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Davanti al 17 marzo. L'Italia vista da via Fani

Creato il 16 marzo 2011 da Ilpescatorediperle
Davanti al 17 marzo. L'Italia vista da via Fani16 marzo 1978. Roma. Quartiere della Camilluccia. All'incrocio tra via Fani e via Stresa, una Alfa 128 con falsa targa del Corpo Diplomatico sbarra il passaggio ad una 130 e ad un'altra Alfetta. Dietro di loro, un'altra 128. Alcuni uomini vestiti da personale dell'Alitalia scendono e sparano. Sulle due auto al centro della scena, sull'asfalto, per chi ha tentato una qualche resistenza, rimangono uccisi il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l'appuntato Domenico Ricci, il brigadiere di pubblica sicurezza Francesco Zizzi, le guardie Raffaele Iozzino e Giulio Rivera. Illeso, sulla 130, l'obiettivo del raid. L'onorevole Aldo Moro. I piloti dell'Alitalia lo prendono e lo portano via. In realtà, sono uomini e donne delle Brigate Rosse.
E' il 16 marzo anche oggi. Sono passati 33 anni. Quelli di un uomo adulto.
Nessuna delle vittime di via Fani arriverà a raddoppiarli. Raffaele Iozzino non li raggiungerà nemmeno: falciato dai mitra a 23 anni.
Così ha inizio la detenzione di Moro nel "carcere del popolo" (ammesso che sia stato davvero solo uno, quello di via Montalcini).
Le Brigate Rosse lo faranno ritrovare morto, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, in via Caetani, tra Piazza del Gesù (sede DC) e via delle Botteghe Oscure (PCI). Una mattina di primavera. Il 9 maggio.
I giorni sono 55. Lo sappiamo molto bene. Sappiamo delle lettere del Presidente della Democrazia Cristiana ai suoi colleghi di partito, alla famiglia, ai collaboratori, al Papa. Cossiga, Rana, Noretta, Paolo VI, Craxi, Andreotti, ... Sappiamo dei comunicati delle BR, dell'atteggiamento pilatesco della politica, che su tutto trattò, anche in caso di sequestri, tranne in quella, particolare, situazione. Tante cose non le sappiamo, ma ci pare di saperle. Nessuno però, ha voluto dircele fino in fondo, a cominciare dagli ex brigatisti.
Quel che voglio dire, qui, è come quei 55 giorni non siano dei giorni qualunque. Se li scorriamo, come i grani di un rosario, tra di essi cogliamo non solo i misteri (dolorosi, gloriosi) ma il filo di un paese.
Eccole, dunque, quelle date.
Un rosario civile, un cadenzato calendario che ricalca un'intera storia nazionale.
16 marzo. 17 marzo. 18 aprile. 25 aprile. 1 maggio. 9 maggio.
C'è dentro tutto. L'Italia unita, la liberazione dal fascismo e la fine della guerra, le elezioni del '48, con la nuova Costituzione, le stragi, il terrorismo, l'Unione Europea. Così che da via Fani possiamo guardare tutta l'Italia, non solo repubblicana.
17 marzo
Il 17 marzo 1861 il parlamento subalpino proclama Vittorio Emanuele II re d'Italia. E' l'inizio del nostro paese, lo ricordiamo domani, per la 150a volta.
Il nuovo regno mantenne lo Statuto albertino, la costituzione concessa da Carlo Alberto nel 1848 e che rimarrà ininterrottamente in vigore sino al 1946, con la nuova carta della Repubblica Italiana.
18 aprile
Il 18 aprile 1948 hanno luogo le elezioni politiche - le prime secondo la Costituzione. Si fronteggiano la Democrazia Cristiana e il Fronte Popolare, social-comunista. E' una sfida decisiva.
La Chiesa interviene a gamba tesa. Pochi giorni prima, Pio XII aveva, letteralmente, pontificato: "Nella vostra coscienza non vi è spazio per la pusillanimità, per la comodità, per la irresolutezza di quanti in questa ora cruciale credono di poter servire due padroni".
Gli italiani, in gran numero, lo ascoltano:
DC: 48%
FP: 31 % (meno di quanto PCI e PSI avevano preso presentandosi separati alle elezioni per la Costituente)
E' una data storica. Da qui il Patto Atlantico, il Piano Marshall, il boom...
Fino al '73, quando il PCI di Berlinguer vara il "compromesso storico" e tenta un avvicinamento alla Democrazia Cristiana. Prima astenendosi sulla fiducia (posizione che gli "indiani" del '77 non gli perdonano), poi, proprio nel 1978, proprio per il tramite di Moro, apprestandosi a votare esplicitamente per un monocolore DC, presieduto da Giulio Andreotti. Il quale, però, non rispetta gli accordi, e presenta un ministero diverso, nella composizione e nel programma, da quello concordato. Il PCI, forse, avrebbe cambiato idea. Ma quel 16 marzo, alla Camera, si ha notizia del rapimento dell'artefice di quel governo. Il PCI vota sì.
