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A proposito di Davis: Coen in folk

Creato il 06 febbraio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

6 febbraio 2014 • Primo Piano, Vetrina Cinema, Videos •

commento di Elisabetta Bartucca

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Il Greenwich Village prima che ci arrivasse Bob Dylan, la straripante musica folk revival degli anni ’50, l’odissea personale e artistica di un cantante folk e l’inesauribile talento dei fratelli Coen. Se a tutto questo aggiungiamo la musica suonata dai Marcus Mumford e dei Punch Brothers, un cast di soliti noti alle prese con le note del folk anni ’60 e l’abituale team di collaboratori – dal produttore di “Non è un paese per vecchi” e “Il Grinta”, Scott Rudin, allo scenografo di “A serious man” Jess Goncher, passando per il direttore della fotografia Bruno Delbonnel, che ha curato il segmento dei Coen per il corale “Paris, Je t’aime” – il gioco è fatto.

Il risultato è “Inside Llewyn Davis”, in Italia “A proposito di Davis”, un capolavoro “che evoca altri tempi e altri luoghi”, in bilico tra il ritratto intimo e l’epica, la cui ispirazione arriva da lontano: da un libro, una biografia nello specifico, ‘The Mayor of MacDougal Street‘, scritta dal musicista folk Dave Van Ronk, e incentrata su quegli anni.

Gallery A proposito di Davis

Siamo sempre stati interessati alla musica di quel periodo, il cosiddetto ‘folk revival’ della fine degli anni ’50, alla vivace scena musicale che caratterizzava il Village prima che Bob Dylan vi facesse la sua apparizione. – raccontano Ethan e Joel – Una musica prodotta ed eseguita durante quella che potrebbe essere definita l’epoca beatnik degli anni ’50 e dei primi anni ’60. Quel periodo è durato solo fino ai primissimi anni ’60, e la maggior parte della gente non ne sa niente”.

Fu proprio la fascinazione dei Coen per quel libro a convincerli a scavare nella vita e nella musica di Van Ronk e di tutta quell’epoca, per arrivare solo in un secondo momento a costruire una storia di finzione su un cantante folk, Llewyn Davis (Oscar Isaac), che si trova davanti a un bivio, mentre cerca faticosamente di farsi strada nel Greenwich Village del 1961. Un lungo viaggio lo porterà dai fumosi caffè del Village ad un club deserto di Chicago, per un’audizione con un potente impresario musicale.

Un film imbastito in ogni sua parte giorno per giorno e senza il diktat di una scaletta precisa, in perfetto stile Coen, nato con un’unica immagine di partenza in testa: quella di un cantante folk picchiato in un vicolo sul retro di un club del Village. La domanda successiva fu: “Come è arrivato lì quel personaggio? Che tipo di eventi l’hanno portato a quella situazione?”. Vedere spettacoli di quegli anni e leggere l’autobiografia di Dylan per ricostruire il Village di quell’epoca, non ha però allontanato i Coen dal loro principale punto di riferimento per questa storia: il libro di Van Ronk.

Rimanere ancorati alla sua biografia li ha aiutati a creare storie e personaggi che sono il risultato di un mix equilibrato tra figure realmente esistite e altre create dalla loro immaginazione. Quando ad esempio Jean (Carey Mulligan) e Jim Berkey (Justin Timberlake) si esibiscono al Gaslight Café, il ricordo corre al trio folk Peter, Paul e Mary; così come il viaggio di Llewyn a Chicago è in parte ispirato ad un fatto accaduto a Van Ronk. Ma “A proposito di Davis” è soprattutto un film fatto di musica e non è un caso che l’incursione dei Coen nei ritmi folk segni la quarta collaborazione con il produttore musicale T Bone Burnett, premio Oscar per la colonna sonora di “Fratello, dove sei?”, pellicola alla quale “A proposito di Davis” risulta profondamente collegato, nonostante la profonda differenza di toni, stile e contenuto. “Volevamo realizzare un altro film che fosse trainato dalla musica, ed è in questo senso che i due film si somigliano – precisa Joel – Tuttavia il modo di presentare la musica nelle due pellicole è estremamente diverso”.

Un tripudio di melodie, storie e stravaganze che dopo aver ipnotizzato Cannes conquistando il Grand Prix Speciale della Giuria, si prepara dal 6 febbraio (data di uscita in sala per la Lucky Red) a incantare il pubblico italiano.

di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net



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