Magazine Società

A senso unico

Creato il 06 novembre 2010 da Lanterna
Quest'estate, nei miei giri in cascina insieme ai bambini, ho conosciuto un manzo. Toro o bue, non sono andata ad indagare sulle sue capacità riproduttive.
Era bello e massiccio, color champagne, con le corna ridotte a moncherini (non è una pratica dolorosa, praticamente si spezza il virgulto appena nascono - alle frisone allevate in ambiente non biodinamico lo fanno regolarmente, tanto che molte persone pensano che le frisone non abbiano le corna). Era mite e dolce, tanto da farsi accarezzare per un tempo infinito mentre Ettore e Amelia giocavano con i vitelli della stalla accanto. Era anche un vizioso: quando mi vedeva, mi riconosceva subito e si metteva in posa per farsi accarezzare in mezzo alle corna, dove il pelo è un po' più lungo e un po' più riccio.
Quando ho saputo che il 14 novembre ci sarà a Roma (Villa Borghese) una manifestazione contro la macellazione dei cavalli, ho pensato a lui.
Sarà che io in una macelleria equina ci sono cresciuta, sarà che in mio nonno ho sempre visto un enorme rispetto delle bestie e della carne, sarà che le mucche della stalla accanto sono state una grande compagnia durante i primi tempi con Amelia e che tuttora i miei figli giocano con i loro vitelli.
Io non ci sto a questo gioco ipocrita del "povero cavallino, la mucca invece mangiamocela". Gli animali hanno tutti una loro dignità e una loro intelligenza. Se le mucche venissero allevate con lo stesso amore con cui vengono allevati i cavalli o i gatti, ci darebbero lo stesso affetto e la stessa comprensione.
Davanti alla questione della macellazione, secondo me l'unico bivio possibile è tra l'accettazione della macellazione (regolamentata, sana, senza crudeltà) di tutti gli animali e la scelta vegana. Neanche vegetariana, perché un allevamento di mucche da latte o di polli da uova produce sempre degli "scarti" (i maschi, tipicamente) che vanno eliminati in qualche maniera.
Tertium non datur, soprattutto quando questa terza via corrisponde con un'ipocrita e soggettiva difesa di una specie a favore delle altre. È il trionfo dello stereotipo sulla vita e sulla natura.
Per la cronaca: oggi, sull'onda di queste riflessioni, sono andata a trovare il "mio" manzo. Non lo vedevo da una quindicina di giorni. Ho trovato la stalla vuota: probabilmente il suo periodo di ingrasso è finito e qualcuno, magari io stessa, se l'è mangiato.
Mi dispiace da morire, mi verrebbe da piangere perché gli ero davvero affezionata. Sublimerò questo dolore mangiando la sua carne (o quella dei suoi simili, non ci è possibile sapere esattamente da quale bestia proviene la nostra carne) con un rispetto ancora maggiore del solito. Era una brava bestia, e scommetto che era anche buona.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine