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All'ascolto

Creato il 20 novembre 2011 da Ilpescatorediperle
Nel corso del dibattito sulla fiducia al suo governo di qualche giorno fa, Mario Monti, ad un gruppo di senatori che interrompevano il suo intervento, ha detto questa frase: "Se dovete fare una scelta, mi permetto di rivolgermi a tutti, ascoltate, non applaudite."Questo invito, nella sua disarmante semplicità, contiene, però, un proposito che appare quasi rivoluzionario. Esso, infatti, al contempo inverte l'ordine di priorità prefissato (l'approvazione, spesso del tutto automatica, per via d'applauso, e l'ascolto critico) e si propone di riportare nella sua orbita lo svolgimento della democrazia, che è insieme libero esame e libera espressione delle opinioni piuttosto che assunzione per partito preso e amplificazione massiva dell'opinione del più forte.La richiesta di ascolto, se presa sul serio, mi ricorda un altro appello, certo più importante, ma per certi versi simile. Quello che Immanuel Kant rivolge, nella prima prefazione al suo scritto sulla religione, ai teologi di professione; sono coloro che avrebbero avuto più da ridire sul suo esame dei contenuti di fede che ricorre al libero uso della ragione; e nel 1794 è lo stesso re di Prussia ad invitare Kant ad astenersi dall'occuparsi di questioni religiose in futuro (impegno dal quale il filosofo si sentirà liberato alla morte del sovrano). Ecco, è in questo quadro di censura e di messa in dubbio della libertà di pensiero che Kant scrive: "Il teologo biblico può essere d'accordo con il filosofo, oppure credere di doverlo contraddire, soltanto se lo ascolta (hört). Solo così infatti egli può premunirsi contro i problemi che questi potrebbe porgli."L'appello all'ascolto è uguale e contrario all'appello del monarca prussiano. Quest'ultimo invita all'ascolto dell'obbedienza (sia in italiano, attraverso il latino, sia in tedesco, "ascoltare" e "obbedire" condividono l'etimologia, rispettivamente audire e ob-audire, hören e gehorchen), intima cioè un assenso preventivo alla posizione dell'autorità e mette a tacere la libertà d'opinione. E' questo atteggiamento, proprio del dispotismo, quello contro cui Kant si scaglia nel suo celebre scrittoChe cos'è l'Illuminismo?: "Non è permesso ragionare, ma si deve obbedire (gehorchen)". Ad essere interdetto è non solo il libero, ma il pubblico uso della ragione. L'obbedienza, in questo senso, è dunque l'ascolto passivo, che distrugge lo spazio di libertà che si situa tra la parola udita e l'azione compiuta. Essa è liberticida, e perciò diversa dall'osservanza e dal rispetto delle leggi, che certo per Kant è un punto irrinunciabile, perché si esercita d'autorità su un terreno, quello del libero esame del sapere, sul quale ciascuno deve poter camminare con le proprie gambe.Il dispotismo, al contrario, richiede di avallare una posizione assunta come valida senza discuterla. Così, ad essere annullato è uno spazio uguale e contrario, come si diceva, di ascolto: quello orizzontale, tra pari, che condividono dei punti di vista piuttosto che imporne uno con la forza.
Forse Kant non poteva immaginare che si potesse andare oltre l'imposizione di una verità, ovvero che si potesse arrivare all'assoluta intercambiabilità di un punto di vista con l'altro, con la sola bussola dell'applauso a certificarne il supposto valore. Forse non avrebbe immaginato come oggi non esista una maggiore forma di resa dell'applauso (e del suo gemello, le grida).E torniamo, così, al suo appello. Egli non chiede ai suoi avversari di prendere per buono quel che sostiene. Egli li invita solo ad ascoltarlo. Addirittura, egli sostiene che soltanto così potranno veramente contraddirlo, premunirsi per la battaglia d'idee alla quale egli accetta volentieri di sottoporsi.L'ascolto, laddove non implichi la cieca obbedienza ma il vaglio delle posizioni altrui, è già un atto politico. Laddove liquidi la politica dell'applauso, esso è rivoluzionario. Sarebbe bello se riuscissimo ad essere all'altezza di questa impegnativa richiesta.
All'ascoltoda TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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