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194: una legge non da rivedere, bensì da applicare concretamente!

Da Minerva Jones
194: una legge non da rivedere, bensì da applicare concretamente! A giorni (ovvero il prossimo 20 giugno) la Corte Costituzionale dovrà esaminare e pronunciarsi sulla Legge 194 – quella che, come molti di voi sapranno, più di trent'anni orsono legalizzò l'interruzione di gravidanza e istituì i consultori e l'educazione sessuale (che ha ancora da venire, ma comunque...) nel nostro Paese. La richiesta d'esaminare la questione è stata avanzata da un giudice tutelare di Spoleto che era stato chiamato a pronunciarsi sul caso di una richiesta di interruzione di gravidanza da parte di una minorenne. Di norma, in queste situazioni, il giudice dovrebbe ascoltare l'interessata, verificare le ragioni per la richiesta dell'Ivg e valutare i potenziali danni psicofisici sulla giovane di qualsivoglia scelta. Invece tale giudice ha sollevato l'ipotesi di un incidente di costituzionalità relativo in particolare (ma non esclusivamente) all’articolo 4 della 194/78 – ovvero quello che riguarda i diritti degli embrioni.
Per tale ragione, nella seduta, la Corte Costituzionale deciderà se un "uomo in divenire" (così nel testo, e anche qui si dovrebbe discutere del ricorso a tale termine piuttosto che a quello neutro di 'persona', ma sorvoliamo...) ha più diritti della donna che potrebbe partorirlo, e discuterà e dovrà pronunciarsi su questioni quali:
- Aborto e interruzione volontaria della gravidanza
- Interruzione della gravidanza nei primi novanta giorni dal concepimento
- Facoltà della gestante (nella specie, minorenne) che accusi circostanze comportanti "serio pericolo" per la sua salute fisica o psichica
- Incompatibilità di tale previsione con la definizione e la tutela dell'embrione umano enunciate dalla Corte di giustizia UE in sede di interpretazione del divieto di brevettabilità delle utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali e commerciali (art. 6 della direttiva 98/44/CE)
- Contrasto con la tutela dei diritti inviolabili dell'uomo
- Lesione del diritto alla vita dell'embrione (in quanto uomo in fieri)
- Lesione del diritto fondamentale dell'individuo alla salute.
Difficile non vedere in tale ricorso alla Corte Costituzionale un ennesimo attacco all’autodeterminazione delle donne – il cui corpo sembra essere ancora una volta proprietà di chiunque fuorché loro. Il corpo della donna, per coloro che auspicano una cancellazione o un ridimensionamento della suddetta legge, sembrerebbe di fatto non collegato al pensiero, al sentire, alle intenzioni di vita, alle scelte valoriali della persona. Il corpo della donna diventa – in tale concezione - solo uno strumento di servizio per altri soggetti. Soggetti che possono, di volta in volta, decidere come usufruirne.
Già oggi la perversione del diritto su quello che dovrebbe essere il proprio corpo da parte della persona è oggetto di vessazioni in forme più manifeste – la proposta nel Lazio e in Piemonte di introdurre personale del Movimento per la Vita nei consultori esautorandoli in questo modo della loro funzione laica a tutela della salute delle donne, le difficoltà sempre maggiori nella erogazione della Ivg nelle strutture pubbliche a causa di percentuali altissime di obiettori di coscienza, l'ostruzionismo politico che ha reso difficoltosa l’introduzione della RU846, la difficoltà (sempre a causa di medici e farmacisti obiettori) di accedere alla contraccezione di emergenza – come più sottili – quali le costanti manifestazioni e iniziative di associazioni pro-life che vorrebbero l’abrogazione della 194, che definiscono “assassine” coloro che ricorrono all'Ivg.
-> Ciò che c'era prima di questa legge
Prima c'erano molti più aborti e si moriva anche, per quelli. Per non parlare del fatto che – venendo praticati da personale non preparato – portavano a danni e lacerazioni permanenti. La legge ha avuto l’effetto di diminuire sia la percentuale di aborti, sia le morti di coloro che si affidavano a pagamento a persone che 'risolvevano il problema' con ferri da calza, beveroni a base di piante, stampelle ecc. Quelle che se lo potevano permettere andavano in costose cliniche estere e altre ancora si rivolgevano, sempre in clandestinità, a reti di persone costituitesi spontaneamente (e legalmente perseguite quando scoperte: arrestate e processate) per permettere alle donne di abortire in sicurezza e senza pagare. Altre ancora, temendo per la propria vita o di finire in carcere, portavano a termine – con le ovvie conseguenze fisiche e psicologiche che chiunque può immaginare – una gravidanza che non volevano proseguire (ed un parto) imposta loro dallo Stato.
