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27 marzo...una data che non riesco a dimenticare

Creato il 26 marzo 2012 da Selena
Lo ricordo come fosse ieri, eppure son passati 8 anni. Un'eternitá, a pensarci, ma anche no. E sembra tutto lontano, come se l'avesse vissuto un'altra persona. E lo racconto quando do qualche classe di spagnolo, racconto aneddoti di quella mia vita che ormai non c'è piú, come fossero avventure di un libro, come fossero cose inventate, ma le ho vissute sulla mia pelle, son dentro di me, emergono a volte e mi ripeto sí, é la mia storia, son io quella che racconto che ha visto tutte quelle cose, che ha respirato l'aria di Mallorca per la prima volta la notte del 27 marzo 2004, dopo un viaggio lungo, dopo ore d'attesa all'aereoporto di Barcelona insieme ad altra gente, futuri compagni di lavoro, gente che ho perso di vista ma con cui mi mantengo, almeno con qualcuno, ancora in contatto.
Son io che quella sera, dopo due giorni che non dormivo perché la notte prima ero uscita con gli amici italiani per salutarli, che non sapevo quando li avrei rivisti, uscivo carica di valigia e borsone dall'aereoporto di Mallorca e piovviginava, ed era umido e non capivo neanche dov'ero.
E quella notte, finalmente a letto, in un hotel, dividendo stanza con due sconosciute, mi son chiesta "ma cosa ci faccio qui!".
Son io che quella che doveva star in Spagna 7 mesi, e poi ci son rimasta 7 anni e mezzo.
Ed ora son qui in Italia, e mi chiedo spesso che ci faccio in questo posto che avevo lasciato allora e ancora me lo ritrovo addosso, e non lo sento mio.
Eppure ho vissuto. Un'esperienza che ora mi fa sorridere, anche se spesso mi ha fatto piangere. Di solitudine, di rabbia, di allegria pure!
Lo scoprire tante cose, giorno per giorno, di un paese sconosciuto di cui sapevo la lingua studiata da sola per gli esami universitari. Una lingua che non m'interessava e che avevo assicurato, alla mia lettrice spagnola, che mai avrei usato uscita dall'universitá. E ricordo bene le sue parole: "Selena, utilizarás este idioma, por eso lo tienes que aprender bien!". Lei sapeva? Lo immaginava? O forse lo sperava?
E quella lingua ora é dentro di me, nella mia mente, nel mio cuore, e la parlo ogni giorno, ora solo con mio figlio e coloro a cui do lezioni, quella lingua che per me é sentimento, emozione, curiositá, tristezza, passione. Quella lingua che ho imparato ad amare mentre la imparavo davvero, mentre la parlavo con i colleghi di lavoro, i clienti, gli amici, con chi m'insegnava il vero castellano, quello non dei libri e dalla grammatica perfetta, ma quello di strada, della gente, quel castellano di ogni giorno con frasi fatte che alle mie orecchie non avevano un senso, ma che ora uso per esprimere ció che penso e fatico a tradurlo all'italiano perché non trovo, spesso, le parole che esprimano davvero ció che sento.
E quando sei li, lontano dalla patria, dagli amici, dalla famiglia, ti senti perso, ti manca quel passato che racconti e che gli altri ascoltano curiosi, ma che ti fa quasi male, perché lo rivuoi, ma sai che non ne fai piú parte. Perché l'espatrio non é sempre allegro e spensierato, perché ti scontri con i problemi di tutti i giorni, non sei in vacanza, non sei un turista, vivi la vita che si vive lí, la quotidianeitá, e la rendi tua. Cosí che diventi parte di un nuovo mondo, e se la gente ti chiede ma perché non sei felice, ti risulta una domanda strana, perché pensi che tu vivi la vita che vivono tutti, problemi annessi, lavoro, soldi, arrivare a fine mese, non c'è niente di diverso, non capisci perché t'invidiano, non capisci cosa ci sia di eccezionale.
Poi forse capisci che la cosa straordinaria é che vivi dove vuoi tu, scegli tu la meta, accetti i pro e contro, e ti lamenti come tutti fanno, come quelli che continuano a vivere dove son nati, ma t'invidiano.
