non si pente mai di sognare, mi immagino che magari un giorno la intervisterò, portando con me una copia di Denti Bianchi.
Zadie Smith definisce il nuovo libro, N-W, uscito oggi nelle librerie italiane, come il suo romanzo di svolta. Ecco, in un’ipotetica futura intervista le chiederei:
N-W il nuovo romanzo di Zadie Smith
“Cosa pensa una scrittrice quando arriva al suo romanzo di svolta? Prima la felicità e dopo l’immensa tristezza di dover ricominciare tutto da capo?”, ricordo che Italo Calvino, in una lettera di rifiuto al manoscritto di un amico, scrisse: “A che serve poi diventare scrittori se ogni volta che si è finito un libro occorre iniziare un’altra volta da capo?”.
“Lei è una donna molto bella. Se fossi un uomo mi potrei innamorare. Qual è il suo rapporto con la femminilità? Davvero si è imposta di scrivere come un uomo all’università?”, e qui sicuramente scatenerei tutta l’indignazione del pubblico femminile: “Oh santo cielo, ma questa giornalista crede ancora che ci sia una letteratura di genere?”. Leggete l’articolo dove la stessa Zadie Smith racconta le differenze tra la scrittura saggistica femminile e quella maschile, ve ne propongo un breve estratto alla fine, se avete la pazienza di aspettare.
“Cara Zadie Smith, ha mai avuto l’impressione che quello che scriveva desse fastidio a qualcuno? Per le idee espresse, oppure per quello che ha raggiunto, lei che dalle case popolari è passata a una torre borghese di New York?”, domanda banale, è che al momento sto dando molto fastidio a tutte le studentesse e gli studenti che ho intorno e si concentrano per studiare, con questo mio continuo ticchettare sul computer. O forse no? Una nuova arrivata mi ha tolto dal senso di colpa per alcuni secondi, parlando a voce trafelata con la bibliotecaria e aiutandomi a rompere il silenzio.
“Cosa ama dell’Italia? Ci aiuta con le sue parole a riconciliarci con questo paese?”.
E ora basta. Tanto so già che se mai mi troverò di fronte Zadie Smith, le farò le prime 2 o 3 domande e poi cercherò di andarmene al più presto. Mi vergogno davanti alle scrittrici e agli scrittori, mi appunto varie domande e mi fermo alle prime per l’imbarazzo.
Zadie Smith che legge. Dice che il suo scrittore di riferimento è il poeta John Keats.
“Ho imparato a scrivere i miei saggi come un uomo, ma ora mi voglio riprendere i miei forse“, Zadie Smith.
Ornella Spagnulo