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Chi sta dalla parte del Popolo?

Creato il 01 febbraio 2013 da Baraem

E’ stata una settimana intensa quella passata, piena di sorprese e disgrazie per l’Egitto e gli egiziani. 
Sarei dovuta essere a Tahrir lo scorso Venerdi’ a ricordare i martiri della Rivoluzione se non fosse che un virus mi ha colpito proprio il 24 lasciandomi il 27, impossibilitandomi purtroppo di partecipare 
La mattinata del 25 Gennaio ha detta di chi era li’ e’ stata tranquilla e pacifica anche se il giovedi’ prima annunciava invece il caos.
L’apparato giudiziario di Moubarak, i suoi serpenti a sonagli che non vogliono liberare dalla loro morsa questo Paese, avevano infatti stabilito come data della sentenza della strage di Port Said (ne parlammo QUI) il 26 Gennaio. Su 365 giorni, proprio il 26 Gennaio.
Il 24 gli ultras dell’Ahly cominciarono le loro manifestazioni, che per quanto dure, considero le migliori ed efficaci mai fatte in questo Paese. Bloccarono la metropolitana, sostarono ad oltranza difronte la sede del club della squadra finquando il 26 fu data la sentenza: 21 condanne a morte. Non ancora confermate al 100% in quanto la condanna e’ passata nelle mani del Mufti dell’Azhar che come da prassi provvedera’ a confermare o contrastare la pena.  Quest’ultima ipotesi e’ pero’ lontana, sono rari i casi in cui viene contrastata la pena sentenziata.
La condanna a morte dei 21 sui 74 arrestati, e’ stata festeggiata dalle famiglie delle 72 vittime e dagli Ultras dell’Ahly, ma e’ stata un colpo duro per la tifoseria di El Masry a Port Said.  
Pochi giorni prima, ricordo un tassista che ridendo ci disse: “Il 25 e il 26 come vada vada l’Egitto esplodera’” ed aveva proprio ragione..
La rabbia delle famiglie dei condannati e’ esplosa nella cittadina, sono state prese d’assalto la questura (al fine di liberare i detenuti) e tutti i poliziotti in loco.  Una rabbia feroce ha reso Port Said uno scenario di lotta sanguinosa che ha lasciato piu’ di 30 vittime e piu’ di 4000 feriti. Alle famiglie dei condannati si sono uniti i teppisti locali che hanno creato una vera e propria atmosfera di paura nella citta’: scontri tra la polizia ed i civili, parenti-teppisti-manifestanti contro Morsi tutti mischiati in una lotta contro tutti. Una confusione senza precedenti.
Negli stessi giorni Piazza Tahrir, approfittando del caos di Port Said, si e’ riempita anch’essa di delinquenti e ragazzini di strada.  Una lotta continua, tra questi gruppi e la polizia, tra sassi e lacrimogeni e urla impazzite di questi ragazzini drogati pagati da chissa chi.  Purtroppo, come avevamo gia’ detto in passato (ne parlammo QUI) le vere vittime di questi scontri, delle guerriglia della Piazza o delle altre localita’ sono sempre ed unicamente i ragazzini di strada.  Bambini neanche 15enni che vengono usati e pagati a suon di droga per creare caos da chi non ha nulla al posto del cuore e della coscienza.
In tutto questo caos, che ha colpito Piazza Tahrir, Port Said e di riflesso il Suez ed Ismalya, si e’ aperto un vero e proprio dibattito sulle modalita’ usate dalla polizia.  Nei talk show e per la strada la polizia e’ stata definita disarmata, obbligata dai piani alti a non usare nessuna arma e violenza contro i manifestanti o chiunque si trovasse a tirar sassi nei loro confronti.  In alcuni video e’ invece apparsa armata con armi da fuoco  che ha usato per sparare in aria e tra la folla sopratutto a Port Said.
Il generale della polizia che abita sotto casa mia (di cuivi avevo parlato QUI ) ci ha raccontato anch’egli, piuttosto nervoso ed alterato, di come sia difficile lavorare ora senza avere la possibilita’ di usare le armi quando serve nei confronti dei manifestanti.
Personalmente, sono contraria ad ogni forma di violenza. Pero’ e' pur vero che non si possono lasciare impuniti gli atti di vandalismo e che una qualsiasi reazione devono pur averle le forze dell’ordine difronte ad atti di teppismo o violenza.
Morsi in tutto questo caos ha tenuto un discorso alla nazione, nel quale, con l’indice medio alzato come si parla ad un bambino colto con le mani nella marmellata, condannava le violenze e disponeva un coprifuoco, tutt’ora attivo, nelle citta’ di Port Said, il Suez e Ismalya. Ho avuto occasione di ascoltare questo discorso passando per caso davanti ad un bar locale e la reazione della gente seduta alla notizia del coprifuoco e’ stata strabiliante, hanno tutti applaudito felici e le macchine hanno cominciato a suonare il clacson a segno di festa.
Sono rimasta sinceramente stupita dalla reazione, anche se capisco perfettamente l’esasperazione popolare difronte il vandalismo e la violenza dei delinquenti.
Le citta’ “colpite” dalla decisione di Morsi non hanno reagito cosi’ bene, ci sono state manifestazioni e ad Ismalya e’ stato inaugurato per protesta un campionato di calcetto dalle ore 20 in poi (il coprifuoco e’ dalle 21 a mezzanotte).
In questi giorni sembra che Morsi stia ripensando al coprifuoco e che stia per ritirarlo.
Il Cairo non e’ tra le citta’ “colpite” dal coprifuoco come purtroppo ho sentito dire piu’ volte ed ho letto in rete, ne tantomeno l’esercito e’ sceso in strada a garantire la sicurezza, come invece raccontano giornali italiani a grandi lettere.
