Adama è una donna in difficoltà, emigrata dal Senegal, dove lascia quattro figli da mantenere.
Inizia a lavorare e attende un permesso di soggiorno.
Accetta l’aiuto di un connazionale che diventa il suo compagno.
A questo punto inizia il calvario.
L'uomo, forte della situazione di irregolarità della donna, la trasforma nella vittima della sua violenza.
La deruba, la stupra e la ferisce e la minaccia perchè sa che senza documenti rischia l’espulsione. Questo diventa l’incubo quotidiano di Adama che alla fine si ribella e denuncia. Solo che i carabinieri, scoperto che non ha le carte in regola, l’hanno rinchiusa nel Centro di Identificazione e Espulsione di Bologna.
Questa storia emblematica (perché, come sappiamo bene, non è un caso isolato) è stata segnalata nella Giornata contro la Violenza alle Donne, dalle associazioni come Migranda e Trama di Terre.
E’ stato lanciato un appello: "Liberate subito Adama dal Cie, concedetele un permesso di soggiorno che le consenta di riprendere in mano la propria vita".
“Adama è una donna e una migrante. Mentre scriviamo, Adama è rinchiusa nel CIE di Bologna. È rinchiusa in via Mattei dal 26 agosto, quando ha chiamato i carabinieri di Forlì dopo essere stata derubata, picchiata, stuprata e ferita alla gola con un coltello dal suo ex-compagno. Le istituzioni hanno risposto alla sua richiesta di aiuto con la detenzione amministrativa riservata ai migranti che non hanno un regolare permesso di soggiorno. La sua storia non ha avuto alcuna importanza per loro. La sua storia – che racconta di una doppia violenza subita come donna e come migrante – ha molta importanza per noi.”
Sarebbe una grande vittoria riuscire ad aiutare Adama: perché ricorderebbe che combattere la violenza sulle donne è molto più importante di un permesso di soggiorno o di qualunque altra questione prettamente burocratica.
Altrimenti, nel nostro territorio si consumerebbe il solito crimine contro il genere femminile: l’indifferenza.