Oggi, tra le chiavi di ricerca (che, tra l’altro, non forniscono più le soddisfazioni di una volta) ho trovato questa:
che significa sei vestito come dolce remy
Non so chi sei (e se ti appalesi, grazie, di cuore), diversamente ti avrò reso un favore.
Se il riferimento è solo a come ti vesti, vuol dire che sei piazzato, più o meno come un alpino o, se ti fa sentire più a tuo agio, uno zampognaro con l’arpa, e no, temo non sia un complimento.
Lo puoi vedere dalla foto, con l’occhi tua…
Se invece al Dolce Remì ti accomunano alcuni tratti esistenziali, allora hai qualche problema con la sfiga.
Remì è un orfanello (in realtà, non proprio, ma se ti faccio tutta la storia, mi parte via il pomeriggio) in giro per la Francia.
Vestito come, ben avrai notato, come un alpino (o uno zampognaro) attraversa la Francia con accanto il calore di tanti amici affettuosi: tre cani, una scimmietta e un vecchietto che in realtà è un burbero tenore.
Una bella congrega di outsider che girellano per le piazze del paese della Rivoluzione chi alla ricerca della mamma e chi di una vita migliore.
Il titolo del romanzo da cui è tratto il cartone è “Senza famiglia” (che è un gran romanzo, e non solo per l’infanzia, sia ben chiaro) e che il drammone ha l’impatto emotivo di un medio servizio di Chi l’ha visto.
Ma torniamo al Dolce Remì, senza divagare.
Il bimbo gira per la Francia alla ricerca della mamma naturale (torniamo a monte se racconto tutta la storia non la finiamo più). E vive mille avventure che dovrebbero farlo diventare un uomo, ma che, in realtà, generano una quantità di sfiga che manco Miss Marple quando esce di casa (che anche li, diciamolo, quante volte accade in una stessa vita che una candida vecchina esca di casa e si imbatta in un delitto).
I cani muoiono come mosche, mi par di sovvenirmi che vi sia un gatto che stira le zampette, ed anche la scimmietta, ad un certo punto ci lascia.
Persino il vecchio Vitali muore (di freddo, nel tentativo di scaldare Remì, con una fine degna della piccola fiammiferaia).
Remì, alla fine, trova la mamma. Non ce la fanno vedere, ma resto convinta che prima di accoglierlo in casa lo porti da una maga a fargli levare il malocchio, prima che la dimora familiare vada in cenere.
Per tutti i frequentatori del blog, qui sotto lo screenshot della chiave di ricerca, che se no, lo so che non mi credete:
P.S. Sì, lo so, si legge un tubo, cliccateci sopra e leggerete…