
Per gli appassionati di tennis questo è il periodo dell’Australian Open, primo appuntamento stagionale con i tornei del Grande Slam. E con l’Australian Open ha sempre avuto un feeling molto particolare Stefan Edberg, che oggi festeggia il suo quarantaseiesimo compleanno.
Ho recentemente letto una statistica, aggiornata all’anno scorso, che diceva che con 56 match vinti e 10 persi lui era il giocatore dell’era Open più vittorioso in quel torneo. Da quel che ne so, il suo record è stato superato, così come anni fa Wayne Ferriera ha superato un altro record suo, quello per il maggior numero di tornei del Grande Slam giocati consecutivamente. E Roger Federer, malgrado abbia tutt’altro carattere, ha vinto più premi per la sportività di lui. Non sono record che fanno particolare impressione quelli detenuti da Stefan, e stanno gradualmente scomparendo uno dopo l’altro, ma questo non toglie nulla alla classe del grande giocatore svedese.
Io non sono stata una sua tifosa, lo sono ancora malgrado il fatto che si sia ritirato sedici anni fa. Wimbledon è Wimbledon, ma se avessi la possibilità di guardare in televisione la diretta della finale del torneo più prestigioso del mondo oppure la replica della finale persa da Stefan al Roland Garros del 1989, non avrei il minimo dubbio su quale scegliere.


Al di là degli altri elogi, sottolineo che la seconda di servizio veniva ritenuta straordinaria. Se guardiamo le statistiche dell’epoca, Stefan aveva una percentuale di prime palle molto alta, con le quali andava a rete benissimo e quasi sempre chiudeva il punto, ma anche la seconda di servizio era tutt’altro che debole. Non tirava fortissimo, ma lavorava tantissimo la palla. Con quel servizio andava a rete, e lì erano guai per qualsiasi avversario. Però era un servizio che logorava, soprattutto sul rebound ace e alle temperature australiane.
Fino al 1987 l’Australian Open si è disputato sull’erba, nello stadio di Koooyong. Dal 1988 il torneo è stato spostato al Flinders Park. Prima, e questa è storia tennistica, Stefan ha fatto secondo turno nel 1983, quarti di finale nel 1984 e vittoria nel 1985 e 1987 (nel 1986 il torneo non si è disputato, fino all’85 il torneo si disputava in dicembre, dall’87 è stato spostato a gennaio e lo slittamento ha fatto saltare una stagione). Dopo…
Nel 1988 è stato sconfitto in semifinale in cinque set da uno straordinario Mats Wilander, che quell’anno avrebbe conquistato tre quarti di Slam. Non ho visto il match e non ho letto nessun articolo in proposito, quindi prendo atto del risultato.

Edberg è stato l’unico ad avere questi problemi in Australia. Evidentemente il suo servizio in torsione lo faceva aderire un po’ troppo a un suolo reso un po’ molle e appiccicaticcio dalle alte temperature. E così il rebound ace gli ha accorciato la carriera, e ha diminuito le sue vittorie.

Edberg mette in seria difficoltà Lendl con una volée, e il ceco butta di là un pallonetto a caso tanto per tenere la palla in gioco. Stefan schiaccia ma non chiude, e anche se i suoi smash non erano potentissimi erano sempre ben piazzati e quasi sempre definitivi. Lendl, un po’ meno in affanno, alza un altro pallonetto. Anche questo è difensivo, ma non è una ciofeca come il precedente. E Edberg non chiude la schiacciata nemmeno questa volta. Lendl a questo punto si è ormai completamente ripreso, può fare tutto quello che vuole, e alza un altro pallonetto. Nulla di definitivo, anche se avrebbe potuto farlo. Però il giocatore è intelligente, e ha deciso di vedere quel che è in grado di fare il suo avversario. Stefan sceglie di tornare a fondo, fa una schiacciata al rimbalzo – e ovviamente non chiude nemmeno questa – e perde il punto sul successivo scambio. A questo punto entrambi sanno una cosa: ogni volta che Edberg proverà ad andare a rete Lendl farà un pallonetto, e Stefan non sarà in grado di chiudere lo smash. Già aveva perso il servizio, se non può più andare a rete come può fare per vincere? E così, visto che il punto che ho descritto ha dato una palla break a Lendl, appena il ceco conquista un altro punto Stefan si ritira sul 5-2 per il suo avversario. E questo è un torneo che senza alcun dubbio avrebbe meritato di vincere. E Stefan detiene un altro record: quello di essere l’unico giocatore che si è ritirato nella finale di un torneo del Grande Slam dopo il 1900.
Poi c’è il 1991, e i due si sono incontrati di nuovo. Stavolta secondo me è stato Stefan, che alla fine era rosso come un peperone, a prendersi un’insolazione. Svedese dalla testa dura che, provenendo da un posto con poco sole, non ha mai capito l’utilità di un cappello. Fatto sta che nel quarto set Stefan ha avuto due match point. Sul primo ha messo in rete una volée di rovescio, per lui peccato mortale, sul secondo ha fatto doppio fallo. E, tanto per gradire, ha fatto doppio fallo anche nel successivo tie-break, su set point per Lendl. Non credo che Ivan avesse bisogno di altri aiuti, infatti ha preso atto dei gentili omaggi ed è andato a vincere l’incontro.

