8 maggio 2014 • Primo Piano, Vetrina Cinema, Videos •
commento di Maurizio ErmisinoSummary:
La verità, vi prego, sull’amore e su altri sentimenti. Potrebbe essere questo, aggiornando il titolo di una famosa opera del poeta W.H. Auden, il titolo dell’opera omnia di Atom Egoyan. La ricerca della verità, su fatti concreti come sui sentimenti, su storie di fantasia o su accadimenti reali, sembra essere la missione che il regista di origine armena si è dato. Non a caso il titolo di una delle sue opere più famose recita Where Truth Lies, da noi tradotto con False verità. E la storia di Devil’s Knot – Fino a prova contraria, è proprio uno di quei casi di false verità. Quelle di un processo che negli anni Novanta, in America, ha condannato tre adolescenti ribelli per l’omicidio di tre bambini in un bosco del Tennesse. Quei tre adolescenti vengono cercati subito dalla polizia, suggestionati e costretti a confessare, mentre gli inquirenti abbandonano qualsiasi altra pista, in nome della sete di giustizia della comunità. Sono scelti perché sono dei “satanisti”, dei ragazzi problematici, “perfetti personaggi da film horror”. E perfetti capri espiatori. Si cercano le prove per condannarli nel loro modo di essere, nei libri di Anne Rice e nei poster dei Metallica. Non tutti sembrano stare al gioco. Soprattutto Pam Hobbs (Reese Whiterspoon), madre di una delle vittime, e Ron Lax (Colin Firth), un investigatore privato del luogo, che si impegna pro bono ad aiutare gli avvocati. È contro la pena di morte. E vuole evitare che altri tre ragazzi muoiano.
Tratto da una storia vera, Devil’s Knot – Fino a prova contraria ci racconta i fatti drammatizzandoli, ma cercando di mantenere uno stile asciutto e da cronaca, alternandolo a momenti più caldi, come la scena in cui Pam è abbracciata dai compagni di scuola del figlio. I colori della tavolozza di Egoyan sono oscuri, come i toni del racconto, ma patinati. Siamo dalle parti di Prisoners, un film che di recente ha avuto il coraggio di affrontare demoni simili a quelli che abitano questa storia. Ma qui è tutto più controllato, meno passionale. C’è da affrontare la concretezza dei fatti. C’è da ricercare la verità. Quella che, a distanza di vent’anni, non è ancora emersa. Quella per cui in America in tutti questi anni molte persone si sono battute. I fatti dei “Tre di West Memphis” hanno mobilitato l’opinione pubblica, sono diventati oggetto di numerosi documentari, hanno suscitato l’interesse di artisti come Eddie Vedder dei Pearl Jam, Peter Jackson, Winona Ryder e Johnny Depp. Che pare sia diventato amico di uno dei tre a tal punto da farsi tatuare sul braccio il suo stesso simbolo. Tra le persone che si sono interessate ai fatti c’è Mara Leveritt, l’autrice del libro che è alla base del film.
La verità, vi prego, sui “Tre di West Memphis”. Questa non l’avrete, non ce l’ha ancora nessuno: sono state compromesse prove, sono state perse tracce. Ma guardando il film di Atom Egoyan capirete qualche verità in più sulla natura umana. Come Ron Lax, il personaggio di Colin Firth, anche Etom Egoyan è un investigatore. Un investigatore dell’animo umano. E nel suo nuovo film indaga in quei misteriosi fatti, ma scandaglia soprattutto la natura umana. “Il film è un’esplorazione di come conviviamo con il male, di come gestiamo la vendetta, di come facciamo i conti con i pregiudizi morali della comunità e, cosa ancora più inquietante, come reagiamo a una perdita inspiegabile” ha dichiarato. “È la domanda su come affrontiamo l’ignoto”. E in questo senso il film di Egoyan (che, dopo i sopralluoghi in Tennesse, dove nel frattempo è cambiato tutto, ha girato in Georgia, scelta per il panorama verde, che richiama uno dei temi visivi del film, la foresta) assume il valore di un racconto universale. Ci parla di quel misto di suggestione e autosuggestione, di quella psicosi collettiva e di quella sete di giustizia che finisce per portare sempre a una caccia alle streghe, alla ricerca di un capro espiatorio, alla condanna preventiva e mediatica del primo sospetto individuato. Basta accendere la tv in qualsiasi momento, anche qui da noi, per capire di cosa parliamo. E di cosa ci parla l’investigatore Egoyam. Che continua con scrupolo a fare il suo lavoro. L’avevamo capito da subito, da quando, entrando nello strip club di Exotica ci era stato chiaro che Mia Kirshner non stava mettendo a nudo solo il suo corpo, ma anche la sua anima. L’investigatore era lì. E c’è’ ancora.
di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net
Atom EgoyanColin FirthDevil’s knot – fino a prova contrariaReese Witherspoon