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Campovolo...

Creato il 16 luglio 2011 da Alesan
Campovolo...Stasera, a chilometri passi da qua, l'evento dell'estate: Campovolo 2.0, il concertone di Luciano Ligabue, dove 2.0 sta per l'evoluzione di quanto avvenuto, nello stesso luogo, qualche anno fa. Speriamo per il pubblico sia evoluzione a tutti i livelli visto che l'esperimento dei quattro palchi del 2005 portò il risultato di non far sentire molto a parecchie migliaia di persone. Non si sentiva un cazzo, detta come la direbbe uno che era lì. Dopo quell'evento capii definitivamente come Ligabue fosse diventato molto simile a Vasco Rossi: di nessuno dei due puoi parlare male. Per non attirarti le ire dei fan oltranzisti e per rimanere fedele alla stampa musicale commerciale, che campa su quel genere di fan, secondo la quale ogni cosa prodotta dal magico duo è superlativa, imperdibile, fantastica. Talvolta persino unica. Unica di cosa, però, non lo sa nessuno. Se Vasco Rossi ha avuto il merito (dio, merito, è soggettivo) di incarnare comunque un paio di generazioni di teste perdute negli anni 80, sfruttando slogan, populismo e un pizzico di poesia e sfrontatezza tanto da far riconoscere in almeno una nota, qualcosa di ognuno di noi, il Liga rimane quello che se la radio passa Neil Young sembra avere capito chi sei. Cioè, ha capito che al volante c'è Lucianone nostro, evidentemenre. Io, ma nemmeno il mio amico Ciava, o il dottor Pancaldi dell'università dello sport di Carpi, urleremmo di gioia al passaggio di Neil Young sulla radio. Anzi, forse la piglieremmeo a calci, la radio. Cosa abbia convinto così tanta gente a seguire Ligabue, per me, rimane un mistero, fermo restando che se tutti avessero investito i loro soldi nel lavoro dei due musicisti emiliani di cui sopra come ho fatto io oggi li troveremmo entrambi a suonare in stazione dei treni a Bologna.Questione di gusti, comunque. Quello che mi andava di dire è che non si può dire male di queste due icone della musica rock. Si fa persino fatica a dir male dei Rio, il gruppo dove il fratello clone mal riuscito di Luciano Ligabue è impegnato da qualche anno nel quasi completo anonimato (avanti, fischiettatemi una canzone dei Rio se ne siete capaci!). Durante l'esibizione del primo Campovolo, dei ladri entrarono in casa del Boss della bassa (abbiate pietà... abbiate pietà...) e rubarono alcune cose, tra cui un computer che si dice contenesse i nuovi inediti brani del rocker di Correggio. Purtroppo poi lo hanno restituito. Manco avessero rubato il Colosseo a Roma, la notizia clou di quella notte fu quella. Non quella che non si sentisse un cazzo sotto uno dei quattro palchi durante tutto il concerto, non quella del bidone sonoro rifilato a migliaia di fan nel tentativo di sperimentare una cosa che nemmeno ai Rolling Stones in completo viaggio alcolico sbiancheggiante di coca è mai passata per la testa. No, la notizia era una sola: hanno rubato in casa di Ligabue mentre lui era al concerto. Nemmeno la voce di Wikipedia riporta il fatto che non si sentisse una mazza sotto uno dei palchi, ma chi c'era sa. Nell'autunno del 2010 Ligabue è ospite di Nicola Savino e Linus a Radio Deejay, si parla, ovviamente, "del più grande concerto d'Europa di sempre" e la domanda verte, di nuovo, sul furto in casa. Nessuno che si azzardi a chiedere come si è sentito dopo aver tirato una sola del genere a migliaia di persone spacciando l'evento come l'idea che il suono avrebbe avvolto tutto il pubblico mentre in una intera zona del Campovolo pareva di stare in biblioteca tanto era il silenzio. Un mio conoscente stava là, racconta di insulti, cori contro Ligabue, tifo da stadio ad intonare il nome di Vasco Rossi e a canatare Alba Chiara (a un concerto di Ligabue, no, dico, un'umiliazione più grande? come riporta questo sito), dita medie alzate, ululati di sdegno e rabbia. Un bel vaffanculo a tutti quanti, Masini incluso che non c'entra niente ma poi c'entra sempre.
E che sarà mai. Dal basso della propria umiltà e spensieratezza e dall'alto della saggezza che lo contraddistingue il buon Luciano si sarà scusato. Uno di noi. Invece, nei giorni successivi, anche dal suo sito uscirono post che parlavano del furto subito, del magnifico concerto e, soltanto un breve passaggio, su quel piccolo problema tecnico che non ha permesso a tutti di sentire a dovere. Ci sta, è il suo sito. Ci sta meno che se ne sia parlato così poco, che la figura di merda sia stata bisbigliata tra pubblico e addetti ai lavori senza che se ne montasse la giusta polemica e si ricordasse quell'evento non come unico e straordinario, ma come una sola, come una bella idea finita male. Malissimo. Musicalmente parlando.
Viviamo in un paese dove chiediamo ogni giorno libertà di stampa, di giudizio, di espressione, ci lamentiamo delle caste e degli intoccabili, poi permettiamo ad un musicista che nemmeno esportiamo come valore artistico italiano (a Lugano manco sanno chi è 'sto Ligabue Luciano da Correggio e men che meno si fanno gli aperitivi al Bar Mario) di passare alla storia con un evento andato oggettivamente da schifo, un esperimento fallito. Siamo in un paese dove a Marcello Lippi non diciamo che ha fatto un mondiale di merda, il peggiore di sempre, ma lo ringraziamo per quattro anni prima. Dove un pilota in moto è talmente forte da potersi permettere di evadere il fisco ed ottenere l'unificazione dei canali in chiaro per riferirci che non vive a Paperopoli o a Topolina. Dove se sei premier qualunque cosa avvenga in casa tua è lecita, non possiamo condannarla perché sono fatti privati e dove attorucoli, grandifratellini e cantanti vengono elevati a tuttologi e dispensatori di una morale giusta e fiera a prescindere. Mentre nessuno, per non essere radiato dall'albo di quelli che contano, può permettersi di scrivere che Vasco Rossi non ha più azzeccato un album degno di nota dal 1990 e ha pubblicato più DVD (scopo: denaro) di Totò (l'attore) o che Luciano Ligabue, che da più o meno 15 anni cambia i verbi del proprio non sense all'interno della stesso identico giro di note, è sopravvalutato e, soprattutto, ha fatto un concerto pacco. Anzi, lo ricorderemo come un appuntamento unico e straordinario nei secoli e nei secoli. Nel frattempo, qualcuno ci dica come uscire da questa patetica situazione buonista. Oppure inviti in televisione qualcuno di sincero, a costo di farlo passare per cattivo. Noi, ed anche lui, ce ne faremo una ragione.

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