Aspettando la fine

La fine é dolore, perché qualcuno non accetta che ci sia questa parola.
Qualcuno pensa che sia solo una minaccia passeggera, ma quando si rende conto che é tutto vero, allora attacca. E attacca dove fa male, con le parole avvelenate, cercando di far sentire in colpa l'altro, cercando di dar pena, perché é la sua tattica. Attacca, vuol far del male, accampa scuse, riprende discorsi vecchi d'anni, ripete parole giá dette centinaia di volte.
Non pensare al passato, mi diceva, ma che bene che lo ricordava oggi. E sempre gli stessi problemi, le stesse paranoie, e nuove colpe che ricadono su di me, io, la persona che gli ha rovinato la vita, io che son cattiva, che non son per niente aperta di vedute, che non capisco, che son strana, che son acida. Io che dopo esser andata in Italia torno sempre diversa e piú cattiva che mai, perché a me fan un lavaggio di cervello, in Italia. Certo.
Io che ho sempre sbagliato, che non ho mai dato ma solo ricevuto, io che per esempio non volevo andare a Malaga in macchina, guidando, perché era una settimana che non dormivo, ma per lui era solo una scusa.
Quante stronzate.
Quanto dolore deve provocare per sentirsi meglio.
Quante bugie.
Quante storie inventate.
Ed intanto i suoi che domani arrivano, e vengono qui, in casa mia. Ma che secondo me mia non é, giá che non ho alcun diritto. Ma i miei son venuti qui! E allora vai di rinfacciamenti. Ma io non cedo, non voglio sconosciuti in casa, 3 per l'esattezza. Non voglio nessuno. Non vorrei neanche lui, se potessi.
E attacca di nuovo. La colpa é sempre mia.
Ed io mi chiedo, se tanto cattiva sono, perché continui a star con me, anche dopo che ti ho detto che é finita?
Ma lui é perfetto, lui non ha colpe, lui ha fatto sempre tutto il possibile, ed allora m'incazzo, ed anch'io inizio a far male con le parole, a ricordare, a rinfacciare, perché se vuoi che finisca cosí, allora ti faró soffrire tanto quanto fai soffrire me.
E cosí é passata la giornata, tra parole che non si dovrebbero dire, al telefono, perché di persona lui non ha il coraggio, lui solo scappa, lui codardo, che non vuole ammettere che é tutto finito.
Ora mi odia, ora attacca, ora vuol farmi del male, e mi dice che non vede l'ora che me ne vada da qui. Sapesse la fretta che ho io...molta piú di quella che ha lui...
E neanche il giro a Frigiliana é riuscito a rilassarmi. Che poi mi rinfaccia anche che io, siccome ho la macchina, posso andare dove voglio quando voglio. Perché dopo piú di un mese che neanche mi chiedeva cosa facevo, scoprendo che me n'ero andata all'acquario in compagnia di mio figlio, ora me lo rinfaccia. Comprensibile, lui che in passato quando aveva una giornata libera solo voleva passarla sul divano guardando la tv o giocando con la Play, e che l'unico divertimento concesso era una passeggiata in paese, o a far la spesa. Ecco, ora si lamenta che ero io a non voler uscire...
Ma tant'è, mi mangio il fegato, questo non mi fa bene, i nervi mi logorano, e non mi fa bene, dormo poco sia per Gabi che per lo stress, questo mi fa proprio male, e aspetto con ansia la fine di questo incubo che ormai peggio di cosí non potrebbe andare. Scervellandomi su come trovare una soluzione rapida e non troppo costosa, per andarmene lontano da questa persona che non ha capito niente in tutti questi anni.
Comunque qui dicono che i figli son delle madri, riferendosi che i padri son pura immagine, ma nessuna sostanza. Che son le madri a partorirli, crescerli, educarli, sfamarli, pensando a loro in tutto. I padri ci sono solo per i divertimenti e le partite di calcio...
Io son italiana, ho un figlio con uno spagnolo, e non son felice.
Un'amica tedesca ha due figli con il suo compagno spagnolo, e non é felice.
Un'altra amica spagnola ha un figlio, sempre con uno spagnolo, e non é felice.
Loro sopportano, come d'abitudine, come é giusto che si faccia. Io non sopporto, io dico basta, e loro m'invidiano.
Io continuo a non capire...