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Carne nascosta

Da Fabry2010

Carne nascosta

da qui

Passo davanti al mare: la gente pullula nella carne esposta al sole e agli sguardi mutilati dalla luce e il caldo. Sembra che stia lì per scurire il colore della pelle, per una faccia di bronzo, come non ce ne fossero abbastanza. E’ dal ’96 che non metto un costume e faccio il bagno, da quando bruciarono don Mario; l’ho fatto per solidarietà e mi è rimasto questo vezzo di guardare la spiaggia solo di lontano, come un sogno che mi viene incontro e non mi trova. Mi sento un bicchiere di cristallo in una giungla di felci giganti e di serpenti. Basta niente per rompere il vetro della cuspide della sensibilità, diciassette-ventuno febbraio, roba da De André e Chopin, figure che mal si adattano alla vita. Si fatica a dirsi, a tradurre in parole le immagini che contempli dentro. Mentre percorro il lungomare, l’autoradio manda Firenze di Graziani: ecco, tu mi avresti capito, avresti brindato con me alla luce bianca della nostra carne nascosta.



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