Ed io lo só, lo ricordo, mi son lamentata spesso della realtá che mi circondava, ma ricordo anche le emozioni che ho vissuto, tutte le prima volte di questi 8 anni: il primo giorno a Mallorca, il primo giorno libero in giro per l'isola, i primi amici, il primo giorno nel mio monolocale, il primo giorno di lavoro nell'aereoporto, il primo trasloco, il viaggio in nave con macchina e cane verso l'Italia e ritorno, il trasloco in Andalucia, il ritorno a Mallorca, il test di gravidanza, la prima ecografia, di nuovo in Andalucia, il primo giorno di Gabi, i suoi primi passi nel Balcón de Europa a Nerja, il primo viaggio in aereo con lui...e l'ultimo giorno in Spagna, l'ultimo viaggio tra quelle strade, l'ultimo pensiero prima di varcare la frontiera, e le lacrime che si mescolavano con la goccie di pioggia che cadevano sul mio viso mentre fumavo una sigaretta guardando da una parte la Spagna, dall'altra la Francia, sapendo che non c'era ritorno e che nulla sarebbe stato piú come prima. Sapendo che non avrei rifatto quel viaggio all'inverso, che non avrei calpestato suolo spagnolo come residente, non avrei piú detto torno a casa mia...
Ho abbandonato quel paese non volendo lasciarlo. Anche se ero triste, anche se lo odiavo, ma non odiavo il paese, ma la situazione che, mio malgrado, stavo vivendo. Ho dovuto scegliere.
Son passati mesi, ormai. E sembrano anni. E tutto appare lontano.
Eppure la Spagna é dentro di me. É dentro Gabi che ci é nato. É dentro ció che mi porto dietro. É dentro ogni oggetto che mi appartiene.
Rido. Perché non mi son portata niente di tipico di lí. Non ho le nacchere, né altri souvenir. Non ho niente che ricordi che ero in Spagna, oggetti che un giorno potrei disporre nella mia futura casa. Non ne ho. Perché io ci vivevo, non ero una turista, quelle cose non le compravo. E rido perché penso che é quasi assurdo che io non abbia niente che ricordi il mio passaggio in quei luoghi. Neanche una cartoline, per dire!
E poi racconto di me, delle mie avventure, e mi sento chiedere ma come hai fatto, come hai vissuto, perché vivevi in quel modo, certo che avevi coraggio, certo che é stato bello, é stato difficile, é stato...
Lo volete sapere com'é stato? Una vita pazza, la mia. Una vita vissuta al massimo. Una vita dove ho provato tutte le emozioni possibili, belle e brutte, ma son state forti, son state allucinanti, son state incredibile.
Eppure per me era la normalitá, la vita di tutti i giorni,
Eppure ora ci penso e sorrido, anche delle sventure che mi son capitate.
Eppure non sarei ció che sono senza quegli anni vissuti in Spagna.
Nostalgia? Me la porto dentro ogni giorno. Spesso ho paura che i ricordi svaniscano, che in futuro non ricorderó piú le storie che ancora racconto. Che non sentiró piú le emozioni che allora sentivo. E soprattutto ho nostalgia di quel che ero. Di quella persona che si arrangiava, che era indipendente, che non aveva paura di niente, che faceva i bagagli e partiva all'avventura fregandosene di tutto. Quella persona che ora non capisce tante cose che la circondano, che vive in un modo differente.
Forse la nostalgia me la porteró dietro per sempre. Il che non significa non esser capaci di ricominciare in un'altro posto. É che sono una parte di me, quegli anni in Spagna, che a molti non fa piacere sentire. Son io, son cosí, ho ancora bisogno di parlarne per ricordarmi chi ero, per ricordarmi quel che son capace di fare, per ricordarmi, soprattutto, che non ho paura perché ho vissuto situazioni incredibili che, almeno fra chi conosco, non son capitate.
E poi un giorno, quando Gabi sará grande, parleró di me, di quel che ho vissuto, del suo paese, di quanto l'ho amato ed odiato, di come ho imparato a conoscerlo, e del perché lui sia nato in Spagna e perché dev'essere orgoglioso d'esser spagnolo come (presto lo sará) italiano. Di come queste due patrie siano dentro di lui, e gli insegneró ad amare un paese che per ora é lontano e dove forse, in futuro, lui deciderá di tornare, anche solo per conoscere le sue origini.
Un giorno racconteró a mio figlio di questa sua madre che a 25 anni é partita per stare 7 mesi a Mallorca, ed é tornata dopo 7 anni e mezzo in Italia. E spero che anche lui si divertirá con le mie avventure, che riderá di certe cose, che capirá altre scelte, che capirá che nella vita puó scegliere come vivere e decida di riempirsi il cuore e la mente d'immagini e sentimenti che lo accompagneranno per sempre.

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