Angelino Alfano, un nome una garanzia di impunità
Prima che diventasse un protagonista della politica ho sempre creduto che Alfano fosse Gasparri dopo una cura malriuscita, o viceversa, a seconda dell’entità degli effetti collaterali. Col tempo ho capito invece che erano due figure distinte e separate, anche se ancora oggi nessuno li ha visti mai insieme nello stesso posto.
A differenza di tutti i suoi attuali detrattori, io ora vorrei spezzare una lancia a favore del nostro ministro degli interni e dichiarare che lui con gli scontri di Roma delle forze dell’ordine con gli operai delle acciaierie di Terni non c’entra nulla, così come non c’entrava nulla con l’affaire Shalabayeva e né con qualunque altra cosa sia stata erroneamente considerata di sua competenza.
E’ dai tempi di Berlusconi che questo poveraccio non sa neanche cosa firma, anche ricordiamo un famosissimo lodo che portava il suo nome e che garantiva una totale e criminosa immunità alle alte cariche dello stato, legge poi dichiarata incostituzionale dall’Alta Corte.
Angelino Alfano non è il ministro degli interni è ora che si sappia, è semplicemente un lavoratore dipendente con la poltrona blindata. Non sappiamo proprio “bene bene” per chi lavori, anche se possiamo avanzare ipotesi più che plausibili, ma per qualcuno di certo lavora, perché si vede lontano un miglio che va in ufficio con la tipica e irritante svogliatezza di chi ha il posto fisso.
Alfano sembra un direttore delle poste a quindici giorni dalla pensione. Sta lì, saldato alla sua poltrona in piena pace dei sensi, in perenne stand-by, fino a quando non riceve direttive o indicazioni, e solo a quel punto magicamente si attiva: se si tratta di chiudere un occhio per far deportare una madre e una figlia verso una dittatura, o se deve girarsi di spalle e far finta di nulla per permettere al condannato Dell’Utri di svolazzare verso il Libano non ci sono problemi, è pronto, vigile e attento – queste omissioni sono il suo pane quotidiano -, ma se deve fare il ministro degli interni sul serio ritorna in automatico in stasi criogenica.
Ci provano a tirarlo giù dalla poltrona, ma è impossibile, nessuno può riuscirci! Per quanto Alfano passi più tempo a conferire col parlamento per le sue minchiate che al ministero, il suo posto è a tenuta stagna; nessuno può schiavardarlo dal Viminale.
Immaginiamo lo scenario politico nel caso in cui questo “brutto addormentato” venisse sfiduciato o dovesse rassegnare le dimissioni (ma odio la fantascienza).
Se Alfano dovesse disattivarsi definitivamente, innanzitutto i quattro gatti del nuovo centro destra uscirebbero dalla coalizione, conseguentemente il governo cadrebbe, le riforme della Troika ordinate a Renzi non vedrebbero la luce e l’Italia dichiarerebbe fallimento nel giro di in quarto d’ora.
In pratica tutta la pessima politica del paese è tenuta sotto scacco da un incapace, perché se solo gli girano arrivano persino a prudere le mani alla Merkel!
Alfano ha un potere di ricatto enorme nei confronti dell’esecutivo retto da Renzi, quindi può combinarne di tutti i colori e nessuno mai gli darà realmente fastidio. Non si sarebbe dimesso neanche se le forze dell’ordine avessero asfaltato i manifestanti con i blindati. Dopo ogni cazzata gli basterà andare in parlamento e dire che non sa nulla e inventarsi tutto di sana pianta per esser puntualmente tratto in salvo dalla nefanda cordata Pd, Fi e Ncd.
Alfano non lo smuovi neanche con le cannonate: a riprova tutto ciò basti dire che Renzi ha potuto trombare Letta ma non lui e i suoi amichetti al governo. In fondo, se proprio vogliamo esser pignoli, il governo Renzi è solo un rimpasto a quote rosa “per puro scopo propagandistico” di quello Letta, niente di più e niente di meno. Si poteva fare di peggio e cascasse il mondo s’è fatto!
Ma in fondo cosa potevamo aspettarci da Angelino Alfano? E’ un po’ come chiedere a Signorni di dirigere un giornale vero.
E’ ovvio che se Signorini dirige un giornale non arriverà mai a svelare lo scandalo del Watergate ma si limiterà a far foto alla Madia che mangia un gelato, così come è palese che Angelino Alfano non sarà mai insignito della medaglia al valor civile, al massimo potrà collezionare tapiri d’oro e querele a iosa.
Che cosa possiamo mai pretendere da questi tristi e strapagati disgraziati?
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fonte foto: Navecorsara