Chi sta dalla parte del Popolo?
Anzi, l’esercito, cosi’ invocato da coloro che vogliono la caduta del governo Morsi, non ha nessuna intenzione di intervenire e condanna fermamente le violenza intimando al Popolo di smettere prima che l’Egitto abbia problemi piu’ seri a causa delle perdite economiche di questi giorni.
In tutto questo caos, solo i partiti islamici hanno condannato le violenze mentre il “gruppo di salvezza nazionale” capitanato dal trio Mousa-Sabahi-El Baradei ha taciuto finche Obama ha tirato loro le orecchie dicendo in un suo discorso che “tutti i leader egiziani” devono condannare la violenza che ha colpito l’Egitto.
Nel suo ultimo discorso Morsi invitava l’opposizione ad incontrarlo, ma naturalmente la maggioranza del gruppo di salvezza ha rifiutato. Non tutti pero’ perche’ Ayman Nour (grande personaggio politico egiziano arrestato da Moubarak perche’ candidatosi alla presidenza, ne parlammo QUI) si e’ detto disponibile e con lui molti personaggi che piano piano stanno abbandonando il gruppo del trio sopracitato.
Nei giorni scorsi e’ stata molto interessante la versione di Rami Laka, famoso vignettista egiziano copto, tra i proprietari dell’ Hebdo ( magazine francese divenuto famoso per le vignette satiriche sul Profeta Mohammed (Pace e preghiera su di Lui) ) ed ex membro del gruppo di Salvezza Nazionale, il quale ha definito El Baradei intenzionato solo ad incendiare il Paese accusando il gruppo di essere sostenuto e di avere tra i membri i vecchi esponenti del partito di Moubarak.
In tutto questo disordine politico e sociale hanno fatto la loro comparsa i veri protagonisti della situazione, gli eroi affascinanti della rivoluzione, i giovani pronti a tutto per la giustizia: i black block!
Gia’ rinominati da molti egiziani i black dogs, i black block sono comparsi cosi’ all’improvviso, saltati fuori dal nulla il 25 gennaio scorso.
Si sono presentati a Tahrir con il viso coperto e vestiti di nero, inneggiando alla liberta’ con manifesti pro anarchia e contro il regime.
(Sinceramente mi sono chiesta comee' venuto in mente agli egiziani di creare una filiale black block egiziana Da dove arrivano l’ispirazione e l’organizzazione..perche’ siamo sinceri, i ragazzi egiziani sono rivoluzionari e svegli ma una cosa cosi’ mi puzzava un po’ di esportato..)
Naturalmente i black block hanno attirato subito l’attenzione. Hanno aperto tante pagine facebook (di cui si discute l'autenticita') che in meno di un giorno hanno ottenuto piu’ di 3000 iscritti e sono comparsi un po’ dappertutto in Egitto.  Hanno rivendicato atti vandalici, come la distruzione di un ristorante di proprieta’ di uno dei membri dei fratelli (non) Musulmani ed ad una sede ufficiale dei Fratelli (non) musulmani.   Sono stati pero’ visti agire in diverse occasioni, inizialmente a fin di bene (si dice che abbiano salvato una ragazza da uno stupro, dei ragazzini dai lacrimogeni e che abbiano protetto il Museo egizio) e poi in sistuazioni violente, come l’assalto alla sede del Ministero del Commercio interno ed ad alcuni uffici  o a bruciare gomme sull’autostrada per bloccare e chiudere il traffico.
In alcune citta’ i cittadini si sono ribellati ai black block, prendendoli a mazzate come e’ accaduto a Sohag, al sud dell’Egitto dove una decina di loro sono stati feriti alle gambe, o come ad Alessandria d’Egitto, dove sono stati picchiati dalla folla.
Il procuratore generale ha effettuato un mandato di arresto nei loro confronti e finora sono stati arrestati quasi 20 mebri del gruppo.  Arrestato anche un sarto a Mahalla, nel delta, che cuciva e confezionava il “costume” dei ragazzi.
Uno dei capi del movimento, attualmente ricercato, e’ Sherif el Sirfi, un ragazzo appartenente al partito di Sabbahi..sara’ una coincidenza?
Intanto l’arrivo dei Black block nel panorama mediatico egiziano ha creato uno scompiglio senza precedenti.  Tutti i canali ad oggi  parlano di loro ed addirittura il Canale Tahrir ha ospitato in diretta due del gruppo e li ha intervistati.  All’inizio credevo ad una bufala ma poi ho visto la puntata del programma, le foto e le reazioni popolari di condanna che sono state tantissime, sia in rete che tra la gente. La giornalista che li ha intervistati, e’ stata denunciata e rischia la carriera e con lei il programma. 
Chi sta dalla parte del Popolo?
Ma non solo per aver intervistato i black block ma anche per "incitazione" al razzismo. Infatti sia lei che un'altra giornalista hanno dichiarato in diretta tv che se black block sono dei terroristi allora anche le donne con il Niqab (il velo islamico che lascia scoperti solo gli occhi) lo sono in quanto non mostrano il loro viso, e lo stesso vale per i Fratelli (non) Musulmani, definiti sempre in diretta tv un gruppo terroristico al pari dei black block.   Molti cittadini si sono presentati spontaneamente alla questura per denunciare il programma e la giornalista, altri invece denunciano Sabbahi, definendolo “un rischio per la pace in Egitto”.
L’obiettivo dei black block e’ l’anarchia e personalmente credo questo sia l’ultimo degli obiettivi del Popolo..

