30 dicembre 2013 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •
Il giudizio di Antonio Valerio SperaSummary:
Il cinema di David O. Russell è un cinema di personaggi e di attori. Ce lo aveva dimostrato già nelle sue prime pellicole, da Amori e disastri fino a I Heart Huckabees passando per il controverso Three Kings, lo ha poi manifestato ancora più chiaramente con The Fighter, facendo vincere l’Oscar a Christian Bale e Melissa Leo, e ce l’ha confermato la scorsa stagione con Il lato positivo – Silver Linings Playbook, mettendo la giovane e brava Jennifer Lawrence in condizione di ricevere la prima statuetta della sua carriera e facendo ottenere la nomination a tutti gli altri interpreti, da Robert De Niro a Jacki Weaver passando per un inedito Bradley Cooper.
L’atteso American Hustle – L’apparenza inganna segue la scia segnata da questi precedenti lavori, sfoggiando un cast in forma smagliante e ritraendo una serie di figure liminari, in bilico tra genialità, follia, stravaganza e stupidità. Personaggi con le proprie assurde fisse, mentalmente instabili, pronti ad esplodere in comportamenti inaspettati, che questa volta sono i protagonisti di un film che mette completamente da parte le tonalità drammatiche che dominavano The Fighter e condivano qua e là Il lato positivo. Una pellicola che si immerge nella storia americana, quella degli anni Settanta per la precisione, rendendola una farsa umana, con individui alla disperata ricerca di se stessi e di un chiaro obiettivo per le loro esistenze. Storia americana degli anni Settanta in questo caso rappresentata niente meno che dalla nota operazione Abscam che si concluse con l’arresto di una decina di membri del Congresso con l’accusa di corruzione.
Una scena tratta dal film “American Hustle”
Così come avveniva in Three Kings, quindi, David O. Russell rilegge un’importante, anche se non troppo ricordata, pagina del passato degli States e lo fa a modo suo, appoggiandosi senza dubbio alla cronaca reale dei fatti ma sfruttandola per strutturare un racconto tanto spettacolare, pieno di ritmo e di colpi di scena, quanto focalizzato sulle psicologie dei suoi personaggi. Al centro delle vicende troviamo il piccolo truffatore Irving Rosenfeld e la sua “compagna in affari”, nonché amante, Sidney, che dopo esser stati incastrati dall’ F.B.I. si ritrovano costretti a lavorare con l’agente federale Richie DiMaso per smascherare i politici corrotti del Congresso degli Stati Uniti.
Il risultato è un mix esilarante, colorato, appassionante, a tratti anche kitsch, che nel complesso sprigiona una grande eleganza. Un’eleganza data sicuramente dalla regia minuziosa di Russell, attento nella messa in scena a dare la giusta importanza ad ogni dettaglio, a non far mai calare il ritmo del racconto e a dirigere gli attori senza farli cadere in nessun momento nella banale macchietta; ma principalmente da una sceneggiatura sopraffina che – guai a considerarla un semplice esercizio di stile – mescola con un equilibrio impressionante ritratto storico, racconto ad incastri con doppi giochi e colpi di scena, dialoghi serrati e descrizione profonda delle emozioni e dei caratteri dei protagonisti.
In questo “gioco” cinematografico fondamentale è tra l’altro l’apporto degli interpreti, tutti baciati dalla grazia. Tra Christian Bale, Amy Adams, Jennifer Lawrence, Jeremy Renner e Bradley Cooper è una gara di bravura dove è impossibile sancire il vincitore.
Di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net
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