Fra l’altro, è stato anche con il servizio che ha vinto la finale di Wimbledon 1990. Nei primi due set ha giocato in maniera straordinaria. Poi non ha sfruttato un paio di occasioni, ha fatto qualche errore, e gradualmente Boris Becker è rientrato in partita. A quel punto l’andamento del match sembrava definitivamente cambiato, e Stefan ha cambiato il servizio. Quali erano i difetti di Becker, a parte una grande presunzione che lo ha spinto talvolta a scelte folli, come voler battere Muster da fondo campo? Be’, la mobilità, visto il suo fisico, non era proprio delle migliori. Una palla al corpo per lui era un gran problema. E questo è stato quello che Stefan ha fatto per tutto il quinto set: ha servito sul corpo di Becker. Tattica rischiosa, perché bastava un minimo errore per mandare la pallina non sull’ombelico ma sulla racchetta dell’avversario, il quale poi non si faceva pregare a rifilare delle risposte potentissime. Però la maggior parte dei servizi sono andati al posto giusto, e hanno costretto il tedesco a fare una fatica extra che ha pagato commettendo errori su altri colpi. Eccolo qui, il servizio migliore di Edberg: poco potente ma ben piazzato, lavoratissimo e con ottime percentuali di riuscita. Almeno fino all’inizio del 1992.
Il video mostra alcuni punti di un’altra finale londinese, quella del 1988: 
Nel 1993 si è fatto male un’altra volta, anche se pochi se ne sono accorti. Ian Siemerink sì, però, e non credo che abbia gradito. L’infortunio è arrivato al terzo turno, in un incontro vinto in quattro set contro Amos Mansdorf. Mansdorf dava fastidio a Edberg, già nel ’90 a Wimbledon aveva rischiato di perderci, sconfiggendolo solo 9-7 al quinto set. Qui si è infortunato, e si è ritirato dal doppio che giocava, appunto, con Siemerink. La coppia Kratzmann-Masur ha superato il terzo turno per ritiro degli avversari. Stefan ha stretto i denti, forse anche aiutato dal fatto che Sampras, suo avversario in semifinale, avesse problemi di periostite, poi ha perso con Courier.
Ha continuato stringere i denti, Stefan, perché non era uno che si ritirasse facilmente, ed è venuto a Milano a giocare un torneo che ora rimpiango di non aver visto. Volevo andare al match dei quarti di finale, Stefan si è fermato al secondo turno. Sconfitto da Omar Camporese, secondo la stampa italiana, dalla schiena dico io, visto che già dal secondo set giocava con la mano sulla schiena. Era dal 1989 che sapevo che la mano sulla schiena significava guai, e qui ho avuto la conferma, anche se il massaggiatore ha fatto il suo ingresso in campo solo nel terzo set.
Nel 1994 ha perso in semifinale da Todd Martin, vincendo il primo set e perdendo i tre successivi tie-break. Non ricordo l’episodio, ma i miei appunti segnalano un infortunio al ginocchio destro nel corso del secondo set. Comunque siano andate le cose, ormai non era più il numero uno. Le potenzialità per vincere c’erano, ma era sempre più difficile.
Nel 1995 ha perso in cinque set negli ottavi di finale da Aaron Krickstein, giocatore che gli aveva sempre creato parecchi problemi. Nel tie-break del 4° set, vinto dall’americano per 7-5, Stefan ha fatto un doppio fallo con fallo di piede sulla seconda palla di servizio. Suppongo che sia il detentore mondiale di questo tipo di errori, anche se non ci sono statistiche ufficiali al riguardo. Ma ne ricordo altri, di doppi falli così, nel tie-break del terzo set un quarto di finale a Cincinnati contro Jimmy Connors nel 1984, o su una palla break a favore di Becker nel secondo set del loro incontro del girone eliminatorio del Masters del 1989. Nella finale di Wimbledon del 1990 invece è riuscito a fare doppio fallo con fallo di piede sia sulla prima che sulla seconda di servizio. E chissà quanti altri falli di piede ha fatto in momenti meno importanti, che non conosco o che ho visto ma che al momento mi sfuggono.
Infine, nel 1996, ha vinto il doppio con Peter Korda ma in singolare ha perso al secondo turno con Jean-Philippe Fleurian, un giocatore assolutamente non alla sua altezza. Ma per qualche tempo aveva smesso di allenarsi con Tony Pickard, e i risultati si sono visti. Giocava bene per un po’, poi crollava. Evidentemente aveva bisogno di qualcuno che gli stesse dietro per fargli effettuare una valida preparazione fisica. In quel periodo è crollato anche a Dubai con David Prinosil (!), a Philadelphia con Thomas Enqvist, a Scottsdale con Sandon Stolle (figlio dell’enormemente più noto e talentuoso Fred Stolle), a Indian Wells con Michael Chang, a Key Biscayne con Arnaud Boetsch e a Montecarlo con Richard Kraijcek. Io ho visto i match con Chang e Boetsch, e sono stati dei veri e propri crolli, Primo set giocato bene, a parte le basse percentuali di servizio, e poi il nulla. Poi ha ritrovato l’autonomia e la capacità di giocare anche oltre il primo set, e sono arrivati risultati dignitosi. Non straordinari, visto che non ha vinto nessun torneo e in quelli del Grande Slam al massimo è arrivato ai quarti di finale, ma almeno dignitosi se paragonati a quanto aveva fatto in precedenza.
http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=endscreen&v=phNjmgEZT5Q
Il compleanno di Stefan è il 19 gennaio, nel bel mezzo dell’Australian Open. Fra i dettagli curiosi della sua carriera ci sono il non aver mai perso il giorno del suo compleanno, come il non aver mai perso nelle finali disputate di lunedì, e fra queste c’è anche quella di Wimbledon 1988. I suoi risultati sono riassunti in un bel sito curato con passione da Mauro Cappiello: http://stefanstennis.free.fr/index.php?option=com_content&view=frontpage&Itemid=1
Non pensavo che avrei parlato così tanto dei risultati australiani di Stefan da non avere più il tempo per parlare del resto della sua carriera. Evidentemente, come con tutti gli argomenti che mi appassionano, quando inizio a parlare (o a scrivere) non mi fermo più. Perciò ora mi limito a un brevissimo riassunto della sua carriera, con la semplice indicazione dei dati più significativi:
1981: finale al Torneo dell’Avvenire di Milano, sconfitto da Pat Cash. Gioca il rovescio a due mani.
1982: vittoria al torneo dell’Avvenire e in altri tre tornei under 16. Ormai il rovescio è diventato quello splendido colpo a una sola mano che per tanti anni abbiamo potuto ammirare nel circuito. Gioca i primi tornei non di categoria e finisce la stagione al 523° posto della classifica Atp.
1983: conquista il Grande Slam under 18, unico giocatore nella storia a esserci riuscito. Fra i grandi raggiunge le prime semifinali e conclude la stagione al 53° posto della classifica Atp.
1984: vince a Milano il suo primo torneo, e porta a casa l’oro olimpico, anche se il torneo viene definito “dimostrativo”. Vince la sua prima Coppa Davis, giocando il doppio con Anders Jarryd. In finale i due infliggono a Fleming-McEnroe la loro unica sconfitta in 16 incontri di Davis. Raggiunge per la prima volta i quarti di finale in una prova del Grande Slam e chiude la stagione al 20° posto della classifica Atp.
1985: vince tre tornei, fra i quali l’Australian Open, primo successo in una prova del Grande Slam. Vince anche la Coppa Davis, il suo primo Masters di doppio in coppia con Jarryd, e chiude la stagione al 5° posto della classifica Atp.