Per domani intanto e’ attesa una manifestazione difronte il Palazzo presidenziale di Morsi, il quale da ieri e’ ricercato da El Baradei che ha deciso di accettare la sua richiesta al dialogo. Interessante l’opinione di Ayman Nour al riguardo, che ha definito El Baradei un falso che fino a tre giorni fa definiva le mani di Morsi insanguinate ma che oggi gli corre dietro per parlargli.  Alla nuova richiesta di El Baradei ad incontrare il presidente e discutere sui punti caldi dell’opposizione, alcuni partiti si sono rifiutati in quanto la richiesta e’ venuta proprio dal El Baradei.
Oggi e’ stato invece firmato un documento di “pace” tra tutti i leader politici e religiosi egiziani.  L’iniziativa, presa dl grande Sheikh dell’Azhar, Ahmed el Tayeb, ha lo scopo di dichiarare ufficialmente che tutti i leader e partiti politici e religiosi (chiesa copta compresa)sono contrari alle violenze che sono avvenute e che avverranno (se avverranno).
Un documento inutile credo, visto che proprio il gruppo di salvezza (o distruzione?) nazionale ha indotto per domani una manifestazione per ricordare a Morsi le loro richieste.
Questa lunga settimana ha lasciato altre madri senza figli (sono finora 50 le vittime), altri feriti (piu' di 4000), altra confusione ed altra stanchezza tra la gente.
Ma e’ stata anche utile per capire finalmente chi sta dalla parte del popolo e chi sta dalla parte del potere (ed e’ affamato di potere).
Personalmente sono certa che solo Dio sta dalla parte del popolo, tutti gli altri si litigano (a nostre spese) per il potere.

Chi sta dalla parte del Popolo?

28.01.2013: I funerali delle vittime degli scontri a Port Said


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