In una Roma che brucia per le proteste di studenti, movimenti aquilani, associazioni di napoletani e "facinorosi" assortiti, ci sono degli strani personaggi, quasi tutti uomini, tutti vestiti male allo stesso modo, che hanno in mano le sorti di questo Paese. Il voto delle ore 13:30 ha detto che il Governo Berlusconi, nato soltanto due anni fa con numeri chiari e inequivocabili, va avanti, con uomini molto diversi e con una prospettiva nebulosa. I finiani, parte integrante del progetto PDL, sono all'opposizione per stessa ammissione del leader (meno due, che hanno votato la fiducia) e ad appoggiare il premier vi è un gruppo di tre deputati provenienti dall'opposizione, che ha scelto il nome ingombrante di "gruppo di responsabilità nazionale". Un Governo, che all'alba del voto del 2008 aveva una maggioranza di 98 deputati, con la quale ha fatto ben poco per l'Italia portandoci alla situazione odierna fatta di disoccupazione record, cassa integrazione straordinaria (cioè senza speranza di reintegro) come non si era mai vista, un PIL in caduta libera (pardon, quest'anno crescerà dell'1%, chiedete a Studio Aperto) e un debito pubblico alle stelle, che da domani si appoggerà su 3 deputati in più. Tutto questo in via teorica perché le ultime votazioni su leggi vere e proprie hanno mostrato un naufragio dietro l'altro degli uomini di Berlusconi e perché coloro che hanno dato la loro fiducia per "spirito patriottico" ora aspettano il pagamento di cotanto attaccamento alla bandiera e in politica i debiti si pagano per evitare i mal di pancia. Sono già iniziate le manovre di lusinga a Casini e non è scontato che vengano rispedite al mittente, d'altronde la pasta democristiana è quella ed è famigerata. Comunque sia la parola d'ordine è resistere aggrappati al "Palazzo" come piace chiamare il potere agli intellettuali di destra dalla boccuccia storta e dalla mandibola pellicana, perché ci sono leggi importanti che devono passare. Intanto l'11 gennaio la Consulta si pronuncerà sul legittimo impedimento ed è meglio non fare pronostici, perché il nostro è un Paese che da un pezzo prescinde dalla giustizia. In attesa che la Lega stacchi la spina.
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In una Roma che brucia per le proteste di studenti, movimenti aquilani, associazioni di napoletani e "facinorosi" assortiti, ci sono degli strani personaggi, quasi tutti uomini, tutti vestiti male allo stesso modo, che hanno in mano le sorti di questo Paese. Il voto delle ore 13:30 ha detto che il Governo Berlusconi, nato soltanto due anni fa con numeri chiari e inequivocabili, va avanti, con uomini molto diversi e con una prospettiva nebulosa. I finiani, parte integrante del progetto PDL, sono all'opposizione per stessa ammissione del leader (meno due, che hanno votato la fiducia) e ad appoggiare il premier vi è un gruppo di tre deputati provenienti dall'opposizione, che ha scelto il nome ingombrante di "gruppo di responsabilità nazionale". Un Governo, che all'alba del voto del 2008 aveva una maggioranza di 98 deputati, con la quale ha fatto ben poco per l'Italia portandoci alla situazione odierna fatta di disoccupazione record, cassa integrazione straordinaria (cioè senza speranza di reintegro) come non si era mai vista, un PIL in caduta libera (pardon, quest'anno crescerà dell'1%, chiedete a Studio Aperto) e un debito pubblico alle stelle, che da domani si appoggerà su 3 deputati in più. Tutto questo in via teorica perché le ultime votazioni su leggi vere e proprie hanno mostrato un naufragio dietro l'altro degli uomini di Berlusconi e perché coloro che hanno dato la loro fiducia per "spirito patriottico" ora aspettano il pagamento di cotanto attaccamento alla bandiera e in politica i debiti si pagano per evitare i mal di pancia. Sono già iniziate le manovre di lusinga a Casini e non è scontato che vengano rispedite al mittente, d'altronde la pasta democristiana è quella ed è famigerata. Comunque sia la parola d'ordine è resistere aggrappati al "Palazzo" come piace chiamare il potere agli intellettuali di destra dalla boccuccia storta e dalla mandibola pellicana, perché ci sono leggi importanti che devono passare. Intanto l'11 gennaio la Consulta si pronuncerà sul legittimo impedimento ed è meglio non fare pronostici, perché il nostro è un Paese che da un pezzo prescinde dalla giustizia. In attesa che la Lega stacchi la spina.
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