Fonometro for dummies
Bisogna ammetterlo, i fonometri costano, eccome se costano. Centinaia di euro, prezzacci da pazzi. E poi c’è una questione peculiare che ricorda la spending review, che nel Regno Unito ha un significato, indicando un processo di revisione, riqualificazione e programmazione delle spese per migliorare l’efficacia degli investimenti ed evitare gli sprechi, mentre da noi vuol dire tagli e sacrifici per i più poveri, il ceto medio, chi vive del proprio lavoro con redditi modesti. E basta. Terrorizzati dallo spread e dai tg tutti hanno accettato con cattolico spirito di sacrificio.
Anche Arvedi quindi deve come tutti affrontare il problema: ma all’inglese o all’italiana?
Di mezzo c’è un grazioso apparecchietto, carino come un animaluccio di compagnia, che si chiama fonometro, invocato nell’Osservatorio Arvedi dai rappresentanti dei cittadini di Cavatigozzi.
Obiezione del tecnico d’acciaio. Il fonometro misura i rumori in decibel.
Se si spende per fare ulteriori rilevazioni acustiche come si fa a spendere per rimediare ai problemi già rilevati? Non si può insomma continuare a misurare tutto all’infinito, se no non si lavora più per rimediare all’inquinamento acustico.
Sarà. Noi incompetenti e decisamente privi di professionalità troviamo fonometri digitali professionali da più di 200 euro. Forse ci vorranno molti più danari. Invochiamo un mecenate, un filantropo.
Però l’amministrazione provinciale, Servizio ambiente, ha diffidato il cavaliere d’acciaio, noto socio della Siemens Vai, anche a piazzare il fonometro.