-> I lati positivi di questa legge
Questa legge per prima cosa riconosce i diritti della persona sul proprio corpo e sul farne ciò che vuole – all'interno comunque di un quadro che definisce limiti oltre i quali subentra la tutela dell'embrione come prioritaria, ma che – entro appunto quei limiti – dà la priorità alla donna. E fa questo – si faccia attenzione – non in leggerezza e allegria, ma attraverso protocolli cauti e articolati che prevedono numerose visite e analisi, discussioni meditate, tempi di riflessione, e infine un intervento chirurgico. Tutte cose che non sono piacevoli in sé e che poi rischiano – e di fatto spesso accade – di venire ulteriormente caricate dalla difficoltà concreta di vedersi riconoscere tale diritto per via di medici obiettori e di tutti quei soggetti che in modo più o meno manifesto mettono i bastoni tra le ruote alla sua applicazione.
La maternità deve essere una scelta, altrimenti abbiamo situazioni di figli non voluti da donne che saranno madri forzate, non proprio – anche qui – una cosa da ridere. Dare la vita o non volerla dare ha a che fare con le convinzioni più profonde sull'esistenza da parte di una persona. Imporgliene altre - diverse, non sue – equivale a distruggere quella persona, a dimostrare palesemente che lei e il suo sentire non contano niente di niente. Come vivrà la maternità? Come si sentirà, durante e dopo? Cosa penserà della vita e della società che la circondano e le hanno sottratto la possibilità di scelta imponendole quella che di fatto è una violenza sulla sua persona? E come crescerà – già a partire dall'interno del grembo materno – quel figlio non voluto, odiato, sentito come una violenza della legge sulla futura madre? Perché imporre una gravidanza, un parto e un figlio a una donna che non li vuole è come emettere una sentenza di morte ai danni di quella persona. Ben altra cosa dalla soluzione alternativa all'Ivg già esistente – e consigliata nei consultori – di portare a termine la gravidanza ben seguite, in forma anonima e gratuita, con l'obiettivo di dare in adozione il nascituro.
Inoltre, e qui si esce dal dramma e si entra nella bellezza di questa legge, la 194 ha istituito i consultori, ovvero strutture in cui vi sono figure professionali che accompagnano con ascolto, comprensione e professionalità in questa decisione, e forniscono tutte le possibili soluzioni alternative per la tutela di tutti – ovvero sia della donna che dell'embrione – affinché, se possibile, non sia necessario, se non proprio per motivazioni personali profonde, ricorrere alla scelta di interrompere una gravidanza.
Infine, a queste strutture si possono rivolgere tutti coloro che – all'inizio della propria attività sessuale o nel contesto della loro vita sessuale adulta – abbiano bisogno di indicazioni, assistenza sanitaria, informazioni, e tutte queste consulenze sono gratuite – nell'ottica della responsabilizzazione della persona, così come del suo benessere dove una felice vita sessuale ne è una componente.

Non trovate che tutto questo debba essere difeso a spada tratta?

-> Cosa accadrebbe, allora, se questa legge venisse abrogata o limitata?
Se questa legge venisse abrogata o limitata, si tornerebbe all’illegalità e alla clandestinità per quanto riguarda l'Ivg. Ai danni permanenti, alla morte. Ma non solo. Già oggi mancano corsi di educazione sessuale, accesso alla contraccezione preventiva e d’emergenza, fondi per i consultori. Togliendo questa legge si sancirebbe anche formalmente ciò che certi soggetti che ci governano – e che mirano nostro malgrado a gestire definitivamente le nostre esistenze – auspicano, ma non hanno ancora affermato pubblicamente: ovvero che non abbiamo diritti sul nostro corpo, sul nostro destino, sulla nostra vita, ma siamo solo pedine e burattini nelle mani di uno Stato che ci può usare in ogni istante per i propri scopi.
Anche per questo – per difendere noi stessi e la nostra libertà di scelta a oltranza – è importante difendere questa legge.
Altre info: su twitter l'hashtag è #save194
Su Femminismo a sud un post sempre col titolo #save194 riassume la questione e le controproposte che stanno arrivando da più soggetti della società civile
Le mobilitazioni in corso le trovate invece qui


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