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Colpa di Mike o di Melo?

Creato il 09 aprile 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

D'AntoniLa domanda che tutti si pongono parlando dei New York Knicks è originata dalla lunga attesa (il cosidetto Melo-drama) e dall’eccessive aspettative che si sono create intorno all’affaire Anthony. Non penso che nessuno veramente credesse che la somma di una superstar e mezza (Chauncey è un po’ in parabola discendente) ad un’altra già inserita in un contesto particolare e molto fragile come quello dei Knicks a metà stagione, desse automaticamente un risultato migliore della precedente squadra! I risultati dicono che all’arrivo di Anthony, il record dei New York Knicks era 27-26 - non esattamente una squadra di vertice- e così si sono mantenuti sullo stesso livello, con molti alti e bassi (attualmente cavalcano una striscia di 6 vittorie consecutive), riuscendo ad assicurarsi la sesta/settima testa di serie ad Est (41-38): una (si spera) onorevole uscita al primo turno contro Miami o Boston. In questo senso non ci sono stati peggioramenti rispetto a prima. Eppure i titoli si sprecano: “Denver ha fatto l’affare migliore”, “Anthony non è poi così forte”, “Melo rovina le squadre in cui va a giocare”, ecc.

Bisogna forse ricordare a tutti quelli che criticano Anthony, le difficoltà di D’Antoni con la squadra per trovare un equilibrio tra attacco e difesa? Sembra però che ora ci si ricordi solo della solidità difensiva di Gallinari & co., dimenticando che ad inizio stagione D’Antoni era ad un passo dal licenziamento. Assodato che la squadra prima non era migliore, ma semplicemente più abituata a giocare insieme e con le gerarchie più chiare, si può sicuramente discutere sui modi in cui la cosa è avvenuta: l’ingerenza di Dolan nei confronti di Donnie Walsh e di Mike D’Antoni, che si sono trovati in casa due ingombranti superstar da inserire nel sistema di gioco dei Knicks, ha minato la loro autorità e non ha aiutato la coesione della squadra, anche perché né ha cambiata la metà. Evidentemente la proprietà ha valutato che l’occasione era imperdibile e di conseguenza ha agito.

melo anthony
Lo si sapeva anche prima che tipo di giocatori erano Billups e Anthony: accentratori del gioco, ma capaci insieme di arrivare in finale di Conference contro i Lakers nel 2009. Non si ricordano allora lamenti e critiche di George Karl, come invece si sono sentiti dopo la loro partenza da Denver (in realtà solo riguardo Carmelo).

Si poteva sperare che Melo fosse più disposto a sacrificare parte del suo gioco per il bene della squadra e per seguire D’Antoni. In questo c’è stato un passo indietro rispetto ai playoff 2009, dove invece Carmelo sembrava finalmente pronto a fare l’ultimo passo verso una maturazione mentale e tattica che lo avrebbe probabilmente portato alla vittoria di un titolo. Il gioco di individuare il colpevole in tutta questa vicenda sembra un po’ sterile.

La domanda ora è: cosa succederà quest’estate? Riusciranno ad attirare a New York un’altra superstar (possibilmente playmaker, possibilmente Chris Paul) per provare seriamente a vincere il titolo? Come Celtics, Heat e altre squadre insegnano, è un processo che richiede tempo per conoscersi, non è facile e nemmeno automaticamente vincente.

Il vostro parere su di chi è la maggiore responsabilità dei momenti difficili dei New York Knicks lo potete dire anche nel nostro sondaggio.


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