Magazine Cucina
La verità è che io i dolci non li so fare.
Mi manca la cultura, la passione, la predisposizione, ma soprattutto la tecnica. Si perché tra la preparazione di una qualsiasi portata e il dolce c’è un abisso. Uno pensa che chi è bravo a cucinare primi e secondi, carni e pesci, debba in qualche modo cavarsela anche con il dessert. E invece no! Diciamo che io mi diletto in cucina, ma quando si tratta di preparare torte e dolcetti vado in confusione. Intanto per ogni tipo di preparazione ci vuole un apposita teglia o stampo che sia. Tipo lo stampo per la torta non va bene per la ciambella; quello del muffin non va bene per il kouglof, per non parlare dei biscotti: a ognuno la sua forma ben precisa! Poi bisogna accuratamente misurare ogni ingrediente: se ci vogliono 150 grammi di farina e tu ne hai 155 non si può ASSOLUTAMENTE versare tutto il pacchetto per farlo fuori, ma devi tenerti quei miseri 5 grammi in dispensa a occupare spazio. Oppure la ricetta chiede il latte intero, mentre tu hai in frigo quello parzialmente scremato perché lo bevi ogni mattina. Penserai “beh è lo stesso”… e invece sbagli di nuovo. Il latte intero non ha la stessa consistenza di quello scremato, e così via. Poi, se vogliamo proprio complicarci la vita, possiamo valicare il confine della torta margherita e lanciarci in dolcetti più sfiziosi: ecco che spuntano zucchero glassato, panna acida, essenze e liquori aromatizzati introvabili persino all’Esselunga, e ancora spatole “lecca pentola”, sac à poche, termometri, setacci e grate raffredda dolci. Il massimo poi è guardare quei programmi su Gambero Rosso Channel in cui si consiglia l’uso del robot da cucina e dell’abbattitore di temperatura: e certo, chi non ne possiede uno! Dalle considerazioni sopra descritte ne evinco una personalissima massima: il cuoco sta al pasticcere un po’ come il giornalista sta al commercialista. Mi spiego meglio: mentre il cuoco (quello casalingo, s’intende… Gualtiero Marchesi e novelle cusine sono tutt’altra roba) si arrabatta in cucina e in qualche modo l’aggiusta sempre con gli ingredienti che ha a disposizione, il pasticcere deve attenersi strettamente alle regole. Mentre il cuoco va a occhio, dosando ingredienti e sapori anche e soprattutto secondo il suo gusto personale e fantasia, il pasticcere deve misurare minuziosamente gli ingredienti e inserirli a tempo debito e nel giusto ordine, oltre che alla giusta temperatura. Inoltre chi cucina quasi sempre utilizza le stesse pentole e padelle, mentre il pasticcere deve dotarsi di uno specifico armamentario prendi-spazio. Insomma, io come pasticcere creerei disastri, così come se fossi un commercialista avrei già mandato qualcuno in galera per colpa della mia disattenzione. In cucina mi piace pacioccare, non pensare, sperimentare… in qualche modo qualcosa esce sempre. E se poi qualcuno ti fa osservare che hai esagerato con sale, ingredienti o quantità, tu puoi sempre aggiustarla buttandogli lì una citazione colta: Melius abundare quam deficiere. Insomma, un po’ come fanno i giornalisti.
Detto questo, ho sfruttato queste giornate di pioggia per cimentarmi nella preparazione di dolci caserecci: la prima è la classica ciambella per la colazione a base di latte, burro, uova. La seconda (la pubblicherò nei prossimi giorni) è un po’ più particolare, con pesche e spezie, e può essere servita anche come dessert, magari abbinata a una pallina di gelato alla crema.
Ciambella casereccia ai mirtilli rossi
Ingredienti
300 grammi di farina bianca 2 cucchiaini e ½ di lievito per dolci 100 grammi di zucchero 1 presa di sale 2 uova sbattute 120 ml di latte intero 120 grammi di burro fuso 50 gr di mirtilli rossi essiccati
Preparazione
Preriscaldare il forno a 190°. In un ciotola versa la farina, il lievito, lo zucchero e il sale. Amalgamare il tutto e aggiungere burro, latte e uova. Mescolare il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo e infine versate i mirtilli.
Imburrate e infarinate una teglia per ciambelle e versatevi il composto ottenuto.
Infornate per 20 minuti, lasciate raffreddare a temperatura ambiente e spolverate con zucchero a velo, aiutandovi con un colino.
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