Che il futuro dei Milwaukee Bucks fosse più bigio che limpido lo avevamo già scritto, e la rivoluzione che la franchigia si appresta a fare non desta, dunque, troppe sorprese. La stagione nel Wisconsin è scivolata via senza troppi squilli di tromba o (come da abitudine) senza troppi fari puntati addosso. Milwaukee ha galleggiato tutto l’anno in ottava posizione, troppo lontane sia la settima che la nona, arrivando così alla post season forse un pò scarica e con un ambiente attorno che l’ha seguita da lontano, freddamente, e che non ha dato quel supporto necessario per tentare di strappare almeno una vittoria contro gli Heat al primo turno di playoff.
Non che fosse facile, sia chiaro, ma l’uscita in sordina dei Bucks, che non han lasciato (e forse nemmeno tentato) una graffiata d’orgoglio è lo specchio della situazione attuale.
Una situazione ambientale e tecnica che da qui a poco potrebbe subire variazioni di enorme portata, ma andiamo con ordine. Dal punto di vista tecnico, il restyling dei Cervi inizierà dalla panchina, dopo la mancata conferma di Jim Boylan, traghettatore dopo il divorzio da Skiles avvenuto in gennaio. I nomi che circolano sono quelli di Brian Shaw, Kelvin Sampson, Mike Malone e, soprattutto, Stan Van Gundy. Chiunque siederà sul pino dei Bucks l’anno prossimo, dovrà quasi sicuramente fare a meno delle due stelle della squadra, Monta Ellis e Brandon Jennings, entrambi free agent che non han nascosto di voler esplorare il mercato in cerca di nuovi stimoli. Oltre alla coppia di guardie, però, sono in scadenza anche Dalembert, Mike Dunleavy e Redick, al quale però sembra sia già arrivata un’offerta verbale di 40 milioni per 5 anni dalla dirigenza che intende rifirmarlo.
Il GM John Hammond dovrà quindi reinventarsi un reparto guardie sapendo che il livello della coppia Ellis-Jennings sarà quasi impossibile da raggingere a breve. I punti fermi per il futuro sono Ilyasova e Sanders, che quest’anno ha dato segni di enorme miglioramento, rivelandosi un vero intimidatore (2.8 stoppate a partita) e un solido uomo d’area, chiudendo la sua seconda stagione NBA sfiorando la doppia doppia di media (9.8 ppg e 9.5 rpg). Detto della situazione tecnica, quella ambientale è anch’essa incerta e nebulosa. Seattle è affamata di basket e, dopo aver perso la possibilità di accogliere i Kings, sembra che stia puntando gli occhi proprio sulla franchigia del Wisconsin, che nel 2017 vedrà scadere il contratto d’affitto stipulato con il Bradley Center. Il proprietario Herb Kohl ha anticipato di voler costruire una nuova arena, ma anche l’opzione vendita non gli sarebbe sgradita.
La situazione è ancora poco chiara perchè fondata perlopiù su illazioni e voci confermate e non. Quel che è certo è che a Milwaukee i Brewers (MLB) “tirano” molto più dei Bucks e, se Seattle andrà all’attacco, siamo sicuri che la città saprà (e vorrà) difendersi con le unghie e con i denti come ha fatto Sacramento?