1987: vince sette tornei, fra i quali il suo secondo Australian Open. Vince anche due tornei del Grande Slam di doppio, in Australia e a New York, diventando uno dei pochissimi giocatori dell’era Open capaci di vincere un torneo del Grande Slam in singlare e in doppio. Prima di lui ci era riuscito McEnroe, dopo ci è riuscito Kafelnikov. Dovrei controllare per sapere se lo ha fatto qualcun altro, ma al momento non ne ho il tempo. Non disputa la finale di Coppa Davis perché infortunato ma fa comunque parte dei giocatori selezionati, e in semifinale era stato determinante contro la Spagna vincendo le sue tre partite in un incontro conclusosi 3-2 per la Svezia. Finisce la stagione al 2° posto della classifica Atp.
1988: vince tre tornei, fra i quali Wimbledon, e due bronzi (singolare e doppio) alle Olimpiadi. Chiude la stagione al 5° posto della classifica Atp.
1989: vince due soli tornei, fra i quali il suo unico Masters. Fra le sei finali perse vi sono quelle del Roland Garros e di Wimbledon. Finisce la stagione al 3° posto della classifica Atp.
1990: vince sette tornei, Wimbledon compreso, e perde la finale dell’Australian Open per infortunio. Chiude la stagione al 1° posto della classifica Atp e diventa l’unico giocatore, insieme a McEnroe, capace nell’era Open di raggiungere il primo posto della classifica sia in singolare che in doppio.