Il 18 aprile del 1978, il trentennale di quel voto - per il mantra delle BR, 30 anni di "Resistenza tradita" - si teme venga scelto, per il suo valore simbolico, come data per l'uccisione di Moro. Proprio quel 18 aprile viene ritrovato un sedicente comunicato numero 7 dell'organizzazione terroristica che dice che lo statista pugliese è stato giustiziato e giace in montagna, nel Lago della Duchessa. Alle inutili ricerche (lo specchio d'acqua è ghiacciato), segue il vero comunicato numero 7 delle BR. Il falso è redatto da un pregiudicato vicino alla Banda della Magliana, tale Toni Chicchiarelli. Per quale ragione? Per conto di chi? Per depistare, senz'altro. Da poco è stato scoperto più o meno "per caso" un covo delle BR, in via Gradoli. Per un soffio (sempre "per caso"?) si sono mancati gli inquilini, tra cui il capo del movimento, Mario Moretti.
25 aprile
Il 25 aprile 1945 vengono liberate dal CLN e dagli Alleati Torino e Milano. E' la data scelta per commemorare la Liberazione dell'Italia intera dal nazifascismo. E' la vera fine della guerra. Pochi giorni dopo, Mussolini verrà riconosciuto vicino al confine, giustiziato ed esposto, assieme al cadavere di Claretta Petacci e di altri gerarchi, in piazzale Loreto a Milano (dove, in precedenza, erano stati esposti, allo stesso modo, alcuni partigiani uccisi dalla RSI).
1 maggio
Il 1° maggio è la Festa dei Lavoratori.
Il 1° maggio 1947, nella piana di Portella della Ginestra, in Sicilia, circa duemila persone si ritrovano a festeggiare. Sono sostenitori del FP, che in Sicilia ha battuto la DC, a differenza di quanto avverrà circa un anno dopo in tutto il paese.
Anche qui, raffiche di mitra. 11 morti, 27 feriti, alcuni dei quali si aggiungono, in seguito, alla lista dei caduti. Il responsabile è il bandito Salvatore Giuliano, che afferma: è una strage politica.
E' la prima strage politica della Repubblica. La prima di una lunga serie: la prova generale, la rincorsa che porta a Piazza Fontana nel 1969, e da lì, senza fiato, fino a via Fani, dove ci siamo fermati noi, a via Caetani, e ancora oltre.
E' già strategia della tensione. E' già mistero. Perché, già allora, mancano i nomi dei mandanti. Giuliano viene assassinato dal suo compagno Pisciotta, che a sua volta verrà ucciso, in carcere, dopo aver minacciato di dire tutta la verità su chi lo ha armato.
All'origine della Repubblica, dunque, ci sono la Liberazione, la Costituente, il 18 aprile '48, certo. Ma c'è anche Portella della Ginestra: a dare come il tono, come il passo ad un andamento di morte e paura che pare oggi inesorabile, ma che, al contrario, qualcuno ha deciso, ha realizzato, ha scelto.
9 maggio
Siamo al culmine della scansione. Il rosario è finito. Valerio Morucci telefona a Franco Tritto, assistente universitario di Aldo Moro, da una cabina della Stazione Termini. Comunica, con una certa gentilezza, che aumenta davanti alle lacrime del suo interlocutore (Sciascia parlerà di compassione, augurandosi che il brigatista, allora ancora ignoto, ne fosse tormentato), che il cadavere "del Presidente" sarebbe stato ritrovato in via Caetani, in una Renault 4 rossa. Così è stato.
In Italia, è il giorno in cui si ricordano le vittime del terrorismo.
Per una singolare coincidenza, il 9 maggio costituisce un'altra ricorrenza in cui l'Italia è coinvolta. E' la Festa dell'Unione Europea. Il 9 maggio 1950, infatti, uno dei padri fondatori dell'Europa, il ministro degli Esteri francese Robert Schuman, tiene un discorso in cui, per la prima volta, parla di essa come una realtà economica e politica, sostenendo la necessità di un'unione degli stati nazionali, dopo le tragedie della seconda guerra mondiale che li avevano visti contrapposti. Sembrano concretizzarsi, in parte, i sogni vergati durante il confino di Ventotene da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nell'omonimo Manifesto. Di lì a pochi anni, ci sarà il Trattato di Roma. Siamo tornati a noi.
I 55 giorni del caso Moro nascono in via Fani e abbracciano, simbolicamente, l'intera storia del nostro paese. Vorrei ricordarli, vorrei onorare i caduti, vorrei dedicare un pensiero ad Aldo Moro e al suo esempio. Vorrei, soprattutto, invitare a pensare, domani, a tutti i 150 anni. Sarebbe facile, volgendosi al Risorgimento, annegare in un mare retorico, fissare lo sguardo su un'epopea ormai lontana, e non guardare, anche, allo stato della nostra Repubblica. Ricordiamo, assieme, eroismo e violenza, verità e menzogne, grandezza del sacrificio e irresponsabilità dei segreti. Ricordiamo i vari volti dell'Italia che a partire da quello scorcio di via Fani, rievocato in modo speciale oggi, e poi nel significativo ricorrere di anniversari patrii tra quei giorni di prigionia, hanno fatto la loro drammatica apparizione.
Davanti al 17 marzo. L'Italia vista da via Fani
da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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