Il 25 aprile, in Italia, è un giorno che viene associato, automaticamente ed esclusivamente, ad un momento chiave della storia recente del Paese, e cioè alla liberazione del territorio nazionale dall'occupazione nazista e dal regime fascista (25 aprile 1945).
C'è però un altro 25 aprile, pressoché sconosciuto ai cittadini italiani.
Riguarda un fatto meno recente, un fatto relativo ad un fenomeno che caratterizza fortemente questo Paese, del quale ha segnato la storia.
Si tratta del 25 aprile del 1865.
A differenza del "giorno della liberazione", quel 25 aprile di centocinquant'anni fa non è una data spartiacque tra un prima e un dopo, non ha a che fare con qualcosa che c'era prima di quel giorno e che dopo non c'è stato più.
Quel 25 aprile del 1865 ha a che fare con qualcosa che c'era prima e che c'è stato anche dopo (e che continua ad esserci ancora oggi), qualcosa che permea la storia di questo Paese, molto di più di quanto non si creda (o non si voglia credere).
Il 25 aprile 1865 è la data in cui comparve per la prima volta, in un documento ufficiale (un rapporto inviato dal prefetto di Palermo al ministro dell'interno), la parola maffia (versione antica della parola mafia).
In realtà, di mafiosi (e quindi, di mafia) si era già parlato due anni prima, in una commedia popolare siciliana di grande successo ( I mafiusi di la Vicaria).
Mai, però, prima di quel 25 aprile, la parola mafia era apparsa in un documento ufficiale.
Il motivo per il quale il 25 aprile 1865 è un giorno che gli italiani (non solo i siciliani) dovrebbero tenere ben presente nella loro mente (ed è forse lo stesso motivo per cui viene ignorato) è per ricordare quanto, da allora, non sia stato fatto dalle istituzioni di questo Paese per rimuovere le cause all'origine del fenomeno mafia.
Fin da quando è venuto a conoscenza della sua esistenza, lo Stato Italiano ha infatti sempre avuto, nei confronti di questo fenomeno, un comportamento ben diverso da quello che tanti siciliani, all'indomani dell'annessione della loro isola al neonato Regno d'Italia (sancita dal Plebiscito del 21 ottobre 1860), si aspettavano.
Con la sua nascita, lo Stato italiano fece ufficialmente conoscenza del fenomeno mafioso, che però già da tanto tempo si era profondamente radicato nell'isola.
Eppure, nonostante le numerose evidenze storiche circa l'epoca in cui il fenomeno mafioso cominciò a manifestarsi, ancora oggi continua ad essere diffusa l'opinione secondo la quale la cosa chiamata "mafia" è coetanea dello Stato italiano, e ciò in virtù del fatto che quel rapporto del Prefetto di Palermo porta una data di appena quattro anni successiva a quella della nascita del nuovo Stato.
Le cose, invece (in questo caso il fenomeno chiamato "mafia", che esisteva anche quando non si chiamava così), esistono prima che venga dato loro un nome e per di più possono tranquillamente esistere anche senza possedere alcun nome, così come possono benissimo non esistere anche se dotate di nome (sono molte le cose che hanno un nome e che in realtà non esistono).
Non è infatti l'avere o non avere un nome che determina l'esistenza di un fenomeno (la realtà è indipendente dai nomi).
Pensare che un fenomeno esista solo perché gli viene associato un nome è come pensare che la forza di gravità esista soltanto a partire da Newton.
In realtà, le mele cadevano anche prima che una di esse colpisse l'attenzione (non la testa) del padre della legge della gravitazione universale.
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