1992: vince tre tornei, fra i quali vi è l’Open degli Stati Uniti, e chiude la stagione al 2° posto della classifica Atp.
1993: vince un torneo, curiosamente su terra battuta, la superficie che ama meno visto che su di essa in carriera ha vinto tre soli tornei, raggiunge in Australia la sua ultima finale in una prova del Grande Slam e chiude la stagione al 5° posto della classifica Atp.
1994: vince tre tornei, raggiunge, sempre in Australia, la sua ultima semifinale in una prova del Grande slam, disputa il suo ultimo Masters e vince la Coppa Davis. Finisce la stagione al 7° posto della classifica Atp.
1995: vince a Doha il suo ultimo torneo e finisce la stagione al 23° posto della classifica Atp. Subito dopo annuncia il ritiro al termine della stagione successiva.
1996: dopo un inizio di stagione disastroso, che lo fa precipitare al 54° posto in classifica, risale giungendo in finale al Queen’s e nei quarti di finale all’Open degli stati Uniti. Vince l’Australian Open in doppio in coppia con Petr Korda e disputa il suo ultimo match di Coppa Davis in finale contro Cedric Piovine. Nel primo set sul 3-2 per il suo avversario si sloga in modo molto serio la caviglia, ma sceglie di non ritirarsi e chiude la carriera con una dolorosa sconfitta. La Francia batterà la Svezia per 3-2. Finisce la stagione al 14° posto della classifica Atp.
Cifre, nomi, date. Sono numeri importanti, ma nessun numero potrà mai restituire l’eleganza di un giocatore che è stato una parte molto importante del tennis moderno. Questi sono solo una manciata di colpi, e rendono appena l’idea di quel che Stefan Edberg era capace di fare: http://www.youtube.com/watch?v=DkNf3EwheMg
Questo invece è un episodio divertentissimo, due colpi giocati nella semifinale dell’Open degli Stati Uniti del 1991. L’avversario era Ivan Lendl, e la partita è stata a senso unico, anche se il massacro vero e proprio ci sarebbe stato il giorno dopo, nella finale vinta su Jim Courier. Nel secondo set Stefan ha preso in contropiede Lendl, ma visto che Ivan non era tipo da rinunciare tanto facilmente a un punto, ha giocato un colpo dietro la schiena. Sullo scambio successivo Edberg, forse incredulo per quanto appena avvenuto, ha sbagliato il colpo, ma mi sa che se l’è legata al dito. Infatti sul 5-3 in suo favore nel terzo set, quando ormai era pressoché certo di vincere, ha ricambiato la cortesia, e con che classe! Stefan non è davvero in contropiede, mentre le gambe di Lendl sono rigide mente il ceco cerca lo spazio per muovere la racchetta e impattare la palla, Edberg fa una serie di passetti per trovare la posizione migliore. La sua è una scelta consapevole, e per buona misura aggiunge una discesa a rete su un colpo già improbabile in partenza. Lo scambio che ne viene fuori è fenomenale. Io, e tutti quelli che hanno assistito (tranne Lendl e signora, immagino) eravamo insieme increduli e ammirati, e non riuscivamo a smettere di ridere.

Un breve resoconto delle carriera di Edberg fatto da Rino Tommasi all’inizio del 1995 in un video purtroppo di bassa qualità: http://www.youtube.com/watch?v=hIzYCtv1UOo
Infine uno spezzone tratto da una serie di dvd tennistici pubblicati dalla Gazzetta dello sport alcuni anni fa. Si parla della rivalità con Becker, ma il dvd è molto più lungo di questi dieci minuti scarsi e racconta molte altre cose. Io evidenzio solo un elemento che non tutti notano nella lunghissima rivalità con Becker. Il conto è di 25 vittorie a 10 a favore del tedesco, 26 a 13 se contiamo anche gli incontri junior. Stefan, però, ha vinto quasi tutti quelli più importanti.
Quattro i match nei tornei del Grande Slam, la semifinale del Roland Garros del 1989 e le finali a Wimbledon dal 1988 al 1990. Becker ha vinto la sola finale del 1989, gli altri tre match se li è aggiudicati Stefan, che ha anche vinto la loro unica finale del Masters, quella del 1989. Credo che se i giocatori potessero tornare indietro nel tempo e invertire i risultati di tutte le loro partite sarebbe Boris quello che vorrebbe farlo. Il video: http://www.youtube.com/watch?v=E7mrndPoNNY
Al di là dei risultati Edberg sarà ricordato per l’eleganza di ogni suo gesto e per la sua estrema correttezza. Un modello inimitabile, ed è un peccato perché c’è sempre bisogno di campioni come lui.
Buon compeanno Stefan.





