Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 31, 2012
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Dove trovarlo, Gilda? Perché ti vengono in mente altre domande, mentre cammini in strada e posi lo sguardo sui parcheggi per le biciclette, i sottopassaggi che porteranno chissà dove, le vetrine dei negozi, ognuno con l’alberello che ricorda una natura diversa dal cemento, dal ferro, dalla plastica? Perché pensi che la vita sia tutta programmata, che i passi sull’asfalto siano già previsti da qualcuno, che anche se decidi di girare a sinistra e non a destra, qualcuno lo aveva già pensato? Hai scartato all’improvviso: c’è una strada dalle case in mattone stile antico, con portici simili a quelli delle città del nord Italia. Dove cercarlo, Gilda? Scarti ancora: sei in una via residenziale, coi paletti in metallo, colonne avvolte dai cartelli elettorali. Perché ti senti strana? Da dove ti proviene l’impressione d’esser qui perché qualcuno l’ha voluto? La staranno provando anche la donna vestita in giallo che trascina il passeggino o la ragazza con la gonna bianca e nera? Sospetteranno che la loro posizione sia studiata per orientarti nei labirinti ignoti di una città che non conosci? Passi vicino a un pub con l’insegna verde e i colori nazionali dell’Irlanda: a cosa lo associ? A un uomo seduto davanti a una Guinness chiara bevuta per metà, con un taccuino per prendere appunti: che cosa sta scrivendo? Prova a sbirciare, potresti trovarci l’indicazione giusta per rintracciare Arturo. Leggi la parola supermarket, proprio ora che ne appare uno nella via dai palazzi bianchi e beige; entrerai? Resterai sulla porta in attesa di capire che funzione può avere in un viaggio di cui non ricordi più il motivo, se non che stai cercando uno scrittore sparito all’improvviso? Sarà quello del pub, che ora comincia a scrivere più fitto, come preso da una foga incontenibile, l’ispirazione che raggiunge l’acme quando sta per succedere qualcosa, uno scarto nel movimento tranquillo dei clienti che posano i prodotti sul ripiano delle casse, la giovane bruna col giubbotto in pelle o l’anziano ancora incerto tra la sogliola e lo sgombro. Ecco, due uomini con i caschi scuri scivolano più velocemente sul fondo della sala, con le pistole in mano, puntandole verso la cassiera bionda e poi verso il cliente che sembrava sul punto di reagire. Perché decidi di entrare proprio ora? Cosa ti attira nella trappola, pur avendo capito quanto sia rischioso? Forse l’uomo del pub, che ora suda piegato sul taccuino a scrivere più rapidamente; che magari accenna alla fisionomia dei due rapinatori, uno grosso e l’altro più esile e impacciato, con una faccia che Gilda ricorda di aver visto, no, non è possibile, incrociano lo sguardo per un istante solo ma non può sbagliare, l’uomo con gli occhi da animale in gabbia che inseguono con apprensione ogni mossa del complice, quell’uomo, Gilda, è proprio Arturo.